Giornata cinema 2

La cultura come motore di progresso civile ed economico

In tempi di ristrettezze e manovre finanziarie, e viste le recenti proposte del Consiglio di Stato che presuppongono un’eventuale riduzione dei fondi SwissLos a disposizione di cultura e sport, vale forse la pena ribadire che la cultura non è un lusso, ma una necessità. È un motore non solo di progresso civile, di identità e di libertà, ma anche di progresso sociale ed economico. Un aspetto centrale, questo, direi perfino strategico, per un Cantone come il nostro che, in un tempo in cui le rendite di posizione economiche e turistiche si stanno assottigliando, deve sviluppare nuove attività e attrazioni, nuove professioni e nuovi canali di promozione regionale.

Sull’importanza della cultura e sul suo ruolo nello sviluppo sociale ed economico vi sono peraltro tante ricerche e tanti esempi, anche qui in Ticino. Basti pensare allo studio “L’impatto economico della cultura nel Canton Ticino”, promosso dal Cantone ed effettuato dal Bak Basel, secondo il quale ogni franco di sussidio pubblico genera 2.58 CHF di valore aggiunto nel Cantone Ticino. Cifra interessante, ma purtroppo al ribasso rispetto alla realtà. Se da un lato è positivo che ci sia stato uno studio sull’impatto sull’economia da parte della cultura, dall’altro è peccato che lo studio in questione si sia focalizzato solo su una parte di questo mondo, la fruizione, tralasciando un settore fondamentale come quello della creazione e della produzione delle arti sceniche, oltre al cinema anche teatro, danza, musica. Tenendo conto di questi settori, che mettono in moto una catena di attori economici, professionali e sociali, la cifra sarebbe ben superiore. Basti pensare all’evoluzione dei risultati della Ticino Film Commisison – che ho il piacere di presiedere (a titolo gratuito, come tante, troppe, persone, nell’ambito della cultura) – le cui spese generate sul territorio hanno conosciuto un’importante crescita: 1 milione di indotto nel 2015, 2 milioni nel 2017, 3 milioni nel 2019 e ben 5 milioni nel 2021. Cifre che, per restare nel cinema (ambito che conosco meglio, ma che rispecchia le tendenze della cultura più in generale), non possono che confermare il fatto che il fondo selettivo per la produzione gestito dalla Commissione cinema del Cantone debba essere aumentato, visto che dispone solo di meno di CHF 200’000 l’anno per accompagnare le produzioni ticinesi. Soldi che sono peraltro prelevati dai biglietti del cinema: un sistema di finanziamento non più attuale – viste le molte piattaforme createsi nel tempo per il consumo di film – che quindi andrà presto o tardi rivisto. Speriamo presto. E questo al di là dell’accettazione della “Lex Netflix”, approvata dal parlamento federale e dal popolo.

Sono in questo senso felice della strada imboccata da Locarno. Nel rapporto della Commissione municipale economia della Città di Locarno, da me presieduta in qualità di Municipale e Capodicastero Sviluppo economico e territoriale, fra le priorità strategiche è infatti stata individuata la cultura, e più in particolare l’audiovisivo. Il tema dello sviluppo dell’audiovisivo riveste infatti un ruolo centrale nello sviluppo socioeconomico cantonale, regionale e della Città: non solo permette di sfruttare e potenziare un punto di forza e di distinzione della regione a livello nazionale, ma consente anche di inserirsi in maniera proattiva in una tendenza, quella della digitalizzazione, che sta rivoluzionando società e mondo del lavoro, dando prospettive economiche e occupazionali importanti e rendendosi attrattivi per profili interessanti, quali artisti e giovani professionisti di numerosi settori, sia tecnici che creativi.

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