Gran Consiglio Intervento

Una schiarita nei rapporti tra Cantone e Comuni

Per il cittadino l’ente pubblico è uno solo e deve rispondere al meglio alle esigenze e alle aspettative della società, poco importa a che livello istituzionale; e questo ancor di più in un momento in cui la società è confrontata a una serie di importanti sfide, dal lavoro all’ambiente passando per la mobilità. Proprio per questo il parlamento cantonale – approvando il rapporto della Commissione gestione e finanze redatto da me e dal collega Agustoni – ha voluto dare un segnale distensivo e costruttivo ai Comuni fornendo una prima risposta all’iniziativa “Per Comuni forti e vicini al cittadino” sottoscritta da ben 62 Assemblee o Consigli comunali. Un segnale che si somma a quello di qualche settimana fa, quando approvando un emendamento (che ho firmato insieme ad Agustoni e Caverzasio) si è deciso di aumentare da 9 a 13.5 milioni l’importo versato annualmente ai Comuni nell’ambito della prospettata – ma referendata – riforma fiscale.

Ma torniamo alla decisione del Gran Gran Consiglio sull’iniziativa dei Comuni. Nel concreto abbiamo deciso da un lato di dimezzare il contributo richiesto ai Comuni da CHF 25 milioni a CHF 12.5 milioni l’anno per il 2020 e il 2021 e, dall’altro, di trattare definitivamente l’iniziativa dei Comuni nel 2021, quando il  Consiglio di Stato è tenuto a presentare una prima prima proposta concreta sulla riforma Ticino 2020. Con questa soluzione transitoria – condivisa da iniziativisti, Associazione comuni ticinesi e Consiglio di Stato – si è voluto a breve termine lasciare più risorse ai Comuni e rassenerare il clima e, a medio termine, favorire una discussione globale sui flussi tra Cantone e Comuni. Questo nella consapevolezza che non solo i rapporti finanziari e istituzionali tra enti locali vanno ben oltre il contributo di CHF 25’000’000 introdotto nel 2014 e contestato dall’iniziativa dei Comuni, ma soprattutto che è più che mai necessario chiarire, semplificare e ammodernare i flussi finanziari e di competenze tra questi due importanti livelli istituzionali. Attendiamo quindi con impazienza una prima concretizzazione della riforma Ticino2020; riforma strutturale di cui il nostro Cantone e i nostri Comuni hanno davvero bisogno e che, dopo vari tentativi e anni di lavoro, il Gran Consiglio – ma credo anche vari Consigli Comunali – vorrebbe vedere finalmente avanzare. Ci si metta al tavolo lasciando a casa pregiudizi e battaglie di posizione identificando l’architettura istituzionale migliore per rispondere al meglio a bisogni e attese della cittadinanza.

Leggi il rapporto commissionale

Guadagno per ogni Comune

 

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Supplenza SM

MOZIONE – Per l’introduzione di referenti interculturali circondariali o regionali a sostegno degli Istituti scolastici comunali

Negli ultimi anni il contesto sociale al quale è confrontato il mondo della scuola è mutato di molto, così come è cambiata la tipologia di allievi alloglotti che sono giunti in Ticino e, nello specifico, nelle scuole elementari: sempre più spesso siamo confrontati con bambini e famiglie che, oltre a non parlare la nostra lingua, hanno un backround culturale molto diverso dal nostro, possiedono un basso livello di scolarizzazione, hanno vissuto o subito violenze di ogni genere e si portano dentro traumi che possono compromettere l’apprendimento e ostacolare il processo d’integrazione (spesso i nuovi arrivati sono inseriti immediatamente nella classe di riferimento assieme agli altri compagni e per settimane faticano a capire che cosa stia succedendo attorno a loro, anche perché è molto difficile comunicare con loro anche su piccole questioni pratiche, oltre che per motivi strettamente linguistici anche per differenze culturali). Detto altrimenti le esigenze sono mutate e la situazione, quando si presenta, non può più essere affrontata unicamente con i corsi di lingua e l’intervento del docente di lingua e integrazione, ma necessita di interventi differenziati per preparare un graduale inserimento di tutti gli allievi alloglotti nelle classi regolari: per una buona integrazione scolastica di alcuni allievi alloglotti risulta infatti indispensabile un inserimento pianificato, coordinato e condiviso con gli operatori scolastici e con le famiglie. Nonostante le iniziative per ovviare a questa necessità non manchino – si pensi ad esempio alle collaborazioni con altri enti presenti sul territorio quali l’Agenzia DERMAN di SOS Ticino, il CAS Interculturalità e plurilinguismo nell’apprendimento presso il DFA e le “Linee direttive per gli allievi alloglotti”, senza naturalmente dimenticare le singole iniziative degli Istititi scolastici – sarebbe opportuno riflettere su come migliorare ulteriormente l’accoglienza e la gestione gli allievi alloglotti e delle loro famiglie, garantendo loro tutto il supporto necessario al fine di potersi integrare al meglio nel nostro tessuto sociale sotto il profilo scolastico, ma anche sotto il profilo sociale e culturale. Anche perché una presa a carico immediata e ben gestita potrebbe prevenire – o risolvere – situazioni di emarginazione, se non esclusione: si andrebbe infatti a intervenire incisivamente in supporto ai bambini alloglotti e alle loro famiglie sin dal loro arrivo (specialmente nei casi particolarmente delicati), provando a smorzare quelle disuguaglianze culturali, economiche, linguistiche e sociali che, se perennizzate, porteranno a situazioni difficili e anche onerose dal punto di vista sociale ma anche finanziario (costo ammortizzatori sociali). Si tratta dunque, da un punto di vista politico, di un investimento, e non di un costo.

I sottoscritti mozionanti chiedono quindi al Consiglio di Stato di attivarsi per rispondere a queste esigenze, in particolare per quanto riguarda le scuole comunali, più toccate da queste problematiche, mettendo a disposizione delle figure che possano fungere da supporto in particolare durante il periodo di inserimento scolastico dei bimbi e più in generale della famiglia nella nuova realtà, attivando e mettendo in rete le risorse disponibili sul territorio al fine di agevolare attivamente e da subito l’inserimento di queste famiglie e soprattutto di questi bambini alloglotti nel nostro tessuto scolastico, sociale e culturale, favorendone così l’integrazione. Un compito, questo, di ponte tra scuola e società, che va oltre gli aspetti scolastici, andando a sostenere i bambini alloglotti e le loro famiglie in svariati ambiti, tra i quali anche il disbrigo di pratiche amministrative o l’introduzione ad attività di vita quotidiana nel nostro Paese. Si potrebbe ad esempio – se del caso passando per un progetto pilota a livello circondariale – mettere a disposizione dei docenti, dei bambini alloglotti e delle loro famiglie o rappresentanti legali un Referente interculturale regionale o circondariale, ossia una figura di riferimento stabile su cui poter fare affidamento. L’introduzione di tale figura è peraltro già oggetto di riflessione da parte di alcuni Comuni, come ad esempio Locarno, o Ispettorati. Riteniamo però che – analogamente a quanto proposto per i docenti di lingua e integrazione – tale figura vada introdotta a livello sovracomunale, in modo non solo da ottimizzare risorse e competenze, ma anche di garantire sia una certa massa critica, sia una certa flessibilità operativa alla figura, che potrà intervenire laddove vi è realmente necessità. Questo anche nel solco del principio di armonizzazione, presente anche nei piani di studio, in modo da dare continuità al lavoro di sostegno anche in caso di traslochi fra Comuni della regione, evitando di dover ripartire ogni volta da zero.

Nicola Pini – Fabrizio Sirica

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