In Gran Consiglio il PLR ha votato con un certo scetticismo – fondato da ragioni sia giuridiche che di equità e reale efficacia – la tassa di collegamento fortemente voluta dal ministro Claudio Zali. Per questo ci siamo attivati per inserire un periodo di prova: entro tre anni dall’entrata in vigore della tassa – questo dice la legge – il Consiglio di Stato dovrà allestire un rapporto sui reali effetti che la misura avrà sulla mobilità in Ticino, in base al quale il Gran Consiglio deciderà se mantenere o meno il tributo. Prima però a determinarsi saranno i tribunali (sono già annunciati ricorsi) e probabilmente anche i cittadini, visto che è in corso una raccolta firme referendaria: sarà interessante vedere se la misura che ha fatto brillantemente rieleggere Zali lo scorso aprile sarà, un anno dopo, accettata o meno in votazione popolare. Affaire à suivre e, per il momento, le incertezze superano le certezze.
Quel che è certo, invece, è che il PLR a questa tassa preferisce misure più concretamente volte a migliorare la viabilità e la vivibilità nel nostro Cantone. Penso ad esempio ai programmi di mobilità aziendale, che permettono di agire in modo mirato per ottimizzare gli spostamenti di aziende e lavoratori, agendo al contempo su abitudini e infrastrutture. Se ne parla da molto, e vi sono interesse da parte delle aziende e buoni esempi da imitare, ma mancano i soldi. O meglio mancavano, perché nel mese di dicembre il Gran Consiglio ha finalmente stanziato per questo scopo 2 milioni. Troppo pochi, obietterà qualcuno, anche a ragione: anche perché una mozione PLR del quale sono primo firmatario ne chiedeva 5, di milioni, mentre il Consiglio di Stato si limitava addirittura a uno. Quello sì, pochino pochino, e dunque raddoppiato dal parlamento in particolare grazie al lavoro del relatore Matteo Quadranti.
Una volontà di agire in maniera mirata che si ritrova anche in un altro atto parlamentare inoltrato questa estate da me e dal collega Alex Farinelli a nome del Gruppo PLR e che contiene altre proposte concrete: la creazione di un Tavolo della mobilità misto tecnico-politico; l’elaborazione di progetti di P&R alla frontiera, eventualmente anche su territorio italiano e finanziati dall’UE attraverso i programmi Interreg; la creazione di corsie di sorpasso privilegiate per un grado di occupazione del veicolo superiore a tre passeggeri, in modo da incentivare dinamiche più virtuose di condivisione dell’auto; l’introduzione in alcune zone di una congestion charge deducibile dalle tasse di circolazione. E ancora incentivi per il telelavoro (che permetterebbe anche di migliorare la conciliabilità fra vita familiare e vita professionale), come anche un’ottimizzazione della mobilità scolastica, ad esempio con una razionalizzazione del trasporto scolastico, un adeguamento degli orari scolastici per ridurre il congestionamento del traffico nelle ore di punta o la possibilità di stanziare sussidi ai Comuni per l’acquisto di mezzi di trasporto per allievi e per l’assunzione di personale addetto. Comuni che, evidentemente, devono essere ascoltati e coinvolti nella ricerca di soluzioni.
Di tanto in tanto il Dipartimento del Territorio porta avanti qualcuna di queste misure, ma la risposta del Governo è ancora attesa. Sarebbe meglio muoversi di più insieme, tendendo presente che il futuro è fatto non tanto di tasse, ma soprattutto di idee da concretizzare. Insieme.