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Referendum contro il prezzo fisso del libro

Riuscito il referendum contro il prezzo fisso del libro!

Altro successo politico dei Giovani liberali radicali: dopo l’operazione Le pacche sulle spalle non bastano! che hanno visto la riuscita formale (12’102 firme) dell’iniziativa costituzionale – tutt’ora pendente in Gran Consiglio – per la realizzazione di una struttura multifunzionale per giovani problematici o che delinquono; e la concretizzazione da parte del Governo della petizione richiedente l’adesione al Concordato intercantonale per l’armonizzazione dei diritti per la concessione delle borse di studio (quasi 3’000 le firme raccolte); oggi a Berna sono state consegnate le firme per il referendum contro il prezzo fisso del libro promosso dai Giovani liberali radicali svizzeri unitamente ad altre organizzazioni politiche.

Lo scopo del referendum è quello di evitare un aumento dei prezzi dei libri sulle spalle di studenti e consumatori. A seguito dell’approvazione della nuova legge, infatti, i prezzi dei libri vengono fissati dagli editori o dagli importatori e sono vincolanti: sono ad esempio proibiti sconti superiori al 5%. Se la misura si prefigge – legittimamente! – di proteggere il libro quale bene culturale, l’effetto concreto sarebbe invece non solo quello di rendere più difficile l’acquisto di libri in Svizzera a causa di un rincaro dei prezzi, ma anche di incoraggiare gli acquisti all’estero su internet.

Ascolta l’intervista su Radio Fiume Ticino: http://www.radioticino.com/podcast_archive.asp?idsezione=1&data=20110705#

Leggi la dichiarazione su la Regione (6 luglio 2011)

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Candidato al Consiglio Nazionale!

Le ragioni di una scelta

(discorso pronunciato davanti al Comitato cantonale del PLRT il 9.6.2011)

Caro Presidente,
Caro Presidente della Commissione cerca,
Care Amiche, Cari Amici liberali radicali;

la prima ragione alla base della mia decisione di dare la disponibilità a figurare sulla lista del PLR alle prossime elezioni federali risiede nel sincero interesse e nella profonda passione che nutro per la politica federale: una passione nata negli anni universitari – gli anni degli appassionati e appassionanti dibattiti sui grandi ideali – e coltivata nei 3 anni trascorsi in seno al comitato direttivo dei Giovani liberali radicali svizzeri (GLRS) e alle Assemblee dei delegati del Partito Svizzero; una passione legata però a anche alla consapevolezza che solo un’attiva e attenta partecipazione alla vita politica federale permetterà al Ticino di difendere i propri interessi.

Una seconda motivazione scaturisce invece da una constatazione amara: il crescente scollamento fra i giovani e la politica; una politica spesso ritenuta distante, complessa e, quel che è peggio, anche inutile. Beh, io la penso diversamente, ho un’altra concezione della politica e in questa campagna voglio ribadirlo con forza. Con la mia candidatura sogno – e il movimento giovanile del PLR, già al lavoro indipendentemente dalle ipotesi di candidature, sogna – un riavvicinamento del PLR ai ventenni e ai trentenni.
➢ Insieme sogniamo di convincere queste persone della bontà dei principi, delle idee e delle proposte di liberali radicali;
➢ insieme sogniamo di convincere queste persone della bontà di una politica in equilibrio fra idealismo e pragmatismo, una politica “pragmaticamente utopica”.
➢ Ma insieme sogniamo soprattutto di convincere queste persone del piacere di partecipare alla vita politica, del piacere di fare politica, della bellezza di manifestare la propria opinione, indipendentemente da età, formazione o professione.

Terza motivazione – la più importante ma forse la più trascurata – perché – proprio come tutti voi – credo nei valori fondamentali di libertà, responsabilità e solidarietà. Grazie per l’attenzione.

Guarda il servizio del Quotidiano

Leggi l’intervista su www.ticinolibero.ch


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Bicameralismo alla ticinese

Interesse generale e interesse locale:e se introducessimo il bicameralismo?

Nicola Pini, presidente Giovani liberali radicali ticinesi

(Pubblicato in Corriere del Ticino, 11 ottobre 2010, p. 2)

Interesse locale o interesse cantonale: questo è il problema” avrebbe potuto affermare William Shakespare se solo fosse vissuto nel Ticino contemporaneo e si fosse occupato di politica anziché di letteratura. Anche al più umile degli osservatori, seppur privo del genio dell’autore inglese, balza infatti agli occhi come la tensione fra interesse generale – in questo caso cantonale – e interessi particolari – siano essi locali o regionali – sia una costante della politica alle nostre latitudini. Una tensione inevitabile, ma paradossalmente legittima, che si manifesta con cristallina evidenza nell’attività parlamentare: tra i deputati al Gran Consiglio, infatti, non mancano certo rappresentanti regionali e comunali.

La rappresentanza regionale nel legislativo ticinese è cosa voluta e garantita: la maggior parte dei partiti, infatti, regola i suoi eletti tramite il tradizionale meccanismo dei circondari elettorali, un espediente formale adottato allo scopo di assicurare un’adeguata e proporzionata distribuzione territoriale dei propri deputati. La rappresentanza comunale – intesa quale istituzione, il Comune – è invece frutto di una variabile meno controllabile, quella elettorale: in Gran Consiglio siedono così una decina di sindaci (più o meno il numero di donne presenti nello stesso parlamento), ai quali occorre aggiungere un’altra decina di municipali per un totale di una ventina di membri di esecutivi comunali, vale a dire più del 22% del totale dei deputati (una percentuale di poco superiore a quella degli avvocati, per intenderci). Una massiccia presenza che, seppur legittimamente, non è esente da conseguenze politiche. Si veda, in questo senso, la discussione sulla revisione della Legge sull’approvvigionamento elettrico (LAEl), che ha visto alcuni deputati scendere in trincea per contrastare la proposta del Governo di dimezzare – secondo il più classico dei compromessi elvetici – una tassa sull’energia elettrica riscossa dai Comuni (la detta privativa): battaglia conclusasi sì con l’abolizione di quest’ultima, ma con la contemporanea istituzione di un’altra tassa – non dimezzata! – sull’utilizzo del suolo pubblico. Vittoria! Non per il cittadino, però, il quale non vede diminuire i costi dell’elettricità.

Si pone qui quello che potrebbe essere definito il dilemma del parlamentare: il deputato cantonale nell’esercizio del suo mandato deve portare avanti le rivendicazioni del proprio comune e della propria regione, oppure deve pensare unicamente agli interessi di tutto il Cantone, cercando poi di persuadere i suoi conterranei della bontà di un’eventuale decisione contraria al suo luogo di provenienza? I due approcci, come detto, sono entrambi a loro modo legittimi. Da qui la mia provocazione: perché non istituire anche in Ticino, analogamente a quanto avviene a livello federale, un sistema bicamerale con una camera del popolo e una delle regioni o dei comuni, riproponendo dunque su scala cantonale la differenziazione tra Consiglio Nazionale e Consiglio agli Stati? Perché non dividere i 90 granconsiglieri, immaginando da una parte i 60 rappresentanti del popolo, rivolti tendenzialmente al perseguimento dell’interesse generale, e dall’altra invece i 30 rappresentanti dei Comuni e delle Regioni – magari sfruttando ulteriormente i nascenti Enti regionali di sviluppo istituiti dalla Nuova politica regionale – tendenzialmente impegnati nella difesa degli interessi particolari? Sperando evidentemente che la navetta – così si chiama la spola fra le Camere di un argomento sul quale non c’è convergenza – non faccia naufragare i dossier più importanti, o che questi non conducano sistematicamente a un’eventuale seduta plenaria – la conferenza di conciliazione a livello federale – che ricondurrebbe all’esatto punto di partenza. Sono, questi, due rischi concreti: vale la pena correrli? Al lettore l’ardua sentenza.

Nel frattempo non resta che affidarci e fidarci dell’onestà intellettuale e della (buona) coscienza politica dei deputati eletti, ricordando comunque loro che gli interessi particolari si difendono innanzitutto perseguendo l’interesse generale: solo così, infatti, un politico può acquisire la statura e l’autorevolezza necessarie per superare il dilemma del parlamentare, mettendosi nella posizione di poter votare coscienziosamente e liberamente seguendo la propria convinzione e agendo politicamente di conseguenza, scegliendo dunque di volta in volta se difendere in parlamento l’interesse particolare oppure se persuadere i propri concittadini della necessità dell’interesse generale a scapito di quello particolare.

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“TGV Suisse”

TGV Suisse : la nuova frontiera della mobilità

Nicola Pini, Presidente GLRT e membro del comitato direttivo dei GLRS

(Pubblicato in Opinione Liberale, 8 ottobre 2010)

Non sono rari i rimproveri di scarsa fantasia e di poca lungimiranza rivolti ai politici e in particolare ai movimenti giovanili, ritenuti meno propositivi, meno idealisti e per certi versi meno sognatori e visionari di quanto lo erano una volta. Forse. Peccato però che, durante l’assemblea dei delegati del Partito liberale radicale svoltasi a Lugano sabato 26 giugno, i Giovani liberali radicali svizzeri siano riusciti nell’intento di far adottare, nell’ambito di un documento startegico sulla politica energetica e ambientale, un concetto – quello del « TGV Suisse » – che più ambizioso non si può. In breve, si intende chiedere al Consiglio federale di elaborare un progetto di costruzione di linee ferroviarie ad alta velocità in Svizzera, garantendo non solo i collegamenti sugli assi Ginevra-San Gallo e Basilea-Chiasso – la croce federale della mobilità – ma allacciandosi alla rete europea ad alta velocità: un progetto talmente a lungo termine da dover essere spalmato sui prossimi 40 anni e finalizzato in un ipotetico Ferrovia 2050. Lugano – Milano : 30 minuti ; Lugano – Zurigo : 1 ora ; Lugano – Losanna : 1 ora e 55. Un sogno per la metà degli svizzeri (vale a dire i possessori di un abbonamento metà prezzo), per molti lavoratori, per ogni giovane studente universitario, per qualche innamorato. Un sogno, certo, ma concreto, in quanto fondato su uno studio effettuato nientemeno che dal Politecnico federale di Losanna (cfr. Daniel Mange, Plan Rail 2050, Le savoir suisse, PPUR, Lausanne, 2010).

Siamo ad una svolta nella politica della mobilità, perché per la maggior parte dei trasporti pubblici la velocità di percorrenza non è più concorrenziale, mentre alcune tratte sono decisamente sovraccaricate e lo saranno sempre di più se si pensa che nei prossimi 15 anni è previsto un raddoppio dei passeggeri: anche qui, le pacche sulle spalle non bastano, bisogna agire anticipando i tempi. Tale progetto comporterebbe non solo un miglioramento della qualità dei trasporti, ma sarebbe anche utile per la piazza economica svizzera – arricchita da rapide connessioni che facilitano i legami interni e incentivano l’entrata di clienti esterni – e rappresenterebbe un rafforzamento della coesione nazionale : chissà che, raccorciando la distanza temporale tra Bellinzona e Berna, non diminuisca anche quella politica.

Resta aperta, evidentemente, la questione del finanziamento, in quanto i costi sono stimabili, molto approssivamente, tra i 75 e gli 85 miliardi di franchi, quasi due miliardi all’anno per i prossimi quarant’anni. E per questo che, evidentemete, serviranno più fonti : oltre alla formula del PPP (Partenariato pubblico e privato), si potrebbe ricorrere anche metodi di finanziamento tradizionali, quali l’imposta sugli oli minerali o il budget ordinario della Confederazione. Ma ai soldi, ci pensino i grandi : i piccoli sperano, a volte sognano.

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Elezione in Consiglio federale: lettera alla capogruppo liberale radicale

Onorevole Presidente della frazione liberale radicale alle Camere, Gentile Signora Huber;

fra i tre temi chiave della legislatura, definiti dal PLR. I liberali nel corso dell’Assemblea dei delegati dell’aprile 2008, figura quello della coesione nazionale: ciò significa che il nostro Partito si è mostrato particolarmente attento alla storia e alla tradizione della Confederazione, nata e sviluppatasi non come comunità omogenea dal profilo culturale, linguistico o religioso, ma come “Willensnation”. Si presenta ora una ghiotta occasione per una perlomeno parziale concretizzazione di quanto formulato a livello programmatico: è infatti secondo noi giunto il momento di proporre all’Assemblea federale, quale candidato al Consiglio federale, un rappresentante della terza area linguistica e culturale della Svizzera.

I Giovani liberali radicali ticinesi negli ultimi anni hanno avuto la possibilità di apprezzare il dottor Ignazio Cassis, sempre pronto a dispensare utili consigli e a fornire un sostegno concreto al movimento giovanile cantonale, che ne apprezza in particolare il modo di fare politica diretto, brioso, semplice e didattico che gli permette di raggiungere fasce della popolazione non sempre facili da coinvolgere, in particolare i giovani. Grande comunicatore, vicino alle Cittadine e ai Cittadini – si è dimostrato disponibile ed estremamente efficace durante la recente Iniziativa popolare costituzionale che ha portato GLRT a raccogliere oltre 12’000 firme in due mesi – Ignazio porterebbe nell’esecutivo federale una vitalità e una freschezza che potrebbero sfumare il crescente scollamento fra il Governo e la Cittadinanza. La sua esperienza professionale, inoltre, suggerisce che Ignazio ha tutte le carte in regola per essere un valido uomo di Stato: non solo il suo ruolo di medico cantonale gli ha permesso di lavorare a stretto contatto con il Consiglio di Stato ticinese, ma le sue altre esperienze lavorative – in particolare quelle accademiche – gli hanno permesso farsi apprezzare in tutte le regioni della Svizzera, imparando alla perfezione le lingue ufficiali ed entrando in contatto con le culture che compongono la Confederazione. Non è quindi un caso che Ignazio sia riuscito a inserirsi rapidamente nei meccanismi della politica federale, mostrandosi da subito un interlocutore competente non solo su temi di politica sociosanitaria.

Riteniamo che il candidato della Svizzera italiana abbia sempre dimostrato il coraggio delle sue idee, difendendole fino in fondo anche in situazioni scomode: lo ha fatto per esempio in occasione delle votazioni popolari riguardanti la medicina complementare e la politica delle droghe, ben sapendo che l’esito non gli sarebbe stato favorevole, ma conscio del fatto che un politico debba essere coerente nelle sue azioni e fedele alle proprie convinzioni anche contro il parere della maggioranza della popolazione. Ricordiamo in particolare il suo impegno durante la campagna che ha preceduto la votazione federale sulla depenalizzazione della canapa: Ignazio non si è limitato a difendere la propria tesi, ma si è impegnato in una vera e propria campagna di sensibilizzazione oggettiva sulla questione, soprattutto presso i giovani; azione peraltro apprezzata anche dai contrari. Perché, per Ignazio, prima di tutto viene il bene del Paese: è questo che ne fa un candidato solido al governo federale.

Convinti dunque che il candidato della Svizzera italiana sarebbe un ottimo Consigliere federale, la invitiamo a sottoporre al Gruppo parlamentare questa lettera, chiedendo che egli sia proposto all’Assemblea federale il prossimo 22 settembre.

Con cordiali e liberali saluti

Per i Giovani liberali radicali ticinesi, il Presidente

Nicola Pini

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Le pacche sulle spalle non bastano!

Per chi vuole e chi deve imparare…Le pacche sulle spalle non bastano!

Nicola Pini, presidente Giovani liberali radicali ticinesi

(Pubblicato in Corriere del Ticino, 9.6.2010)

 

I Giovani liberali radicali ticinesi hanno recentemente lanciato due raccolte di firme per altrettante proposte concrete a favore dei giovani: da una parte la realizzazione in Ticino di una struttura moderna e multifunzionale per giovani minorenni che delinquono; dall’altra l’adesione del Cantone al Concordato sulle borse di studio con il relativo consolidamento e perfezionamento del sistema di democratizzazione degli studi. Due proposte apparentemente opposte, ma unite dal fatto che i GLR – spinti da quel sano e ambizioso idealismo che deve contraddistinguere i giovani che si interessano alla cosa pubblica – intendono proporre un approccio globale alla politica giovanile; un approccio che si occupi globalmente di tutta la gioventù: sia di quella sana, laboriosa e dinamica formata da giovani che vogliono pedalare, tagliando pianure e scalando montagne; sia di quella più problematica – fortunatamente minore ma che non può essere abbandonata a sé stessa – composta da giovani che, invece, hanno forato o sono finiti fuori strada. Due categorie di persone certo diverse, alle quali però non si può negare un’opportunità per costruire o ricostruire il proprio futuro e per le quali Le pacche sulle spalle non bastano: non bastano per recuperare chi ha commesso un grave reato, non bastano per aiutare chi vuole studiare ma non possiede i mezzi finanziari per farlo. Per questi giovani – due facce della stessa medaglia, quella della nostra gioventù – servono strumenti concreti, tangibili ed efficaci: servono biciclette adeguate, come quelle proposte dagli (apprendisti) meccanici del movimento giovanile del PLR.

In Ticino mancano strutture per giovani problematici e il centro di contenimento sul tavolo del Consiglio di Stato è necessario ma non sufficiente: l’esempio degli altri cantoni – vale a dire l’esperienza più che positiva delle strutture multifunzionali a Ginevra e in Vallese, rispettivamente quella meno positiva a Friborgo, dove il solo centro di contenimento, a dire del Consiglio di Stato friborghese, risolve solo parzialmente il problema – mostra che la via giusta è quella di un centro multifunzionale, comprendente dunque anche una parte dedicata alla detenzione preventiva e all’esecuzione di pene e misure. Occorre pertanto acquistare una bicicletta e occorre prestare particolare attenzione alla completezza e all’efficacia del mezzo: sarebbe un peccato accorgersi fra qualche anno che, senza i pedali, è difficile viaggiare.

Allo stesso modo, il sistema delle borse di studio in Ticino è certo valido e necessario, ma può essere perfezionato: l’adesione all’accordo intercantonale non solo adeguerebbe l’assegno massimo al fabbisogno medio annuo di uno studente (gli attuali 13’000 CHF non bastano infatti a coprire i costi reali, stimati tra i 15 e i 18’000 CHF), ma renderebbe – con il passaggio del sistema di calcolo dal reddito imponibile a quello disponibile – la distribuzione delle borse di studio più corretta ed equa, consolidando così la democratizzazione degli studi che ha fatto – e ancora sta facendo – il benessere del nostro Paese.

Due proposte concrete che, se attuate e inserite in un’ottica di approccio globale, potrebbero costituire utili pezzi – oggi mancanti – grazie ai quali avvicinarsi all’ambita risoluzione di quel complesso puzzle che è la politica giovanile. I GLR ci provano, ma anche per loro…le pacche sulle spalle non bastano…servono firme!

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Le pacche sulle spalle non bastano!

Caro Stefano Franscini, un giovane liberale ti scrive…

(pubblicato in La Regione, 29.05.2010)

Caro Stefano Franscini;

c’è chi sostiene che, lanciando l’iniziativa popolare per la realizzazione in Ticino di una struttura multifunzionale per minori che delinquono, i Giovani liberali radicali ti abbiano tradito. Certo, chi l’ha affermato non si è preso il tempo di descrivere il reale oggetto dell’iniziativa GLR – che non è un carcere minorile, ma, appunto, una struttura moderna e multifunzionale – perché in quel caso avrebbe dovuto specificare che non si è in presenza di un approccio repressivo, fortunatamente superato, ma al contrario di un approccio finalizzato al recupero del minore problematico e alla preparazione del suo reinserimento sociale e lavorativo. Un approccio che, ne siamo convinti, rientra pienamente nello spirito fransciniano del dare un’opportunità e una formazione a tutti, anche a chi – per ragioni diverse – non ha avuto o non ha assorbito un’educazione improntata sulle basilari fondamenta del vivere quotidiano e di conseguenza va aiutato, non abbandonato a sé stesso o – se e quando c’è posto – spedito fuori Cantone in una sorta di moderno ostracismo.

Chi l’ha affermato ha inoltre omesso di spiegare che pene e misure, nell’ambito del diritto penale minorile, sono volte alla protezione e all’educazione del giovane: il distacco dalla società non è uno scopo, ma l’occasione per preparare il reinserimento del minore; non è un periodo di neutralizzazione o di reclusione, ma un periodo di riflessione e formazione. Perché, alla fine dei conti, essere istruiti è il miglior modo per essere liberi. Non stupisce quindi che, secondo le disposizioni di legge in vigore dal 2007, tale periodo debba essere eseguito in un istituto nel quale ad ogni minore viene garantito un sostegno educativo e formativo conforme, dove questi giovani non sono mai abbandonati a loro stessi e tutte le loro attività sono pianificate da personale formato e qualificato. Un istitituto, per farla breve, che in Ticino manca.

Chi ha cercato di farci litigare, Caro Stefano, si è perfino dimenticato di riferire che i Giovani liberali radicali allo stesso tempo hanno messo sul tavolo anche un’altra proposta, vale a dire una petizione volta a perfezionare e consolidare il sistema delle borse di studio, pilastro fondamentale della democratizzazione degli studi da te iniziata con l’istituzione della scuola pubblica.

Siamo quindi convinti, Caro Stefano, che sosterresti e firmeresti sia l’iniziativa popolare per la realizzazione di una struttura multifunzionale per minori che delinquono, sia la petizione che chiede l’adesione del Canton Ticino al Concordato sulle borse di studio. Quanto alle opposizioni che ci troviamo ad affrontare, immaginiamo cosa ci diresti: anche l’istituzione della scuola pubblica e obbligatoria è stata criticata da molti perché toglieva forza lavoro dai campi, ma non per questo l’idea di un’istruzione gratuita per tutti non era cosa buona e giusta.

Con stima e ammirazione.

Nicola Pini, presidente Giovani liberali radicali ticinesi

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Le pacche sulle spalle non bastano!

Lunedì 10 maggio 2010 i Giovani liberali radicali ticinesi (GLRT) hanno lanciato

  • un’iniziativa popolare che chiede la realizzazione in Ticino di una struttura multifunzionale per giovani problematici o che delinquono;
  • una petizione che chiede la ratifica dell’accordo intercantonale sull’armonizzazione dei criteri per la concessione delle borse di studio (Concordato sulle borse di studio).
  • Le due proposte si focalizzano sulla politica giovanile cantonale e intendono agire in due direzioni apparentemente opposte, ma che convergono sul fatto che i GLR si vogliono occupare di tutta la gioventù: da una parte i GLR vogliono sostenere la gioventù sana perfezionando e consolidando il sistema delle borse di studio (PER CHI VUOL CONTINUARE A PEDALARE), dall’altra i GLR vogliono occuparsi anche di quella parte – fortunatamente minore ma che non può essere abbandonata a sé stessi – che ha sbagliato e che necessita di strutture adeguate finalizzate al recupero e al reinserimento sociale e lavorativo del minorenne problematico (PER CHI È FINITO FUORI STRADA). L’azione di raccolta firme di iniziativa e petizione sono riunite sotto lo slogan Le pacche sulle spalle non bastano!: non bastano per chi ha sbagliato, non bastano per chi vuole studiare ma non ne ha i mezzi. Per queste persone, due facce della stessa medaglia, i GLR propongono biciclette adeguate.

    Guarda il dibattito di Contesto (LA1, RSI, 10 maggio 2010) tra Nicola Pini e Luigi Pedrazzini, Presidente del Consiglio di Stato e Direttore del Dipartimento delle Istituzioni

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    L’ora degli SMS

    Quale Ticino fra 20 anni?

    Nicola Pini – Presidente Giovani liberali radicali ticinesi

    (pubblicato su Opinione Liberale, 26.3.2010)

    Un Ticino contraddistinto da una scuola di qualità e accessibile a tutti che offra a chiunque gli strumenti per realizzare i propri sogni e per vivere da uomo libero, responsabile, felice e realizzato in una società aperta intellettualmente e sicura economicamente.

    Leggi tutti gli SMS

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    Nuova legge sulla statistica

    Una razionalizzante conquista democratica

    Nicola Pini, Presidente Giovani liberali radicali ticinesi (GLRT) 

    (pubblicato su rossoblu.ch, 10 marzo 2010)

     Dai tempi di Stefano Franscini – padre non solo della scuola pubblica ticinese, ma anche della statistica svizzera – molte cose sono cambiate, ma non tutte: la scienza statistica era ed è un bene pubblico o, per adottare una terminologia più attuale, un bene a destinazione pubblica. Attraverso il raccogliere, ordinare ed esporre in maniera scientifica dati e analisi della società, essa costituisce un oggettivo strumento di democrazia al servizio della collettività: se da una parte funge da indispensabile guida al buon governo, dall’altra rappresenta una fonte altrettanto utile alla critica dell’agire di quest’ultimo, iscrivendosi dunque a pieno titolo nella dialettica democratica. 

    Così intesa, la statistica pubblica non può che essere un’attività dello Stato e, di conseguenza, necessita di una base giuridica chiara, solida e attuale: in breve, di una legge-quadro essenziale e trasparente che formuli principi vincolanti e regole organizzative. Più concretamente, sono essenzialmente tre le ragioni che hanno spinto il Gran Consiglio ad approvare, su proposta del Dipartimento delle Finanze e dell’Economia (DFE), la nuova Legge cantonale sulla statistica: oltre al bisogno di rimediare all’incompleta, vetusta e ormai superata base legale cantonale (il decreto legislativo istituente l’Ufficio Cantonale di statistica risale al 1929), si è voluto rispondere alla crescente e sempre più articolata domanda di dati statistici da parte della società e, infine, controbilanciare la tendenza dell’Ufficio federale di statistica a privilegiare l’ottica nazionale e internazionale a scapito di quella regionale. La nuova legge – in vigore da oggi, unitamente al relativo regolamento – intende definire non solo i compiti della statistica pubblica – fornire alla collettività informazioni pertinenti, corrette e imparziali; accrescere il sapere degli individui; contribuire allo sviluppo di idee e alla ricerca di soluzioni – ma anche formalizzare i suoi pilastri fondamentali, quali l’indipendenza scientifica, l’imparzialità, la trasparenza, l’accessibilità, la protezione dei dati e le sanzioni per chi viola l’obbligo di informazione o di segretezza. Essa, inoltre, organizza e razionalizza la statistica cantonale, rafforzando la collaborazione e la posizione dell’Ufficio cantonale di statistica (USTAT) nei confronti dell’Ufficio federale di statistica e della Conferenza interregionale di statistica. Non vanno infine dimenticate, fra le novità introdotte dalla nuova legge, l’istituzione di un organo consultivo di indirizzo e di supervisione (la Commissione scientifica della statistica cantonale) e l’introduzione di un Programma pluriennale che permette al Consiglio di Stato di pianificare, di legislatura in legislatura, i contenuti e le risorse da attribuire a questa attività.

     Da queste innovazioni ci si attende un significativo contributo di crescita in termini di coerenza, efficienza e qualità della statistica pubblica cantonale; il tutto – evidentemente – al servizio del cittadino e del sano, pluralistico e democratico confronto di idee. 

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