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Aula 1

Lettera ai Presidenti dei legislativi comunali

Care Prime Cittadine, cari Primi Cittadini,

mi felicito con voi per l’elezione alla Presidenza del legislativo del vostro Comune e vi auguro un buon lavoro.

Il compito che ci attende quali rappresentanti istituzionali del Cantone e dei vostri Comuni non sarà facile, soprattutto per le incertezze economiche e sociali legate alla pandemia. Tutti dovremo lavorare per il bene comune, con responsabilità, rigore etico, ascolto della cittadinanza e apertura verso ogni realtà e sensibilità del territorio. Sarà importante garantire un corretto confronto politico, nel rispetto, nella correttezza e nel solo e unico interesse generale, che permetta di affrontare, si spera, un buon rilancio e una buona ripartenza.

Per assicurare il corretto funzionamento del legislativo e favorire un sano e civile dibattito democratico, di cui i nostri consessi sono un luogo privilegiato, dovremo essere attenti alle procedure, ma anche promuovere in modo attivo e propositivo lo scambio di idee e opinioni, coinvolgendo le varie anime politiche e istituzionali, soprattutto riguardo a quelle tematiche ritenute più complesse e controverse.

Quale Presidente del Gran Consiglio desidero manifestare la mia piena disponibilità ad instaurare con voi tutti un dialogo aperto e concreto, affinché si possano costruire solidi ponti tra la realtà cantonale e quelle comunali, così da favorire sani e proficui rapporti tra i due livelli. Anche perché per il cittadino l’ente pubblico è uno solo e deve rispondere al meglio alle esigenze e alle aspettative della società, poco importa a che livello istituzionale.

Al fine di consolidare questo dialogo, condividere esperienze e confrontarci sulle sfide future, prossimamente vi sarà trasmesso l’invito a un incontro ufficiale.

Tutti per uno, uno per tutti: con questo motto riportato nell’affresco ottocentesco della Sala del Gran Consiglio, mi congedo porgendovi i miei più cordiali saluti. Con la speranza che questa frase possa essere di buon auspicio per l’importante compito che ci attende, vi rinnovo gli auguri di buon lavoro per il vostro anno presidenziale.

Nicola Pini

Presidente del Gran Consiglio

Leggi l’intervista sulla Regione

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Eletto Presidente del Gran Consiglio

Presidente del Consiglio di Stato, Consiglieri di Stato,

Autorità della Città di Locarno, famigliari, amiche e amici,

Care Vicepresidenti – per la prima volta nella storia entrambe donne, e ne sono felice.

Colleghe e Colleghi Deputati,

vi ringrazio per la fiducia e l’onore di affidarmi per il prossimo anno la più alta carica dello Stato, quella di Presidente del Gran Consiglio della Repubblica e Cantone Ticino. Carica per la quale nutro un profondo e sincero rispetto; e che cercherò di svolgere al meglio delle mie possibilità, con impegno, responsabilità, indipendenza, rigore etico e apertura verso tutte le realtà e sensibilità del nostro Cantone, nessuna esclusa.

Grazie al mio gruppo parlamentare che mi ha proposto per questo ruolo. Grazie a chi mi ha preceduto alla Presidenza, in particolare Claudio Franscella e Daniele Caverzasio per l’apprendistato degli ultimi anni. Grazie a tutti coloro che mi hanno permesso – e ancora mi permettono – di essere qui oggi. Alcuni sono in aula e sulle tribune; altri non sono qui o, purtroppo, non ci sono più, ma porto qui con me i loro insegnamenti, i valori condivisi, il senso dello Stato e delle Istituzioni, la carica ideale e il coraggio delle idee che mi hanno trasmesso con il loro esempio. Grazie infine a chi mi ricorda sempre – come una bussola nel deserto – il vero senso della politica: lasciare a chi verrà dopo di noi una società equa e giusta, un territorio curato, delle infrastrutture solide, una scuola di qualità e l’opportunità di costruire il proprio futuro. Un Paese, insomma, in cui è bello vivere e facile lavorare. Caro Furio, cari bimbi, care e cari giovani, continuate a ricordarmi e ricordarci che il nostro dovere di politici è prima di tutto essere buoni antenati.

Contrariamente a quanto solitamente avveniva, oggi nessuna cerimonia seguirà i lavori del Gran Consiglio; lavori che proseguiranno in modo ordinario, affrontando temi importanti come quello delle misure di sostegno economico, i cosiddetti casi di rigore. Una scelta, quella di rinunciare ai tradizionali festeggiamenti, di responsabilità. Come di responsabilità – individuale e collettiva – sono state molte scelte, anche difficili, compiute negli ultimi lunghi e faticosi 14 mesi, e che ancora sono da compiere per superare questa emergenza certo sanitaria, ma anche economica e sociale. L’esempio di responsabilità non può che venire in primis da noi, in tutti gli ambiti: non solo nel riunirci con mascherine, disinfettanti e plexiglas, ma soprattutto nel nostro agire, quotidiano oltre che politico. “Farò ciò che fai, non ciò che dici”, pensa il cittadino. Anche – se non soprattutto – ora che i nostri spiriti sono messi alla prova e che, pur non sapendo ancora con precisione quanto sia distante il traguardo del ritorno alla normalità, lo vediamo in lontananza, anche grazie alla campagna di vaccinazione che ha finalmente preso velocità. Colgo qui l’occasione per ringraziare tutti coloro che la stanno rendendo possibile, e anche la popolazione che sta dimostrando grande adesione, dando prova di resilienza e responsabilità, perché non si tratta solo di proteggere se stessi ma anche gli altri. Uno per tutti, tutti per uno.

Uno per tutti, tutti per uno. Per molti è il nobile motto dei protagonisti dei Tre moschettieri, romanzo storico di Alexandre Dumas, quando d’Artagnan propone il giuramento ad Athos, Aramis e Porthos – ed è proprio tratto da una scena di un film su di loro il brano appena suonato dal Duo Nostranello, che ringrazio. Uno per tutti, tutti per uno è però qualcosa di più, per noi, cittadine e cittaidini svizzeri e ticinesi. Non a caso lo ritroviamo non solo fra i motti della Confederazione, ma anche nell’affresco sopra le nostre teste, quasi a ricordarci – ogni volta che alziamo lo sguardo – chi siamo e cosa facciamo qui. Quasi a schiarirci le idee in caso di dubbio; a darci energia nei momenti di stanchezza, a farci forza nei momenti di difficoltà; a darci coraggio nel prendere decisioni difficili ma giuste; quasi a spronarci a lavorare insieme, tra parlamentari, nonostante esperienze, sensibilità, idee e visioni diverse; a ricordarci di confrontarci con il Consiglio di Stato certo in modo schietto e con spirito critico, ma sempre con rispetto – anche dei ruoli; e soprattutto ad ammonirci di mai anteporre questioni personali o di partito all’interesse generale. Perché non siamo qui per noi, siamo qui per tutti.

Un atteggiamento che si rende ancora più necessario in momenti come quello che stiamo vivendo, quando la società tende a disgregarsi, a dividersi, a individualizzarsi. E questo non solo perché libertà e risorse diminuscono, ma soprattuto perché – forse per la prima volta nella storia – uomini e donne sono privati del potersi incontrare, darsi la mano, parlarsi, stare insieme, affrontare insieme le sfide del nostro tempo. Ed è qui che la politica può e deve fare la differenza, dando risposte efficaci e tempestive, anche imparando da ciò che è successo: Colleghe e Colleghi, non sprechiamo l’occasione per svolgere al meglio il nostro compito, il nostro servizio, gestendo l’immediato, il presente, e poi favorendo il rilancio, la ripartenza. È un’occasione anche per dimostrare il potenziale della politica, in particolare a chi purtroppo non ci crede più o ne è indifferente.

L’avvicinare sempre più Istituzioni e cittadini è peraltro fra i compiti principali del mio intendere la Presidenza del Gran Consiglio. Per questo nei prossimi mesi cercherò di spiegare e valorizzare il lavoro che svolgiamo, qui in aula, nelle Commissioni, nella stesura di rapporti, nella ricerca dei compromessi e nell’elaborazione di atti parlamentari, anche cercando di coinvolgere i giovani nel nostro lavoro, cercando di infondere anche a loro quel senso delle Istituzioni, quella passione per la cosa pubblica che anima tutte e tutti noi.

Mi avvio alla conclusione. La seconda canzone che sentiremo oggi è invece quella “dell’aviator”, anche conosciuta come “Voglio volare”. Composta nel 1939 dal ticinese Waldes Keller, ricorda “le ali infrante” di quei 7 aviatori ticinesi che, sotto il comando del capitano Decio Bacilieri, morirono nel drammatico incidente della “squadriglia ticinese” il 27 agosto del 1938. Cantone che, ancora oggi, alla base aerea di Locarno è tradizione intonare in occasione del “primo volo solo” dei giovani candidati piloti delle Forze aree, con i giovani militi di tutta la Svizzera che devono impararla, e cantarla, in italiano. Ascoltandola, non solo rendiamo omaggio a questi 7 ticinesi morti per la patria, non solo rendiamo omaggio ai quasi 1000 concittadini da cui ci siamo congedati in questa pandemia, ma soprattutto pensiamo a tutti coloro che a causa di questa situazione soffrono, e ai quali dobbiamo dare ascolto, risposte ma soprattutto coraggio e prospettive. È tempo di ripartire. È tempo di ricostruire. In questo senso il “voglio volar laggiù” della canzone sia non solo un generico auspicio, ma piuttosto un progetto politico: un vento di speranza e ottimismo, la voglia di volare insieme oltre la pandemia, oltre la paura, oltre l’incertezza, oltre le divisioni, oltre il presente per costruire un futuro migliore, “dove mi guida il cuor”, in un Ticino che non è solo come dice la canzone “sole e prati fioriti”, ma è qualcosa di più, molto di più: è la nostra terra, la nostra casa.

Uno per tutti, tutti per uno, Colleghe e Colleghi DeputatiUno per tutti, tutto per uno, Consiglieri di Stato.  Lavoriamo insieme nel rispetto, nella correttezza, nel confronto anche duro ma sempre costruttivo, e soprattutto nel solo e unico interesse generale. Grazie per l’attenzione e buon lavoro a tutti noi.

Servizio al Quotidiano

Intervista al Quotidiano

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Gran Consiglio Intervento

Una schiarita nei rapporti tra Cantone e Comuni

Per il cittadino l’ente pubblico è uno solo e deve rispondere al meglio alle esigenze e alle aspettative della società, poco importa a che livello istituzionale; e questo ancor di più in un momento in cui la società è confrontata a una serie di importanti sfide, dal lavoro all’ambiente passando per la mobilità. Proprio per questo il parlamento cantonale – approvando il rapporto della Commissione gestione e finanze redatto da me e dal collega Agustoni – ha voluto dare un segnale distensivo e costruttivo ai Comuni fornendo una prima risposta all’iniziativa “Per Comuni forti e vicini al cittadino” sottoscritta da ben 62 Assemblee o Consigli comunali. Un segnale che si somma a quello di qualche settimana fa, quando approvando un emendamento (che ho firmato insieme ad Agustoni e Caverzasio) si è deciso di aumentare da 9 a 13.5 milioni l’importo versato annualmente ai Comuni nell’ambito della prospettata – ma referendata – riforma fiscale.

Ma torniamo alla decisione del Gran Gran Consiglio sull’iniziativa dei Comuni. Nel concreto abbiamo deciso da un lato di dimezzare il contributo richiesto ai Comuni da CHF 25 milioni a CHF 12.5 milioni l’anno per il 2020 e il 2021 e, dall’altro, di trattare definitivamente l’iniziativa dei Comuni nel 2021, quando il  Consiglio di Stato è tenuto a presentare una prima prima proposta concreta sulla riforma Ticino 2020. Con questa soluzione transitoria – condivisa da iniziativisti, Associazione comuni ticinesi e Consiglio di Stato – si è voluto a breve termine lasciare più risorse ai Comuni e rassenerare il clima e, a medio termine, favorire una discussione globale sui flussi tra Cantone e Comuni. Questo nella consapevolezza che non solo i rapporti finanziari e istituzionali tra enti locali vanno ben oltre il contributo di CHF 25’000’000 introdotto nel 2014 e contestato dall’iniziativa dei Comuni, ma soprattutto che è più che mai necessario chiarire, semplificare e ammodernare i flussi finanziari e di competenze tra questi due importanti livelli istituzionali. Attendiamo quindi con impazienza una prima concretizzazione della riforma Ticino2020; riforma strutturale di cui il nostro Cantone e i nostri Comuni hanno davvero bisogno e che, dopo vari tentativi e anni di lavoro, il Gran Consiglio – ma credo anche vari Consigli Comunali – vorrebbe vedere finalmente avanzare. Ci si metta al tavolo lasciando a casa pregiudizi e battaglie di posizione identificando l’architettura istituzionale migliore per rispondere al meglio a bisogni e attese della cittadinanza.

Leggi il rapporto commissionale

Guadagno per ogni Comune

 

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Supplenza SM

MOZIONE – Per l’introduzione di referenti interculturali circondariali o regionali a sostegno degli Istituti scolastici comunali

Negli ultimi anni il contesto sociale al quale è confrontato il mondo della scuola è mutato di molto, così come è cambiata la tipologia di allievi alloglotti che sono giunti in Ticino e, nello specifico, nelle scuole elementari: sempre più spesso siamo confrontati con bambini e famiglie che, oltre a non parlare la nostra lingua, hanno un backround culturale molto diverso dal nostro, possiedono un basso livello di scolarizzazione, hanno vissuto o subito violenze di ogni genere e si portano dentro traumi che possono compromettere l’apprendimento e ostacolare il processo d’integrazione (spesso i nuovi arrivati sono inseriti immediatamente nella classe di riferimento assieme agli altri compagni e per settimane faticano a capire che cosa stia succedendo attorno a loro, anche perché è molto difficile comunicare con loro anche su piccole questioni pratiche, oltre che per motivi strettamente linguistici anche per differenze culturali). Detto altrimenti le esigenze sono mutate e la situazione, quando si presenta, non può più essere affrontata unicamente con i corsi di lingua e l’intervento del docente di lingua e integrazione, ma necessita di interventi differenziati per preparare un graduale inserimento di tutti gli allievi alloglotti nelle classi regolari: per una buona integrazione scolastica di alcuni allievi alloglotti risulta infatti indispensabile un inserimento pianificato, coordinato e condiviso con gli operatori scolastici e con le famiglie. Nonostante le iniziative per ovviare a questa necessità non manchino – si pensi ad esempio alle collaborazioni con altri enti presenti sul territorio quali l’Agenzia DERMAN di SOS Ticino, il CAS Interculturalità e plurilinguismo nell’apprendimento presso il DFA e le “Linee direttive per gli allievi alloglotti”, senza naturalmente dimenticare le singole iniziative degli Istititi scolastici – sarebbe opportuno riflettere su come migliorare ulteriormente l’accoglienza e la gestione gli allievi alloglotti e delle loro famiglie, garantendo loro tutto il supporto necessario al fine di potersi integrare al meglio nel nostro tessuto sociale sotto il profilo scolastico, ma anche sotto il profilo sociale e culturale. Anche perché una presa a carico immediata e ben gestita potrebbe prevenire – o risolvere – situazioni di emarginazione, se non esclusione: si andrebbe infatti a intervenire incisivamente in supporto ai bambini alloglotti e alle loro famiglie sin dal loro arrivo (specialmente nei casi particolarmente delicati), provando a smorzare quelle disuguaglianze culturali, economiche, linguistiche e sociali che, se perennizzate, porteranno a situazioni difficili e anche onerose dal punto di vista sociale ma anche finanziario (costo ammortizzatori sociali). Si tratta dunque, da un punto di vista politico, di un investimento, e non di un costo.

I sottoscritti mozionanti chiedono quindi al Consiglio di Stato di attivarsi per rispondere a queste esigenze, in particolare per quanto riguarda le scuole comunali, più toccate da queste problematiche, mettendo a disposizione delle figure che possano fungere da supporto in particolare durante il periodo di inserimento scolastico dei bimbi e più in generale della famiglia nella nuova realtà, attivando e mettendo in rete le risorse disponibili sul territorio al fine di agevolare attivamente e da subito l’inserimento di queste famiglie e soprattutto di questi bambini alloglotti nel nostro tessuto scolastico, sociale e culturale, favorendone così l’integrazione. Un compito, questo, di ponte tra scuola e società, che va oltre gli aspetti scolastici, andando a sostenere i bambini alloglotti e le loro famiglie in svariati ambiti, tra i quali anche il disbrigo di pratiche amministrative o l’introduzione ad attività di vita quotidiana nel nostro Paese. Si potrebbe ad esempio – se del caso passando per un progetto pilota a livello circondariale – mettere a disposizione dei docenti, dei bambini alloglotti e delle loro famiglie o rappresentanti legali un Referente interculturale regionale o circondariale, ossia una figura di riferimento stabile su cui poter fare affidamento. L’introduzione di tale figura è peraltro già oggetto di riflessione da parte di alcuni Comuni, come ad esempio Locarno, o Ispettorati. Riteniamo però che – analogamente a quanto proposto per i docenti di lingua e integrazione – tale figura vada introdotta a livello sovracomunale, in modo non solo da ottimizzare risorse e competenze, ma anche di garantire sia una certa massa critica, sia una certa flessibilità operativa alla figura, che potrà intervenire laddove vi è realmente necessità. Questo anche nel solco del principio di armonizzazione, presente anche nei piani di studio, in modo da dare continuità al lavoro di sostegno anche in caso di traslochi fra Comuni della regione, evitando di dover ripartire ogni volta da zero.

Nicola Pini – Fabrizio Sirica

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Foto Isole di Brissago

Rilanciamo le Isole di Brissago!

Nuova partenza, oggi, per le Isole di Brissago: ieri il Gran Consiglio ha infatti approvato il rapporto – relatori io e il collega Bruno Storni – sia per l’acquisizione integrale delle Isole da parte del Cantone (finora in proprietà condivisa con i comuni di Ascona, Ronco sopra Ascona e Brissago), sia per  lo stanziamento di un credito di 3.8 milioni di franchi per i primi investimenti urgenti e per la progettazione di altre misure di rilancio. Una bella notizia per il nostro Cantone, il nostro territorio ma anche la nostra economia (turistica). Assicurare un futuro alle Isole di Brissago, renderle più attrattive per il grande pubblico (sia locale che turistico) preservandone al contempo la ricchezza naturalistica è sicuramente un obiettivo da perseguire per l’ente pubblico, garantendo una gestione amministrativa, finanziaria e strategica il più possibile efficiente ed efficace.

Sarà ora importante – come peraltro evidenziato da un’indagine di mercato del 2015 effettuata da Jannuzzi Smith – migliorare l’offerta e il posizionamento del “prodotto Isole” nel panorama turistico della regione: la conoscenza delle Isole e la possibilità di visitarle deve diventare, per chi raggiunge il Locarnese, un fattore inevitabile. E questo basandosi sui fattori di forza rispetto alla concorrenza: (1) il valore puramente botanico, (2) la qualità e quantità di quanto offre la regione tutta (dintorni), (3) la straordinaria capacità di conservare aspetti naturalistici “selvaggi” e non mediati (natura) e infine (4) la magnifica relazione con il lago. Analisi di mercato che, fra i punti di debolezza con importanti margini di miglioramento, identifica l’accessibilità, la struttura, la ristorazione, lo shop, la attività extra e l’immagine: tutti aspetti sui quali lavorare e che possono trasformare le Isole in un propulsore turistico ed economico. Evidentemente, oltre agli aspetti logistici affrontati da Consiglio di Stato e Gran Consiglio, andrà elaborata una vera propria strategia di rilancio, comprensiva di nuovi prodotti e nuove offerte turistiche, culturali, scientifiche e didattiche, come anche di una grande promozione e infine di collaborazioni e sinergie con il territorio circostante, dalle strutture di accoglienza del Locarnese ad altre importanti realtà cantonali come il Monte Verità e il Museo di Storia naturale.

Leggi il rapporto approvato oggi dal Gran Consiglio

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Bellinzona: riunione commissione della gestione

MOZIONE – Futura “cittadella della gioventù” e sistemazione Via Chiesa a Locarno

Il comparto scolastico Peschiera-Morettina a Locarno è un condensato di gioventù. Scuola dell’infanzia, elementare, media, liceo e scuole professionali; alle quali aggiungere una palestra tripla e una doppia, dei parchi giochi, un campo da calcio e il Palexpo (ex-Fevi). Un comparto in piena e positiva evoluzione: dai ragionamenti sul polo fieristico-congressuale e la prospettata modifica di Piano Regolatore (per il comparto sud – settore 4) al Masterplan sul comparto promosso dal Cantone con il coinvolgimento del Comune, passando da un potenziamento del trasporto pubblico previsto dal 2021 (con la linea diretta Locarno e Ascona). Uno sviluppo sicuramente positivo e da perseguire con forza, in vista di quella che potrà diventare, nel prossimo decennio, una vera e propria “cittadella della gioventù”, dove le esigenze di scuola e tempo libero, come anche di didattica e turismo, sappiano interagire e integrarsi in modo armonioso tra di loro e nello spazio. In questo senso saranno naturalmente da verificare, nel processo pianificatorio dell’intera area, le varie opportunità sinergiche tra esigenze cantonali e cittadine, sia per la realizzazione e l’utilizzo di spazi ricreativi/sportivi, sia per il rinnovo di Palexpo e palestre esistenti (liceo, scuole medie e scuole professionali).

In attesa del consolidamento di questa visione futura e della formalizzazione delle auspicate sinergie, come anche a seguito della ristrutturazione del nuovo padiglione scolastico Morettina e dei relativi spazi esterni (lavori in ultimazione) e dell’imminente realizzazione della nuova passerella ciclabile sul fiume Maggia (in sostituzione dell’attuale pista che dal 2021 sarà destinata al trasporto pubblico), i sottoscritti Deputati ritengono importante procedere a breve con un rapido e fattivo miglioramento di un punto del comparto – la strada di Via Chiesa (strada che passa davanti alla Morettina e al Liceo cantonale) – che presenta diverse criticità, anche a livello di sicurezza. In particolare si propone al Consiglio di Stato di ripensare quel tratto di strada cantonale, introducendo una migliore moderazione del traffico laddove vi è l’attraversamento pedonale (in provenienza dalla fermata del trasporto pubblico davanti al Palexpo) e, dal lato edifici scolastici, un abbellimento urbano (tramite un viale alberato) e soprattutto una pista ciclabile separata dal percorso pedonale e dalla careggiata veicolare (anche in complanarità tra ciclopista e carreggiata con la separazione in paletti e striscia gialla continua). Tale operazione – non in contraddizione ma in linea con gli intendimenti futuri – migliorerebbe notevolmente la sicurezza degli utenti (in particolari allievi), permetterebbe una riqualifica dello spazio urbano completando i citati lavori alla Morettina e, non da ultimo, svilupperebbe ulteriormente la mobilità lenta dando continuità alla prospettata passerella ciclabile sul fiume Maggia. E questo, come detto, nello spirito di quanto previsto dal Masterplan in elaborazione, che prevede di riconsiderare la viabilità esistente con l’obiettivo di promuovere la mobilità lenta.

I sottoscritti deputati, convinti dell’importanza strategica presente e futura del comparto scolastico Peschiera-Morettina a Locarno, chiedono dunque al lodevole Consiglio di Stato

  • di consolidare in sinergia con la Città la visione del futuro comparto volta a realizzare un vero e proprio polo della gioventù e
  • di procedere – a margine dell’ultimazione dei lavori di ristrutturazione della Morettina e della realizzazione della passerella ciclabile sul fiume Maggia – a una riqualifica di via Chiesa a Locarno volta a migliorarne fruibilità e sicurezza (pista ciclabile, viale alberato e messa in sicurezza del passaggio pedonale).

Nicola Pini – Bruno Buzzini – Paolo Caroni – Fabrizio Sirica

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Ripensare la mobilità

Qualche giorno fa ho avuto il privilegio di partecipare a Berna alla prima conferenza nazionale sulla mobilità, dove oltre 300 esperti in rappresentanza di mondo economico, scientifico, associativo e politico hanno riflettuto sul futuro del settore; l’ho fatto in particolare portando la voce del Ticino nella tavola rotonda politica che ha seguito l’intensa giornata di approfondimenti. Chiaro a tutti, e tutti concordi, che la mobilità del futuro sarà multimodale, automatizzata, condivisa ed ecologica; come anche il fatto che l’ormai vecchia opposizione tra trasporto pubblico e individuale – o tra gomma e ferrovia – è superata dall’arrivo non solo della mobilità lenta (bici, monopattini) ma anche di quella che potremmo chiamare la “mobilità condivisa”(car sharing, bike sharing, piattaforme di condivisione) che spinge sempre più persone verso quella multimobilitàlodata in apertura del convegno dalla Consigliera Federale Simonetta Sommaruga. Da parte mia – oltre che presentare le specificità e le politiche del nostro Cantone, che tutti ben conosciamo – ho cercato di stimolare i presenti sul fatto che la parola centrale per la mobilità del futuro sarà quella di “coordinamento”: coordinamento tra mezzi di trasporto (ad esempio coniugando il carattere flessibile dell’automobile nelle regioni periferiche con l’efficienza del trasporto pubblico negli agglomerati); coordinamento tra infrastrutture sempre più efficienti che consentano fluidità e intermodalità; coordinamento tra livelli istituzionali (anche perché durante la giornata sono stati ribaditi più volte sia la necessità di ricercare soluzioni diverse, specifiche e su misura, sia l’importanza che devono giocare comuni, città e agglomerati nella definizione delle stesse); e infine coordinamento tra politiche pubbliche. La sfida della crescente domanda di mobilità, sommata a un aumento della popolazione, è infatti affrontabile solo con un approccio integrato che coinvolga anche le politiche legate allo sviluppo territoriale (densificazione e rilancio delle zone periferiche), all’urbanizzazione (con una ridefinizione dello spazio pubblico), al lavoro (flessibilità, lavoro da casa, spazi di co-working decentralizzati), alla formazione (ubicazione scuole, mense e differenziazione orari scolastici), alla ricerca e all’innovazione (efficienza energetica, mobilità elettrica, automazione, nuove misure digitali di gestione del traffico). Un approccio olistico, insomma. E questo con la consapevolezza che una totale libertà di movimento – senza regole né incentivi né limiti – possa non solo compromettere di fatto la reale libertà di muoversi (“rien ne bouge quand tout bouge”), ma anche avere delle pesanti conseguenze sull’ambiente di domani (si parla del 32% delle emissioni di CO2), e perciò delle misure di regolamentazione e pilotaggio – se proprio anche di limitazione della libertà personale – possano qui essere considerate anche in un’ottica liberale radicale. Insomma, se in passato la Svizzera ha saputo innovare, ora si trova nella possibilità di mantenere questa tradizione, lavorando non su una nuova cultura (al singolare) della mobilità sostenibile, ma piuttosto su nuove culture (al plurale) della mobilità sostenibile che permettano ad ognuno di trovare la propria via, con l’intento di trasformare lo spostamento da una perdita di tempo a un guadagno di tempo, per sé e per gli altri.

* Pubblicato sulla Regione di oggi.

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