Tassa sul Sacco

Un sacco di energia

Quando le urne chiamano il cittadino deve rispondere. E non è sempre un compito facile. Da parte mia – seppur con qualche riserva – la decisione è presa e si concretizza in due SÌ, perché nessun amante della libertà – come sostanzialmente è il cittadino ticinese – può rifuggire la responsabilità, anche se comporta qualche sacrificio.

Una responsabilità che si ritrova nella generalizzazione – e non nell’introduzione! – della tassa sul sacco che si basa sul principio di causalità, secondo il principio “chi inquina paga” e “chi ricicla risparmia”, incentivando così una gestione dei rifiuti più razionale e oculata. Una responsabilità non solo ambientale, ma soprattutto una responsabilizzazione del cittadino, visto che le buone abitudini sono premiate. Che sia una politica efficace – anche se lo ammetto più impegnativa – lo si intuisce dal fatto che si va a toccare il portamonete, ma anche e soprattutto dall’esperienza maturata: i Comuni che hanno introdotto la tassa sul sacco hanno conosciuto un aumento della raccolta differenziata del 20% (media degli ultimi 5 anni) e una diminuzione del 30% dei rifiuti solidi urbani. Diminuzione che, con la nuova regolamentazione cantonale, è stimata al 15%. E a chi teme di pagare lo scotto, ricordo che per le fasce a basso reddito, gli anziani e le famiglie con bambini piccoli i Comuni potranno se del caso prevedere delle facilitazioni, come è giusto che sia.

Un SÌ di responsabilità anche per la Strategia energetica 2050: anche in questo caso in favore dell’ambiente, certo, ma anche di una delle (poche) ricchezze del nostro Cantone, l’acqua, un settore strategico e fondamentale in termini di approvvigionamento energetico e di posti di lavoro. In Ticino non abbiamo il vento del nord o il sole del sud, ma abbiamo l’acqua: il vero oro di cui disponiamo e che dobbiamo sostenere e valorizzare; anche perché, oggi come oggi, l’idroelettrico è in difficoltà a causa dei costi di produzione fuori mercato. La strategia energetica proposta dal Consiglio federale fornisce una prima – seppur lieve – risposta al problema, iniettando risorse finanziarie nell’idroelettrico (per il Ticino si stimano 5 milioni di entrate in più). La graduale uscita dal nucleare, inoltre, metterà l’idroelettrico nella condizione di giocare un ruolo importante, grazie in particolare alla sua flessibilità che permetterà di compensare le oscillazioni sia delle nuove energie rinnovabili, sia delle importazioni dall’estero, che sarebbe pericoloso ritenere garantite. Due scelte di responsabilità oggi, quindi, per garantire la libertà anche domani e dopodomani.

* Pubblicato sul Corriere del Ticino di oggi

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