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Gran Consiglio Intervento

Una schiarita nei rapporti tra Cantone e Comuni

Per il cittadino l’ente pubblico è uno solo e deve rispondere al meglio alle esigenze e alle aspettative della società, poco importa a che livello istituzionale; e questo ancor di più in un momento in cui la società è confrontata a una serie di importanti sfide, dal lavoro all’ambiente passando per la mobilità. Proprio per questo il parlamento cantonale – approvando il rapporto della Commissione gestione e finanze redatto da me e dal collega Agustoni – ha voluto dare un segnale distensivo e costruttivo ai Comuni fornendo una prima risposta all’iniziativa “Per Comuni forti e vicini al cittadino” sottoscritta da ben 62 Assemblee o Consigli comunali. Un segnale che si somma a quello di qualche settimana fa, quando approvando un emendamento (che ho firmato insieme ad Agustoni e Caverzasio) si è deciso di aumentare da 9 a 13.5 milioni l’importo versato annualmente ai Comuni nell’ambito della prospettata – ma referendata – riforma fiscale.

Ma torniamo alla decisione del Gran Gran Consiglio sull’iniziativa dei Comuni. Nel concreto abbiamo deciso da un lato di dimezzare il contributo richiesto ai Comuni da CHF 25 milioni a CHF 12.5 milioni l’anno per il 2020 e il 2021 e, dall’altro, di trattare definitivamente l’iniziativa dei Comuni nel 2021, quando il  Consiglio di Stato è tenuto a presentare una prima prima proposta concreta sulla riforma Ticino 2020. Con questa soluzione transitoria – condivisa da iniziativisti, Associazione comuni ticinesi e Consiglio di Stato – si è voluto a breve termine lasciare più risorse ai Comuni e rassenerare il clima e, a medio termine, favorire una discussione globale sui flussi tra Cantone e Comuni. Questo nella consapevolezza che non solo i rapporti finanziari e istituzionali tra enti locali vanno ben oltre il contributo di CHF 25’000’000 introdotto nel 2014 e contestato dall’iniziativa dei Comuni, ma soprattutto che è più che mai necessario chiarire, semplificare e ammodernare i flussi finanziari e di competenze tra questi due importanti livelli istituzionali. Attendiamo quindi con impazienza una prima concretizzazione della riforma Ticino2020; riforma strutturale di cui il nostro Cantone e i nostri Comuni hanno davvero bisogno e che, dopo vari tentativi e anni di lavoro, il Gran Consiglio – ma credo anche vari Consigli Comunali – vorrebbe vedere finalmente avanzare. Ci si metta al tavolo lasciando a casa pregiudizi e battaglie di posizione identificando l’architettura istituzionale migliore per rispondere al meglio a bisogni e attese della cittadinanza.

Leggi il rapporto commissionale

Guadagno per ogni Comune

 

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Supplenza SM

MOZIONE – Per l’introduzione di referenti interculturali circondariali o regionali a sostegno degli Istituti scolastici comunali

Negli ultimi anni il contesto sociale al quale è confrontato il mondo della scuola è mutato di molto, così come è cambiata la tipologia di allievi alloglotti che sono giunti in Ticino e, nello specifico, nelle scuole elementari: sempre più spesso siamo confrontati con bambini e famiglie che, oltre a non parlare la nostra lingua, hanno un backround culturale molto diverso dal nostro, possiedono un basso livello di scolarizzazione, hanno vissuto o subito violenze di ogni genere e si portano dentro traumi che possono compromettere l’apprendimento e ostacolare il processo d’integrazione (spesso i nuovi arrivati sono inseriti immediatamente nella classe di riferimento assieme agli altri compagni e per settimane faticano a capire che cosa stia succedendo attorno a loro, anche perché è molto difficile comunicare con loro anche su piccole questioni pratiche, oltre che per motivi strettamente linguistici anche per differenze culturali). Detto altrimenti le esigenze sono mutate e la situazione, quando si presenta, non può più essere affrontata unicamente con i corsi di lingua e l’intervento del docente di lingua e integrazione, ma necessita di interventi differenziati per preparare un graduale inserimento di tutti gli allievi alloglotti nelle classi regolari: per una buona integrazione scolastica di alcuni allievi alloglotti risulta infatti indispensabile un inserimento pianificato, coordinato e condiviso con gli operatori scolastici e con le famiglie. Nonostante le iniziative per ovviare a questa necessità non manchino – si pensi ad esempio alle collaborazioni con altri enti presenti sul territorio quali l’Agenzia DERMAN di SOS Ticino, il CAS Interculturalità e plurilinguismo nell’apprendimento presso il DFA e le “Linee direttive per gli allievi alloglotti”, senza naturalmente dimenticare le singole iniziative degli Istititi scolastici – sarebbe opportuno riflettere su come migliorare ulteriormente l’accoglienza e la gestione gli allievi alloglotti e delle loro famiglie, garantendo loro tutto il supporto necessario al fine di potersi integrare al meglio nel nostro tessuto sociale sotto il profilo scolastico, ma anche sotto il profilo sociale e culturale. Anche perché una presa a carico immediata e ben gestita potrebbe prevenire – o risolvere – situazioni di emarginazione, se non esclusione: si andrebbe infatti a intervenire incisivamente in supporto ai bambini alloglotti e alle loro famiglie sin dal loro arrivo (specialmente nei casi particolarmente delicati), provando a smorzare quelle disuguaglianze culturali, economiche, linguistiche e sociali che, se perennizzate, porteranno a situazioni difficili e anche onerose dal punto di vista sociale ma anche finanziario (costo ammortizzatori sociali). Si tratta dunque, da un punto di vista politico, di un investimento, e non di un costo.

I sottoscritti mozionanti chiedono quindi al Consiglio di Stato di attivarsi per rispondere a queste esigenze, in particolare per quanto riguarda le scuole comunali, più toccate da queste problematiche, mettendo a disposizione delle figure che possano fungere da supporto in particolare durante il periodo di inserimento scolastico dei bimbi e più in generale della famiglia nella nuova realtà, attivando e mettendo in rete le risorse disponibili sul territorio al fine di agevolare attivamente e da subito l’inserimento di queste famiglie e soprattutto di questi bambini alloglotti nel nostro tessuto scolastico, sociale e culturale, favorendone così l’integrazione. Un compito, questo, di ponte tra scuola e società, che va oltre gli aspetti scolastici, andando a sostenere i bambini alloglotti e le loro famiglie in svariati ambiti, tra i quali anche il disbrigo di pratiche amministrative o l’introduzione ad attività di vita quotidiana nel nostro Paese. Si potrebbe ad esempio – se del caso passando per un progetto pilota a livello circondariale – mettere a disposizione dei docenti, dei bambini alloglotti e delle loro famiglie o rappresentanti legali un Referente interculturale regionale o circondariale, ossia una figura di riferimento stabile su cui poter fare affidamento. L’introduzione di tale figura è peraltro già oggetto di riflessione da parte di alcuni Comuni, come ad esempio Locarno, o Ispettorati. Riteniamo però che – analogamente a quanto proposto per i docenti di lingua e integrazione – tale figura vada introdotta a livello sovracomunale, in modo non solo da ottimizzare risorse e competenze, ma anche di garantire sia una certa massa critica, sia una certa flessibilità operativa alla figura, che potrà intervenire laddove vi è realmente necessità. Questo anche nel solco del principio di armonizzazione, presente anche nei piani di studio, in modo da dare continuità al lavoro di sostegno anche in caso di traslochi fra Comuni della regione, evitando di dover ripartire ogni volta da zero.

Nicola Pini – Fabrizio Sirica

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Foto Isole di Brissago

Rilanciamo le Isole di Brissago!

Nuova partenza, oggi, per le Isole di Brissago: ieri il Gran Consiglio ha infatti approvato il rapporto – relatori io e il collega Bruno Storni – sia per l’acquisizione integrale delle Isole da parte del Cantone (finora in proprietà condivisa con i comuni di Ascona, Ronco sopra Ascona e Brissago), sia per  lo stanziamento di un credito di 3.8 milioni di franchi per i primi investimenti urgenti e per la progettazione di altre misure di rilancio. Una bella notizia per il nostro Cantone, il nostro territorio ma anche la nostra economia (turistica). Assicurare un futuro alle Isole di Brissago, renderle più attrattive per il grande pubblico (sia locale che turistico) preservandone al contempo la ricchezza naturalistica è sicuramente un obiettivo da perseguire per l’ente pubblico, garantendo una gestione amministrativa, finanziaria e strategica il più possibile efficiente ed efficace.

Sarà ora importante – come peraltro evidenziato da un’indagine di mercato del 2015 effettuata da Jannuzzi Smith – migliorare l’offerta e il posizionamento del “prodotto Isole” nel panorama turistico della regione: la conoscenza delle Isole e la possibilità di visitarle deve diventare, per chi raggiunge il Locarnese, un fattore inevitabile. E questo basandosi sui fattori di forza rispetto alla concorrenza: (1) il valore puramente botanico, (2) la qualità e quantità di quanto offre la regione tutta (dintorni), (3) la straordinaria capacità di conservare aspetti naturalistici “selvaggi” e non mediati (natura) e infine (4) la magnifica relazione con il lago. Analisi di mercato che, fra i punti di debolezza con importanti margini di miglioramento, identifica l’accessibilità, la struttura, la ristorazione, lo shop, la attività extra e l’immagine: tutti aspetti sui quali lavorare e che possono trasformare le Isole in un propulsore turistico ed economico. Evidentemente, oltre agli aspetti logistici affrontati da Consiglio di Stato e Gran Consiglio, andrà elaborata una vera propria strategia di rilancio, comprensiva di nuovi prodotti e nuove offerte turistiche, culturali, scientifiche e didattiche, come anche di una grande promozione e infine di collaborazioni e sinergie con il territorio circostante, dalle strutture di accoglienza del Locarnese ad altre importanti realtà cantonali come il Monte Verità e il Museo di Storia naturale.

Leggi il rapporto approvato oggi dal Gran Consiglio

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Bellinzona: riunione commissione della gestione

MOZIONE – Futura “cittadella della gioventù” e sistemazione Via Chiesa a Locarno

Il comparto scolastico Peschiera-Morettina a Locarno è un condensato di gioventù. Scuola dell’infanzia, elementare, media, liceo e scuole professionali; alle quali aggiungere una palestra tripla e una doppia, dei parchi giochi, un campo da calcio e il Palexpo (ex-Fevi). Un comparto in piena e positiva evoluzione: dai ragionamenti sul polo fieristico-congressuale e la prospettata modifica di Piano Regolatore (per il comparto sud – settore 4) al Masterplan sul comparto promosso dal Cantone con il coinvolgimento del Comune, passando da un potenziamento del trasporto pubblico previsto dal 2021 (con la linea diretta Locarno e Ascona). Uno sviluppo sicuramente positivo e da perseguire con forza, in vista di quella che potrà diventare, nel prossimo decennio, una vera e propria “cittadella della gioventù”, dove le esigenze di scuola e tempo libero, come anche di didattica e turismo, sappiano interagire e integrarsi in modo armonioso tra di loro e nello spazio. In questo senso saranno naturalmente da verificare, nel processo pianificatorio dell’intera area, le varie opportunità sinergiche tra esigenze cantonali e cittadine, sia per la realizzazione e l’utilizzo di spazi ricreativi/sportivi, sia per il rinnovo di Palexpo e palestre esistenti (liceo, scuole medie e scuole professionali).

In attesa del consolidamento di questa visione futura e della formalizzazione delle auspicate sinergie, come anche a seguito della ristrutturazione del nuovo padiglione scolastico Morettina e dei relativi spazi esterni (lavori in ultimazione) e dell’imminente realizzazione della nuova passerella ciclabile sul fiume Maggia (in sostituzione dell’attuale pista che dal 2021 sarà destinata al trasporto pubblico), i sottoscritti Deputati ritengono importante procedere a breve con un rapido e fattivo miglioramento di un punto del comparto – la strada di Via Chiesa (strada che passa davanti alla Morettina e al Liceo cantonale) – che presenta diverse criticità, anche a livello di sicurezza. In particolare si propone al Consiglio di Stato di ripensare quel tratto di strada cantonale, introducendo una migliore moderazione del traffico laddove vi è l’attraversamento pedonale (in provenienza dalla fermata del trasporto pubblico davanti al Palexpo) e, dal lato edifici scolastici, un abbellimento urbano (tramite un viale alberato) e soprattutto una pista ciclabile separata dal percorso pedonale e dalla careggiata veicolare (anche in complanarità tra ciclopista e carreggiata con la separazione in paletti e striscia gialla continua). Tale operazione – non in contraddizione ma in linea con gli intendimenti futuri – migliorerebbe notevolmente la sicurezza degli utenti (in particolari allievi), permetterebbe una riqualifica dello spazio urbano completando i citati lavori alla Morettina e, non da ultimo, svilupperebbe ulteriormente la mobilità lenta dando continuità alla prospettata passerella ciclabile sul fiume Maggia. E questo, come detto, nello spirito di quanto previsto dal Masterplan in elaborazione, che prevede di riconsiderare la viabilità esistente con l’obiettivo di promuovere la mobilità lenta.

I sottoscritti deputati, convinti dell’importanza strategica presente e futura del comparto scolastico Peschiera-Morettina a Locarno, chiedono dunque al lodevole Consiglio di Stato

  • di consolidare in sinergia con la Città la visione del futuro comparto volta a realizzare un vero e proprio polo della gioventù e
  • di procedere – a margine dell’ultimazione dei lavori di ristrutturazione della Morettina e della realizzazione della passerella ciclabile sul fiume Maggia – a una riqualifica di via Chiesa a Locarno volta a migliorarne fruibilità e sicurezza (pista ciclabile, viale alberato e messa in sicurezza del passaggio pedonale).

Nicola Pini – Bruno Buzzini – Paolo Caroni – Fabrizio Sirica

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Ripensare la mobilità

Qualche giorno fa ho avuto il privilegio di partecipare a Berna alla prima conferenza nazionale sulla mobilità, dove oltre 300 esperti in rappresentanza di mondo economico, scientifico, associativo e politico hanno riflettuto sul futuro del settore; l’ho fatto in particolare portando la voce del Ticino nella tavola rotonda politica che ha seguito l’intensa giornata di approfondimenti. Chiaro a tutti, e tutti concordi, che la mobilità del futuro sarà multimodale, automatizzata, condivisa ed ecologica; come anche il fatto che l’ormai vecchia opposizione tra trasporto pubblico e individuale – o tra gomma e ferrovia – è superata dall’arrivo non solo della mobilità lenta (bici, monopattini) ma anche di quella che potremmo chiamare la “mobilità condivisa”(car sharing, bike sharing, piattaforme di condivisione) che spinge sempre più persone verso quella multimobilitàlodata in apertura del convegno dalla Consigliera Federale Simonetta Sommaruga. Da parte mia – oltre che presentare le specificità e le politiche del nostro Cantone, che tutti ben conosciamo – ho cercato di stimolare i presenti sul fatto che la parola centrale per la mobilità del futuro sarà quella di “coordinamento”: coordinamento tra mezzi di trasporto (ad esempio coniugando il carattere flessibile dell’automobile nelle regioni periferiche con l’efficienza del trasporto pubblico negli agglomerati); coordinamento tra infrastrutture sempre più efficienti che consentano fluidità e intermodalità; coordinamento tra livelli istituzionali (anche perché durante la giornata sono stati ribaditi più volte sia la necessità di ricercare soluzioni diverse, specifiche e su misura, sia l’importanza che devono giocare comuni, città e agglomerati nella definizione delle stesse); e infine coordinamento tra politiche pubbliche. La sfida della crescente domanda di mobilità, sommata a un aumento della popolazione, è infatti affrontabile solo con un approccio integrato che coinvolga anche le politiche legate allo sviluppo territoriale (densificazione e rilancio delle zone periferiche), all’urbanizzazione (con una ridefinizione dello spazio pubblico), al lavoro (flessibilità, lavoro da casa, spazi di co-working decentralizzati), alla formazione (ubicazione scuole, mense e differenziazione orari scolastici), alla ricerca e all’innovazione (efficienza energetica, mobilità elettrica, automazione, nuove misure digitali di gestione del traffico). Un approccio olistico, insomma. E questo con la consapevolezza che una totale libertà di movimento – senza regole né incentivi né limiti – possa non solo compromettere di fatto la reale libertà di muoversi (“rien ne bouge quand tout bouge”), ma anche avere delle pesanti conseguenze sull’ambiente di domani (si parla del 32% delle emissioni di CO2), e perciò delle misure di regolamentazione e pilotaggio – se proprio anche di limitazione della libertà personale – possano qui essere considerate anche in un’ottica liberale radicale. Insomma, se in passato la Svizzera ha saputo innovare, ora si trova nella possibilità di mantenere questa tradizione, lavorando non su una nuova cultura (al singolare) della mobilità sostenibile, ma piuttosto su nuove culture (al plurale) della mobilità sostenibile che permettano ad ognuno di trovare la propria via, con l’intento di trasformare lo spostamento da una perdita di tempo a un guadagno di tempo, per sé e per gli altri.

* Pubblicato sulla Regione di oggi.

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Bellinzona: riunione commissione della gestione

La storia infinita del collegamento A2-A13 del Locarnese: nuovi ritardi all’orizzonte?

Nuova e probabilmente non piacevole puntata concernente il tanto atteso, auspicato e necessario collegamento veloce per il Locarnese. Negli scorsi giorni l’Ufficio delle strade nazionali (USTRA) ha infatti pubblicato sulla piattaforma svizzera per i concorsi (SIMAP) un concorso per prestazioni in ingegneria relativo al progetto generale del citato collegamento; progetto generale che ricordiamo è già stato commissionato, finanziato e inviato alla Confederazione dal Cantone nel febbraio del 2019. In sostanza, il bando di concorso pubblicato lascia intendere che il progetto generale inviato loro debba essere ripreso, verificato e adeguato alla legge sulle strade nazionali:

2.2 Titolo dell’avviso di gara

N13 Nuovo collegamento Locarno – Bellinzona, adeguamento Progetto Generale (PG), concorso per prestazioni multidisciplinari (ingegneria civile, ambientale e traffico)

(…)

2.6 Descrizione dettagliata dei compiti

Oggetto del presente appalto sono le prestazioni di ripresa, la verifica e l’adeguamento del Progetto Generale

(denominazione secondo art. 10 OSN) del PG 2019 elaborato dallo Stato del Canton Ticino, così come

l’accompagnamento tecnico del Committente fino alla sua approvazione da parte del Consiglio federale.

In particolare si tratta di integrare nel PG 2019 le esigenze derivanti dalla LSN.

Per la fase di adeguamento del PG 2019 è previsto un budget di 25’000 ore, per la fase di accompagnamento è

previsto un budget supplementare di 5’000 ore”.

(…)

2.8 Durata del contratto d’appalto, dell’accordo quadro o del sistema dinamico di acquisizione

Inizio: 01.01.2020, Fino: 31.12.2021”.

Sembrerebbe quindi che il progetto presentato dal Cantone, denominato “Bozza verde”, sebbene condiviso politicamente necessiti di ulteriori approfondimenti e modifiche per renderlo compatibile a esigenze e direttive dell’Ufficio federale delle strade (USTRA), e questo verosimilmente con un’ulteriore dilatazione dei tempi di realizzazione dell’opera (tempo di aggiornamento dello studio almeno 2 anni, da sommarsi ai 3 anni già passati – come da programma – per la realizzazione del progetto generale). Tempo prezioso per il Locarnese e per il Cantone tutto; e questo anche per il fatto che fra le motivazioni della decisione del Cantone di anticipare il finanziamento del piano generale dell’opera (costo CHF 9’600’000) vi era quella di trovarsi pronti e ben piazzati al momento della decisione dei progetti prioritari da parte di Consiglio e Assemblea federale.

In breve: per i prossimi due anni si procederà all’adeguamento del progetto generale, in seguito vi sarà l’approvazione del Consiglio Federale, che richiederà circa un anno (fine 2022); seguirà la fase di progetto definitivo, ipotizzabile in un anno e mezzo, che ci porterà a metà 2024; aggiungendo ancora uno/due anni per la fase di appalti e – se teniamo per buoni i tempi di realizzazione indicati sul sito del Cantone – 8 anni per la costruzione, sarà difficile inaugurare la nuova infrastruttura – se tutto va bene – prima del 2033/34.

Fatte queste premesse, i sottoscritti Deputati – già relatori per la Commissione gestione e finanze del messaggio numero 7135 concernente la concessione di un credito di CHF 9’600’000.- per l’allestimento del piano generale del collegamento stradale A2-A13 – formulano al lodevole Consiglio di Stato le seguenti domande.

  • Come procede l’iter del progetto elaborato dal Cantone? L’obiettivo di essere pronti al momento delle decisioni di finanziamento a livello federale resta valido a mente del Consiglio di Stato?
  • Il Consiglio di Stato è a conoscenza della pubblicazione di questo bando di concorso da parte di USTRA e della necessità di rielaborare il progetto generale elaborato su mandato del Cantone? Se sì, quando e come ne è stato informato?
  • Il progetto non è stato allestito – come invece precisato nel messaggio governativo sul credito di progettazione (cfr. messaggio numero 7135) – secondo “la Legge federale sulle strade nazionali”? Quali sono gli elementi da “riprendere, verificare e adeguare alla legge sulle strade nazionali”? In che modo è stata coinvolta USTRA nella realizzazione del progetto sin qui elaborato?
  • Come si spiega la necessità di dover adeguare il progetto inviato a Berna, che era stato considerato positivamente dall’autorità cantonale e con il dichiarato coinvolgimento di USTRA?
  • Come valuta il Consiglio di Stato questo probabile ritardo e, più in generale, le tempistiche – verosimilmente ancor più diltate di quanto previsto – e le probabilità di realizzazione del tanto atteso collegamento veloce A2-A13?
  • In attesa dell’auspicato e necessario collegamento veloce, Il Consiglio di Stato si è interessato o intende interessarsi con USTRA per capire se la Confederazione interverrà per migliorare la situazione (drammatica) del traffico sul Piano di Magadino?

Nicola Pini e Fiorenzo Dadò (interrogazione parlamentare del 4 agosto 2019)

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Pini Piazza Grande

Grazie!

A volte in politica ci si sente soli, soprattutto quando ragioni con la tua testa e hai il coraggio delle tue idee. Invece ieri mi sono voltato e dietro di me eravate moltissimi: GRAZIE DI CUORE. “Lavoriamo” non era uno slogan, ma una promessa. Facciamolo insieme per altri quattro anni in Gran Consiglio.

Guarda i risultati delle Elezioni Cantonali 2019

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Intervento Congresso Cantonali 2019

Perché votare PLR?

A urne ormai aperte, ognuno di noi deve convincere nuovi elettori – al bar, sul bus o in spogliatoio – a votare PLR e lista numero 5. Ma perché farlo? Bisogna votare PLR perché abbiamo uno sguardo rivolto al futuro, lanciamo delle visioni e poi le concretizziamo: collegamento a internet in tutto il Cantone, telelavoro e co-working stanno ad esempio diventando realtà. Bisogna votare PLR perché il nostro Partito lavora con tutti coloro che vogliono trovare soluzioni, non importa chi siano. Bisogna votare PLR perché vogliamo adeguare politiche e istituzioni al mondo che cambia, senza dogmi o battagliedi retroguardia, opponendosi a quelli che “sono per una riforma, ma non ancora”; e perché per noi la dignità istituzionale è importante e non la sacrifichiamo per un po’ di popolarità. Bisogna votare PLR perché sappiamo che nulla è gratis e tutto ha un costo che va soppesato; e perché prima di tutto c’è il lavoro. Bisogna votare PLR perché cerchiamo sempre una sintesi trai bisogni degli imprenditori e dei lavoratori, coscienti che gli uni non possono vivere senza gli altri e che la libertà è sia quella di fare che quella dai bisogni. Bisogna votare PLR perché vogliamo dare a tutti le stesse opportunità di partenza; e perché crediamo nella responsabilità individuale e sociale. Bisogna votare PLR perché quando parliamo di assistenza non ci limitiamo a dire che sono stranieri o lazzaroni o che è tutta colpa del mercato del lavoro: indaghiamo la realtà, spesso sfaccettata, e identifichiamo soluzioni puntuali (tipo nuove misure per dare una formazione ai giovani in assistenza, la cui maggioranza non ha un diploma). Bisogna votare PLR perché le nostre posizioni nascono da un confronto delle varie sensibilità che animano un partito interclassista e diffuso sul territorio come il nostro, con i suoi quasi 200 municipali e oltre 800 consiglieri comunali. Bisogna votare PLR perché noi vogliamo convincere e non piacere, proporre e non criticare.

* Editoriale Opinione liberale di oggi

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Onsernone da Gresso

Spazi decentralizzati sul territorio per dipendenti dell’amministrazione cantonale

Dando seguito alla mozione “Meno traffico e costi, più sviluppo, qualità di vita e migliore conciliabilità tra lavoro e famiglia grazie al telelavoro”, presentata da Nicola Pini e Natalia Ferrara, nel giugno del 2018 il Consiglio di Stato ha autorizzato l’avvio della fase sperimentale del progetto “Telelavoro in Amministrazione cantonale”che si estende sull’arco di un anno e che coinvolge una cinquantina di collaboratori, prevedendo la possibilità di lavoro a distanza svolto al domicilio del dipendente o in sede alternativa per una durata a partire da mezza giornata, fino a un giorno alla settimana, in base al grado d’occupazione. L’obiettivo del progetto pilota è quello di permettere una sperimentazione per approfondire e valutare la possibilità di introdurre, in futuro, un modello di lavoro complementare a quello in un ufficio lontano dal proprio domicilio che tenga in considerazione i temi della conciliabilità tra lavoro e famiglia, di una mobilità più sostenibile (riduzione spostamenti) e di una maggiore attrattiva delle regioni periferiche.

In attesa dei risultati della sperimentazione e – si pensa e spera – dell’implementazione di un sistema definitivo di telelavoro, con questa mozione si chiede al Consiglio di Stato di attivarsi per predisporre delle sedi decentralizzate – nei capoluoghi e nelle regioni periferiche – di proprietà del Cantone, o nei quali il Cantone è già in affitto, degli spazi o uffici a disposizione di funzionari che, saltuariamente o per un giorno fisso la settimana, possono utilizzarli per lavorare in un luogo più vicino al proprio domicilio. Ciò permetterebbe di rafforzare quanto intrapreso, offrendo un’ulteriore opzione a chi, per necessità o volontà, vorrebbe usufruire del telelavoro ma non da casa o deve rispettare determinati standard di sicurezza o confidenzialità. Un’opzione che, oltre alla messa a disposizione di spazi, implicherebbe unicamente di elaborare un sistema di gestione delle riservazioni delle postazioni per evitare che due persone lo stesso giorno abbiano l’idea di lavorare dalla medesima postazione.

Tale opzione potrebbe parzialmente rispondere anche alla richiesta, che torna periodicamente nell’agenda politica cantonale, di delocalizzare parte dell’amministrazione cantonale nelle zone periferiche, in particolare dove l’economia locale tende a stagnare (si vedano i vari atti parlamentari presentati al riguardo). Nel concreto: laddove non è possibile decentralizzare dei servizi cantonali nelle regioni periferiche, si può quantomeno mettere a disposizione dei funzionari che lì vivono degli spazi per poter lavorare saltuariamente.

I sottoscritti Deputati chiedono dunque al Lodevole Consiglio di Stato di predisporre nelle sedi decentralizzate di proprietà del Cantone, o nei quali il Cantone è già in affitto, degli spazi o uffici a disposizione di funzionari che, saltuariamente o per un giorno fisso la settimana, possono utilizzarli per lavorare in un luogo più vicino al proprio domicilio. 

Nicola Pini e Omar Terraneo

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Foto FLP

Il Malcantone merita di più

Ho letto con interesse l’articolo del collega Tiziano Galeazzi sull’ultimo numero di “Il Malcantone”, di cui riprendo il titolo, che condivido. Concordo anche sul fatto che la priorità politica per il Malcantone sia quella di togliersi le catene del traffico, trovandosi ora – e il Gran Consiglio lo ha recentemente ribadito – in una situazione di “soffocamento”(questo il termine utilizzato dal legislativo). La strada principale che da Ponte Tresa attraversa i comuni di Caslano e Magliaso fino ad Agno rappresenta infatti uno tra gli assi cantonali più sollecitati: oggi al Vallone d’Agno in un giorno feriale circolano in media 27’000 veicoli e tra le rotonde di Magliaso e della Magliasina se ne contano addirittura fino a circa 34’000; a ciò – ma non devo certo spiegarlo qui – si aggiungono i problemi di sicurezza riconducibili anche alla presenza del tracciato della Ferrovia Lugano-Ponte Tresa. Soluzioni miracolose, rapide e facilmente realizzabili non esistono: occorre ammetterlo anche a ridosso delle elezioni. Quel che si può fare, invece, è cercare di agire su più livelli senza perdersi in sterili polemiche – che in passato tanti progetti hanno affossato, portando al caos di oggi – e soprattutto senza paura di rompere qualche tabù. Al di là di interventi puntuali, vanno realizzate al più presto la Circonvallazione (forza!) e la rete Tram-Treno (dai!): per quest’ultima – come rilevato dal rapporto del Gran Consiglio da me redatto insieme al collega Caverzasio – bisognerà fare in modo che da un lato non intralci ulteriormente la mobilità privata e dall’altro che sia la più utilizzabile possibile. Sarà importante che per la sua entrata in funzione siano realizzati ampi parcheggi ai terminali, a Manno ma soprattutto a Ponte Tresa, con l’intento di trasferire più traffico transfrontaliero possibile da gomma a rotaia. Se necessario anche – e qui il Gran Consiglio ha rotto un tabù – finanziando con soldi nostri infrastrutture in Italia, se queste tolgono frontalieri dalla strada. Anche l’idea di riservare corsie preferenziali in dogana per chi condivide l’auto andrebbe poi approfondita, così come richiesto da un atto parlamentare; e bisogna continuare a lavorare sulla mobilità aziendale (per la quale abbiamo stanziato un fondo di 2 milioni).Sarà infine altrettanto necessario realizzare le due gallerie tra Agno e Ponte Tresa già inserite quale dato acquisito del Piano direttore cantonale: difficilmente si vedranno prima del 2030, ma dobbiamo portarci avanti e già iniziare a progettarle, così come fatto con il collegamento A2-A13 del Locarnese. Ciò che la politica decide oggi si vedrà solo dopo(dopo)domani: ma non per questo non è urgente agire.

Quanto al manco di progettualità evocato da Galeazzi, mi chiedo se non sia il caso che Comuni, Ente regionale per lo sviluppo, Organizzazione turistica regionale e Cantone lancino – sul modello di quanto si sta ad esempio facendo per le Valli del Locarnese – un piano di sviluppo regionale, tecnicamente denominato Masterplan. È vero, difficilmente questa ricerca di una visione di sviluppo condivisa e una serie di progetti coerenti e legati tra di loro potrà rientrare ufficialmente sotto il cappello della politica economica regionale, non essendo il Malcantone una regione “a basso potenziale di sviluppo”, ma non per questo il metodo non può essere seguito, o lo strumento non può rivelarsi un timone per navigare il mare in tempesta. Con l’obiettivo, che sia chiaro dall’inizio, non di produrre carta e documenti (ce ne sono già troppi), ma progetti sul territorio inseriti in una strategia globale. Mobilità, turismo, cultura, natura, qualità di vita sono infatti elementi che possono essere maggiormente valorizzati con una visione di insieme: ne sto facendo l’esperienza in Valle Onsernone. Il tutto anticipando un fenomeno, quello della digitalizzazione, che porta con sé grandi cambiamenti (e qualche paura), ma anche opportunità: lavoro da casa, nuove professioni, nuove modalità di erogare e beneficiare di servizi, nuove offerte. Un mondo insomma, da sfruttare e non da subire. Proprio perché sì, il Malcantone merita di più. Di più di parole e critiche poco costruttive.

* Opinione pubblicata sul periodico “Il Malcantone”, febbraio 2019

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