Mobilità

La mobilità è importante, non va ridotta, ma resa più efficiente ed ecologica: ognuno deve poter scegliere il trasporto giusto per andare nel posto giusto. Dobbiamo – dove è possibile e razionale – potenziare i trasporti pubblici, migliorando la qualità dell’offerta per renderli più attrattivi e curando la loro integrazione con la mobilità privata: strada e ferrovia non devono essere contrapposti, ma complementari. Al contempo dobbiamo ridurre l’inquinamento della mobilità privata attraverso lo sviluppo di auto elettriche o della tecnologia ibrida.

(Il Caffé della domenica, 9 ottobre 2011)

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San Gottardo

5’000 firme contro la chiusura del San Gottardo per 900 giorni!

Ieri i Giovani liberali radicali ticinesi hanno consegnato al Comitato per il completamento del Gottardo oltre 5’000 firme contro la chiusura per tre anni del tunnel autostradale del San Gottardo: la petizione chiede a Cantone e Deputazione ticinese alle Camere di attivarsi affinché la Confederazione si adoperi ad evitare l’isolamento del Canton Ticino per ben 900 giorni, un isolamento che arrischierebbe di mettere in ginocchio l’economia e il turismo ticinesi.

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Borse di studio

Il Gran Consiglio ha approvato – 68 sì e 4 astensioni – il decreto legislativo concernente la ratifica del Cantone Ticino all’Accordo intercantonale sull’armonizzazione dei criteri per la concessione delle borse di studio. Si tratta di una grande vittoria per i Giovani liberali radicali ticinesi che, per favorire tale decisione, l’anno scorso avevano lanciato una raccolta firme. L’adesione all’accordo intercantonale ha adeguato l’assegno massimo al fabbisogno medio annuo di uno studente – i 13’000 CHF non bastavano più a coprire i costi reali, stimati tra i 15 e i 18’000 CHF – e ha reso – con il passaggio del sistema di calcolo dal reddito imponibile a quello disponibile – la distribuzione delle borse di studio più corretta ed equa, consolidando così la democratizzazione degli studi che ha fatto il benessere del nostro Paese. Investiamo nella formazione dei nostri giovani!

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Energia

La Svizzera uscirà dalla produzione di energia da fonte nucleare: punteremo sull’efficienza energetica e sulle energie rinnovabili. Abbiamo quindi un’interessante opportunità di sviluppo economico e di creazione di posti di lavoro che va sfruttata appieno. A livello politico dovremo stringere un PATTO AMBIENTALE: l’economia dovrà accettare un contenuto aumento dei prezzi dell’elettricità e le associazioni ambientaliste dovranno evitare di opporsi sistematicamente alla creazione di parchi eolici o centrali idroelettriche.

(Il Caffé della domenica, 26 settembre 2011)

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Prevenzione

Prevenire è meglio che curare!

Quando incontro dei bambini delle elementari constato con dispiacere come il problema del sovrappeso si sia amplificato rispetto a quando la loro età l’avevo io – e, parliamoci chiaro, non mi sembra sia passato un secolo. Un’evoluzione dovuta al fatto che, oggigiorno, le persone si muovono sempre meno, in quanto il progresso, oltre a delle indiscusse comodità, ha purtroppo generato anche un eccesso di sedentarietà: fra le mode poco sportive impossibile non citare il classico – ma purtroppo diffuso – esempio del trasporto casa-scuola che non si effettua più a piedi o in bicicletta, ma seduti in comodi e inquinanti SUV. Certo, utilizzare un veicolo elettrico o ibrido – come ho fatto io per la campagna elettorale – risolverebbe parzialmente il problema, se non fosse che quello del sovrappeso – in particolare tra i più giovani – è oggi un importante problema di salute pubblica che non va assolutamente sottovalutato viste le importanti ricadute in termini di malattie e, di conseguenza, di costi per il sistema sanitario. Un problema la cui risoluzione risiede non tanto in strane (e pericolose) cure dimagranti, ma piuttosto in un’accurata e sistematica prevenzione: dimagrire o semplicemente non ingrassare? Curare un cancro ai polmoni o non iniziare a fumare Disintossicarsi dall’alcool oppure non iniziare a bere se non con moderazione? Ecco alcune domande – certamente un po’ retoriche e provocatorie – che però illustrano quanto sia determinante la prevenzione: un tassello fondamentale del sistema sanitario, il quale non deve occuparsi solamente di curare le malattie, ma anche di prevenirle, comportando così non solo un miglioramento generale della qualità di vita, ma anche – fattore non di poco conto in un momento in cui la crescita dei costi della salute galoppa a 2 miliardi l’anno – un risparmio dal punto di vista economico.

Ben venga, quindi, la nuova Legge sulla prevenzione in discussione al Parlamento federale: finora la Confederazione non ha trattato il tema della prevenzione a 360 gradi perché la competenza è principalmente dei Cantoni, ma sono sempre più persuaso della necessità di una legge federale che coordini e strutturi le varie attività di prevenzione sul territorio nazionale. Una cosiddetta legge d’organizzazione che non intende definire programmi di prevenzione specifici, ma piuttosto assicurare una certa coerenza delle attività sul piano nazionale, migliorandone sia l’efficienza – evitando doppioni o azioni ininfluenti – sia il grado d’impatto sulla salute pubblica. Una legge che fornisce a queste attività non solo finanziamenti stabili e sicuri, ma soprattutto indirizzi e linee guida: importante in questo senso è lo strumento della definizione, ogni otto anni, di chiare strategie preventive concordate da Confederazione, Cantoni e organizzazioni private. La prevenzione, infatti, non s’improvvisa, ma si coltivata sul sapere esistente: proprio per questo un apposito organo nazionale di coordinamento, che già esiste (Fondazione Promozione Salute Svizzera), fungerà da centrale di gestione e trasmissione dell’informazione necessaria per avviare progetti di prevenzione.

Un maggiore coordinamento a livello nazionale è però necessario non solo per avere maggior impatto di fronte alle malattie degenerative (cardiovascolari), tumorali e metaboliche (soprattutto il diabete), ma anche per chiarire i flussi finanziari e per garantire ai cittadini un efficiente impiego dei loro mezzi finanziari: lo spendere bene i soldi dei cittadini è infatti un imperativo etico importante per noi liberali radicali e la prevenzione – unitamente a una razionalizzazione delle strutture ospedaliere – vi contribuisce.

Per dei cittadini sani e per delle finanze sane “prevenire è meglio che curare”, lo dicevano già i nostri nonni: la rivoluzione del buon senso!

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Aggregazioni sponda sinistra

L’aggregazione: uno strumento a favore della progettualità

(La Regione, 22.9.2011)

Nell’attuale dibattito sull’aggregazione dei Comuni della sponda sinistra della Maggia ci si sofferma spesso sulla questione della « progettualità », uno degli obiettivi della fusione secondo i favorevoli, elemento invece assente – a dire degli scettici e dei contrari all’unione dei sette enti locali – nel progetto di aggregazione elaborato dalla Commissione di studio.

Certo, sono ben coscio del fatto che la problematica delle aggregazioni comunali abbracci più aspetti, ma ciò che mi preme sottolineare è come l’aggregazione non sia un fine e men che meno la medicina immediata per tutte le difficoltà che riscontra il nostro comprensorio, ma piuttosto uno strumento al servizio degli enti pubblici e degli attori che determinano la vita politica della regione: uno strumento che, se concretizzato, può concorrere a creare maggiori e migliori premesse per lo sviluppo economico e sociale del Locarnese. Unirsi in un unico nuovo Comune, infatti, è un modo non solo per creare quell’architettura istituzionale affinché i progetti regionali – come la Casa del Cinema o il Centro congressuale – e le opere comuni – come il rifacimento di strade o la valorizzazione della Rivalago – possano concretizzarsi senza dover attendere i lunghi tempi che il coordinamento fra le varie autorità necessita, ma anche per concentrare razionalmente le risorse dotandosi della possibilità di procedere a investimenti che altrimenti non potrebbero esser eseguiti dai singoli Comuni, se non tramite eccessivi o improbabili indebitamenti.

L’aggregazione è inoltre uno strumento per dotare il Locarnese di una voce unica e soprattutto autorevole, affinché questa venga ascoltata e rispettata non solo dalle altre regioni, ma anche dalle autorità cantonali e federali. Oggigiorno, il Cantone o la Confederazione possono rivolgersi rapidamente ed efficacemente alle nuove città di Lugano e Mendrisio, le quali dimostrano di avere una notevole forza contrattuale: cosa che, purtroppo, per il Locarnese non avviene. Il risultato è semplice: rimanere frammentati significa privarsi della possibilità di imporsi quando si tratta di difendere gli interessi della propria regione o di conquistare opportunità utili allo sviluppo regionale.

Come detto le idee nel Locarnese non mancano, si possono anzi ritrovare nel progetto di aggregazione, nel piano d’agglomerato e nello studio strategico, nei quali figurano fondamentali spunti e visioni per lo sviluppo della nostra regione: tocca ora ai cittadini dotarsi di un utile strumento che ne possa favorire e
incoraggiare la realizzazione.

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Mobilità sostenibile – Risparmio energetico

Martedì sera all’interno del salone della Concessionaria Toyota e Seat Auto Storelli di Ascona si è tenuta una presentazione sulla mobilità sostenibile allo scopo di informare i politici di domani sugli sviluppi delle eco-tecnologie legate alla mobilità e sugli aspetti politici che ne conseguono. Sebbene nella platea figurassero il Gran Consigliere Stefano Steiger e diversi giovani Consiglieri comunali della regione, la serata era dedicata soprattutto ai giovani candidati di tutti i partiti alle prossime elezioni federali, fra i quali erano presenti Nicola Pini (PLRT), Denise Maranesi (PS), Simone Ghisla (PPD) e Lara Filippini (UDC).

La serata è stata aperta dal direttore dell’Auto Storelli, signor Werner Sigrist, che dopo aver porto un caloroso benvenuto e ricordato una breve storia della concessionaria ha provveduto alla presentazione dei tre conferenzieri. Successivamente ha preso la parola l’ingegner Giacomo Albisetti della Protoscar di Rovio che ha illustrato il funzionamento e la fattibilità del veicolo a propulsione completamente elettrica. In un secondo tempo l’ingegner Raffaele Domeniconi, direttore della Infovel, fondazione attiva nella promozione della mobilità ecosostenibile, ha avuto modo di esporre l’operato e gli attuali obiettivi del suo team, sensibilizzando i giovani politici sulle misure attualmente in vigore e su quelle che potrebbero essere introdotte in futuro per migliorare la sostenibilità della mobilità privata. In conclusione ha parlato il delegato di Toyota Svizzera, Signor Martin Marthe che non solo ha evidenziando l’operato dell’azienda per la quale lavora, leader nel settore della mobilità ibrida idrocarburi-elettrica, ma ha invitato a visionare e testare – prima assoluta in Ticino – la praticità e la concretezza dei due veicoli ibridi modello Prius Plug-in di Toyota presenti all’esterno dell’edificio, messi gentilmente a disposizione per delle prove su strada. Era altresì possibile prendere posto all’interno della scocca futuristica della sportiva a propulsione totalmente elettrica creata dalla Protoscar, anch’essa a presente nel parcheggio esterno.

Commento Nicola Pini: “Una serata interessante perché molto si può ancora fare nel campo dell’efficienza energetica nel settore della mobilità: certo potenziando e migliorando l’offerta dei trasporti pubblici dove possibile, ma anche ottimizzando l’efficienza della mobilità privata, non solo investendo nell’innovazione (politica tecnologica), ma anche applicando rigidi standard minimi (i veicoli nuovi devono rispettare la norma di 130g di CO2 al chilometro) e rendendo sempre più attrattivi i mezzi ecologici. Come? Un’idea interessante è sortita dalla serata e diversi Consiglieri comunali ne hanno preso nota: riservare dei parcheggi – possibilmente in zone strategiche – a veicoli poco inquinanti“.

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11 settembre

Il dovere della memoria

Passeggiando per le strade ticinesi in questi giorni mi è più volte capitato di udire – per poi ritrovarli nero su bianco nelle Lettere dei lettori reperibili sui quotidiani locali – commenti negativi relativi al decimo anniversario dell’11 settembre. È purtroppo vero che sia la storia recente sia la cronaca contemporanea presentano svariati e toccanti esempi di tragedie, spesso con molti più morti dei 2996 del 9/11: ma è davvero di questo che stiamo parlando? Il punto è davvero un’assurda bilancia in cui dolore, frustrazione, voglia di ricordare – e non dimenticare – vengono più o meno legittimate in base alla quantificazione o all’enumerazione delle tragedie che ci circondano?

Certo, molto si è scritto sull’undici settembre: inserti ed approfondimenti sicuramente più toccanti e rivelatori di questo. Ma prima di parlare di overdose informativa (in breve, il classico “se ne è parlato troppo”), prima di paragonare calamità e tragedie cercando un senso ad alcune e sminuendone altre in base a criteri discutibili – come il numero di morti – occorre forse pensare alla funzione del semplice ricordare e non dimenticare. “Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla” mi ha insegnato un caro amico: lo sapeva anche Primo Levi che, dopo aver passato gran parte della sua esistenza a scrivere e raccontare la sua drammatica esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz, negli anni Ottanta si è suicidato perché non sopportava l’idea che le nuove generazioni poco o nulla sapevano di quanto operato dai nazisti.

Credo dunque occorra non solo sopportare, ma addirittura ascoltare le parole di chi quel giorno si trovava in zona a vendere hot dog e non è morto; di chi oggi ha 10 anni ed era a chilometri di distanza, nell’utero di una donna che sarebbe presto diventata vedova; di chi, pur essendo una casalinga ticinese lontana decine di ore di volo da Ground Zero, tra lo stirare una camicia e l’altra si è ritrovata a piangere senza sapere bene il perché, sicuramente non per la morte di figli suoi.

L’ha detto Noam Chomsky, assai più autorevole e coinvolto di me: sono l’enormità e le proporzioni della violenza gratuita perpetrata da uomini su altri uomini ignari a rendere l’undici settembre certo non più grave di tante altre date, ma quantomeno non classificabile dal numero dei nomi scritti sul memoriale. E soprattutto, una data degna di memoria: perché, che se ne dica, l’intolleranza e la violenza cieca vanno condannate sempre e comunque, senza possibilità di attenuanti numeriche e ideologiche, senza scusanti né giustificazioni.

Perfino gli Stati Uniti d’America sembrano aver tratto benefici dalla commemorazione, dal ricordo. Barack Obama, ieri, accompagnato non solo da Michelle ma anche da colui che lo precedette nel ruolo di Presidente, ha affermato che “There should be no doubt: today America is stronger” (Non c’è alcun dubbio: oggi l’America è più forte): nel mezzo di una crisi economica di proporzioni mai viste, con un Parlamento che non riesce a smettere di litigare e un tasso di disoccupazione alle stelle (altro che il nostro 5%!), Obama ha osato dire che l’America sta meglio rispetto a 10 anni fa. Nelle parole di Obama io non leggo pazzia o farneticazione, leggo piuttosto determinazione e tenacia, quella di JFK e di Luther King, quella di Roosevelt che, dopo Pearl Harbor, si alzò decrepito dalla sedia a rotelle trascinando con sé una nazione intera; forse anche quella del “Yes, We can” – SI PUÒ FARE! – che ad Obama portò onori ed oneri. E in questo senso è forse vero che l’America oggi è più forte, non tanto perché più unita (vedremo fino a quando…), ma soprattutto perché più aperta perché consapevole della sua vulnerabilità, della sua fallibilità e dei suoi limiti.

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