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Valorizziamo il territorio

Il futuro comincia dall’immaginazione. Rivitalizzare gli edifici industriali dismessi in Ticino è una questione etica ed estetica, con impatto sull’abbellimento del territorio e come spinta economica che i nuovi contenuti garantiranno, in una perfetta unione tra protezione del territorio e sviluppo economico.

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Fuchi, leoni e conigli

Basta sminuire il lavoro dei funzionari pubblici. Valorizziamo le competenze là dove ci sono e favoriamo la mobilità interna e l’evoluzione di carriera, permettendo a chi è bravo di fare strada e di ricevere nuovi stimoli. Occorre realizzare nuove forme di occupazione come il telelavoro e favorire gli scambi con gli altri cantoni per mettere a frutto il meglio di quanto elaborato in Svizzera. In questo modo il dipendente riceverà nuovi stimoli e impreziosirà il proprio lavoro. Se lo fanno le grandi aziende, possono farlo anche le amministrazioni cantonali.

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Non solo Liceo per i giovani

La politica si batta per dare lavoro ai giovani. Dal Corriere del Ticino di oggi 3 mie IDEE per valorizzare e potenziare l’orientamento professionale: percorsi formativi alternativi al Liceo offrono infatti spesso maggiori garanzie di carriera, con giovani che dall’apprendistato finiscono a lavorare all’Agenzia spaziale europea.

  1. istituire degli incontri periodici tra orientatori e categorie professionali, in modo che la conoscenza fra scuola e lavoro sia sempre migliore;
  2. offrire alle scuole, e agli allievi, mostre, presentazioni, visite in azienda e organizzando serate con i genitori (ad esempio l’Associazione Industrie Ticinesi propone il progetto Industria We like it);
  3. rinnovare Espoprofessioni, che ha margini di sviluppo notevoli, magari introducendo incontri  sul modello della Notte dell’orientamento a Friborgo (dalle 17 alle 21; 40 aziende, 250 giovani; 340 colloqui di 15 minuti), già in essere presso i club di servizio che offrono occasioni di incontro tra professionisti e studenti per informarsi sui percorsi di studio e professionali.

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Riflessioni post tragedia

Il terreno è esploso a causa dell’acqua caduta dal cielo e due persone sono state travolte dalla frana. Una disgrazia, un disastro figlio di un capriccio imprevedibile di una natura che in Malcantone è ancora una madre quasi intatta e, in questo caso, matrigna.

Uno sguardo al futuro

Questa fatalità – superato lo shock iniziale e dominato il dolore – suscita però qualche riflessione su un territorio, quello ticinese, alpino e subalpino, scosceso e instabile. Molte calamità sono dovute a questo aspetto morfologico, e molte – come questa – non si possono prevedere, ma quanti casi sono “in sonno”? Quante frane e torrenti incombono minacciosi, senza che se ne sappia? Spero pochi, ma forse tanti. Il Dipartimento del territorio non può naturalmente avere tutto monitorato, ma forse qualcosa di più si potrebbe fare quanto a prevenzione. Come detto non è il caso di Bombinasco, ma molti insediamenti abitativi e produttivi si trovano sotto, sopra o ai bordi di potenziali o immaginati luoghi erosi o pericolanti, senza che per questo che si impediscano costruzioni.

E uno al passato

Eppure, le catastrofi italiane che hanno squassato Genova dovrebbero lanciare l’allarme sulla cementificazione selvaggia e su quanto si sottovalutino i danni ambientali, ma da noi sono almeno vent’anni che le zone edificabili stanno mangiando le zone agricole o verdi e non si sa quanto questo processo sia ragionato. Un bisogno di allargamento urbano che cozza contro le forze naturali, violandole e scatenandole. La risposta non si fa attendere, basti pensare al caso del Valegion di Preonzo. In quel luogo, sotto una montagna friabile e immensa, è stata aperta una zona industriale che negli ultimi dieci anni è stata evacuata almeno cinque volte e la strada chiusa a causa dei detriti che si sono staccati dalla cima. Ma le fabbriche sono ancora lì, la montagna monitorata costantemente, le opere di contenimento sono state enormi, con costi che si impennano.

Per evitare questi drammi

Come il Valegion, altri anfratti dei nostri dirupi, altre acque selvagge aspettano di esplodere. Spero si faccia un registro di questi pericoli, immaginando e realizzando contenimenti e risanamenti. E che prima di urbanizzare un territorio, si facciano perizie geologiche approfondite. Una sola vita umana salvata per merito della prevenzione basta da sola a giustificare ogni ricerca, ogni costo e ogni rinuncia. Che le due vittime di Bombinasco, vittime del destino, siano – magra consolazione – almeno di monito per incamminarsi su una strada ineluttabile: quella della difesa del territorio e di chi ci vive. Altrimenti, possiamo dirci criminali. Tutti.

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Meno cinismo, più rispetto

Fa venire la pelle d’oca la polemica sulla scolarizzazione dei due bambini ecuadoriani, decisa dal Municipio di Gambarogno, avvallata dal Dipartimento dell’educazione di Bertoli ma contestata dal Dipartimento delle istituzioni di Norman Gobbi. La mia posizione è chiara: Il comune di Gambarogno ha fatto bene a scolarizzare i due bambini. Il diritto all’istruzione è fondamentale. È piuttosto uno scandalo che si faccia politica sulla pelle di due ragazzini. E la confusione creata da un Governo che lava i panni sporchi in pubblica non giova alla credibilità delle Istituzioni. Ci vorrebbe più umanità e meno cinismo.

Guarda il servizio di Teleticino con la mia dichiarazione

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Futuro economico

Interessante tavola rotonda sul futuro dell’industria in Ticino, nel Locarnese e a Losone, presente anche la Consigliera di Stato Laura Sadis. La mia tesi è chiara.

Le rendite di posizione sono finite: soldi per le banche e fiduciarie, turisti germanofoni abitudinari, ex-regie federali e quant’altro sono ricordi del passato. Non importa se purtroppo o per fortuna. Ciò che importa è che ora il Cantone deve diventare imprenditore di sé stesso, formando i cittadini “attivi” e sostenendo idee e aziende positive, ma anche assumendo lui stesso un atteggiamento più attivo. La politica deve dare un indirizzo allo sviluppo economico e anche l’industria è un settore importante.

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