Gioventù dibatte 2

Strutture sportive più aperte per i giovani

MOZIONE Per un Ticino all’altezza dei bisogni delle giovani generazioni

«È evidente che la pandemia ha peggiorato le vite dei giovani delle fasce più marginali e vulnerabili della società: non eravamo tutti sulla stessa barca». Sono le parole con le quali lo scorso 9 settembre 2022 Lorenzo Pezzoli (SUPSI), ha presentato i risultati della ricerca «Covid e salute mentale dei giovani».

L’attualità arricchisce ogni giorno questo punto di vista qualificato, fornendoci uno stillicidio di cifre:

  • secondo l’edizione 2023 «Barometro delle generazioni», relizzato dall’istituto Sotomo su un campione di poco meno di tremila persone in tutta la Svizzera, nel 2021 il 43% dei giovani tra i 18 e i 25 anni vedeva per sé un futuro (piuttosto) positivo, ma un anno dopo la percentuale è scesa al 19%;
  • un’indagine UNICEF sulla salute mentale, nel 2021, segnalava problemi per il 37% dei giovani svizzeri tra i 14 e i 19 anni. Solo il 3% degli intervistati dichiarava di essersi rivolto a professionisti, mentre quasi il 30% diceva di non averne mai parlato con nessuno;
  • nei due anni pandemici, le ospedalizzazioni legate a problemi psichici di ragazze e giovani donne, tra i 10 e i 24 anni, sono aumentate fino al 26%. Nel solo 2021, 458 ragazze di età compresa tra i 10 e i 14 anni sono state ricoverate in ospedale per autolesionismo o tentativi di suicidio – il 60% in più rispetto al 2020;
  • a livello svizzero, nel 2022 il volume di lavoro della linea telefonica di Pro Juventute è aumentato del 40%. È stato necessario allertare 161 volte i partner sanitari e la polizia per impedire un suicidio, quasi il triplo rispetto ai 57 casi del 2019;
  • in Ticino, dal 2018 al 2022, i ricoveri di «under 25» alla clinica psichiatrica Santa Croce di Orselina sono più che raddoppiati, da 112 a 231 (con un balzo da 28 a 63 fra i minorenni).
  • in precedenza, tra il 2012 e il 2018, il tasso di pazienti dai 0 ai 18 anni trattati in ambulatori del nostro Cantone da psichiatri o psicoterapeuti era aumentato del 42,7%, mentre quello di ospedalizzazione di questi pazienti era cresciuto del 27,7%.

Questi numeri descrivono una situazione estremamente preoccupante. Sono il ritratto di una generazione che – se non si inverte la tendenza – si troverà sempre più in difficoltà, anche dalle conseguenze più estreme. Come se questo già non bastasse, ricerche come il già citato «Barometro delle generazioni» mettono in evidenza che i diretti interessati percepiscono l’esistenza di un fossato che le divide dalle persone più adulte, rispetto alle quali si sentono nettamente sfavorite: un sentimento che non contribuisce di certo allo sviluppo di una società coesa.

Se da un lato le restrizioni decise durante la pandemia hanno permesso di gestire l’emergenza pandemica e salvare molte vite umane, dall’altra hanno colpito e penalizzato le fasce più giovani della popolazione, esacerbando difficoltà e debolezze, rendendo difficile o impedendo di maturare esperienze e vivere relazioni, gravando sulla salute mentale di adolescenti e giovani adulti.

Oggi più che mai, serve una politica giovanile che metta al centro il benessere delle future generazioni, per riossigenare il loro il gusto di vivere e la voglia di rispondere «sì» alla sfida di costruirsi una vita felice, attiva, sociale e indipendente, in un Cantone all’altezza dei bisogni delle giovani generazioni.

La politica ora deve dimostrarsi capace di attuare le necessarie contromisure, che non si limitino alla gestione dell’emergenza e all’intervento socio-sanitario, andando oltre alla repressione delle manifestazioni violente, al contenimento del disagio e all’azione dei pur necessari operatori sociali e di strada, lavorando a una politica giovanile a 360 gradi: un mosaico composto da tante tessere concrete e realizzabili.

Una delle politiche giovanili più efficaci e lungimiranti – guardando anche alle esperienze in Svizzera e altrove – è quella delle infrastrutture destinate alle esigenze e alle passioni delle ragazze e dei ragazzi. Parliamo di strutture sportive, ricreative e aggregative. Spazi di ritrovo, di scambio, di divertimento, di sfogo e di crescita fondamentali: non a caso in molti Paesi lo Stato ha deciso di investire in queste strutture o migliorare l’utilizzo di quelle già esistenti, poiché spesso offrono orari e tempi di utilizzo piuttosto ristretti.

Richiamiamo inoltre la risoluzione del Consiglio cantonale dei giovani del 2021, nella quale si notava una carenza di impianti sportivi dove praticare liberamente sport e parchi pubblici.

I sottoscritti Deputati, convinti dell’importanza di investire nei giovani, chiedono dunque al lodevole Consiglio di Stato di coinvolgere i principali attori interessati ed elaborare – sulla base di un’analisi della situazione attuale e di una comparazione quantitativa e qualitativa della situazione ticinese rispetto agli altri Cantoni – un piano di azione con l’obiettivo di garantire e migliorare le infrastrutture (sportive, ricreative e aggregative) a disposizione dei giovani nel nostro Cantone, suddividendo le misure a seconda delle competenze cantonali e comunali. Nel breve termine, si invita invece il lodevole Consiglio di Stato a emanare una direttiva cantonale per cui, in presenza di una minima richiesta, le strutture sportive, ricreative e aggregative di proprietà cantonale (campetti, aree di gioco, palestre eccetera) possano essere messi a disposizione di giovani e famiglie alla sera, nei fine settimana e giorni festivi, invitando i Comuni a comportarsi analogamente.

 Alessandro Speziali e Nicola Pini, a nome del Gruppo PLR

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Giornata cinema 2

La cultura come motore di progresso civile ed economico

In tempi di ristrettezze e manovre finanziarie, e viste le recenti proposte del Consiglio di Stato che presuppongono un’eventuale riduzione dei fondi SwissLos a disposizione di cultura e sport, vale forse la pena ribadire che la cultura non è un lusso, ma una necessità. È un motore non solo di progresso civile, di identità e di libertà, ma anche di progresso sociale ed economico. Un aspetto centrale, questo, direi perfino strategico, per un Cantone come il nostro che, in un tempo in cui le rendite di posizione economiche e turistiche si stanno assottigliando, deve sviluppare nuove attività e attrazioni, nuove professioni e nuovi canali di promozione regionale.

Sull’importanza della cultura e sul suo ruolo nello sviluppo sociale ed economico vi sono peraltro tante ricerche e tanti esempi, anche qui in Ticino. Basti pensare allo studio “L’impatto economico della cultura nel Canton Ticino”, promosso dal Cantone ed effettuato dal Bak Basel, secondo il quale ogni franco di sussidio pubblico genera 2.58 CHF di valore aggiunto nel Cantone Ticino. Cifra interessante, ma purtroppo al ribasso rispetto alla realtà. Se da un lato è positivo che ci sia stato uno studio sull’impatto sull’economia da parte della cultura, dall’altro è peccato che lo studio in questione si sia focalizzato solo su una parte di questo mondo, la fruizione, tralasciando un settore fondamentale come quello della creazione e della produzione delle arti sceniche, oltre al cinema anche teatro, danza, musica. Tenendo conto di questi settori, che mettono in moto una catena di attori economici, professionali e sociali, la cifra sarebbe ben superiore. Basti pensare all’evoluzione dei risultati della Ticino Film Commisison – che ho il piacere di presiedere (a titolo gratuito, come tante, troppe, persone, nell’ambito della cultura) – le cui spese generate sul territorio hanno conosciuto un’importante crescita: 1 milione di indotto nel 2015, 2 milioni nel 2017, 3 milioni nel 2019 e ben 5 milioni nel 2021. Cifre che, per restare nel cinema (ambito che conosco meglio, ma che rispecchia le tendenze della cultura più in generale), non possono che confermare il fatto che il fondo selettivo per la produzione gestito dalla Commissione cinema del Cantone debba essere aumentato, visto che dispone solo di meno di CHF 200’000 l’anno per accompagnare le produzioni ticinesi. Soldi che sono peraltro prelevati dai biglietti del cinema: un sistema di finanziamento non più attuale – viste le molte piattaforme createsi nel tempo per il consumo di film – che quindi andrà presto o tardi rivisto. Speriamo presto. E questo al di là dell’accettazione della “Lex Netflix”, approvata dal parlamento federale e dal popolo.

Sono in questo senso felice della strada imboccata da Locarno. Nel rapporto della Commissione municipale economia della Città di Locarno, da me presieduta in qualità di Municipale e Capodicastero Sviluppo economico e territoriale, fra le priorità strategiche è infatti stata individuata la cultura, e più in particolare l’audiovisivo. Il tema dello sviluppo dell’audiovisivo riveste infatti un ruolo centrale nello sviluppo socioeconomico cantonale, regionale e della Città: non solo permette di sfruttare e potenziare un punto di forza e di distinzione della regione a livello nazionale, ma consente anche di inserirsi in maniera proattiva in una tendenza, quella della digitalizzazione, che sta rivoluzionando società e mondo del lavoro, dando prospettive economiche e occupazionali importanti e rendendosi attrattivi per profili interessanti, quali artisti e giovani professionisti di numerosi settori, sia tecnici che creativi.

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