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Scuola

Docenti motivati = scuola di qualità!

Oggi per moltissimi giovani è stato il primo giorno di scuola, il famoso primo lunedì: dalla scuola dell’infanzia al liceo, si tratta di un nuovo percorso, un nuovo viaggio in cui prende forma un rapporto stretto fra allievo e docente che va ben oltre la mera trasmissione del sapere. Se il ruolo dell’allievo vagamente lo conosciamo – tutti noi siamo stati a scuola – è più difficile immaginarsi quello del docente, anche perché si sente di tutto e di più sulla categoria, nel bene come nel male. Ascoltando i miei ex-colleghi di studi ora impegnati nell’insegnamento, però, deduco che sia un ruolo tutt’altro che scontato. Oggettivamente, gli oneri aumentano – sempre maggiori compiti e allungamento degli studi – mentre gli onori sprofondano: se un tempo ul sciur maestro era una sorta di istituzione vivente – il suo parere era autorevole e la saltuaria ramanzina era accompagnata da quella dei genitori – oggi sembra quasi che i docenti non solo siano tutti dei perfetti lazzaroni (fuchi, dice qualcuno), ma non possano nemmeno riprendere alcuni allievi senza scatenare l’ira dei genitori.

E se, come credo, una scuola di qualità è diretta conseguenza di un parco docenti motivato e di qualità, appare fondamentale sostenere, motivare e valorizzare tale categoria professionale. Come? Per alcuni tramite un aumento dei salari. Forse. Forse però anche attraverso lo scarico – tramite un accresciuto peso e ruolo delle direzioni – delle funzioni burocratiche e non legate all’insegnamento della materia, come anche all’introduzione di una cultura della formazione continua – magari tramite corsi organizzati dai docenti stessi e con riconoscimento finanziario o in termini di carriera per i partecipanti – o alla facilitazione di attività parallele di ricerca o divulgazione, le quali permetterebbe forse di accrescerne l’autorevolezza all’interno della società.

Il mio auspicio è infatti che i docenti riacquistino quel rispetto che meritano e che questi si dedichino anima e corpo al bene di ogni singolo giovane, trasmettendo l’importanza della corretta ortografia così come il rispetto per ogni compagno, insegnando i corretti calcoli da compiere e i valori che caratterizzano il nostro territorio: investiamo con intelligenza nell’intelligenza!

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Sans-papiers

Invisibili, ieri e oggi

Nel 1952, Ralph Ellison iniziò il suo unico romanzo con le parole “Io sono un uomo invisibile. No, non sono uno spettro come quelli che perseguitavano Edgar Allan Poe; non sono nemmeno uno dei vostri ectoplasmi nei film hollywoodiani. Io sono un uomo di sostanza, in carne e ossa, fibra e liquido – e può anche venir affermato che possiedo una mente. Vedi, io sono invisibile semplicemente perché le persone rifiutano di vedermi.”

L’agenzia di notizie AlertNet attraverso un inquietante articolo porta per qualche attimo l’attenzione sugli Invisibili di oggi, i cosiddetti sans-papiers, quelle persone che non hanno nazionalità, né diritti né futuro. Abitano il nostro stesso pianeta, ma sono privati di quelli che per noi sono diritti inalienabili: in un mondo di monete ballerine, processi glamour, carestie e attentati, quest’impressionante – sono oltre 15 milioni – porzione di umanità si barcamena nei centri rifugiati senza poter aprire un’attività, viaggiare, votare, appartenere…semplicemente essere. Non solo essi non costituiscono un problema prioritario, ma tecnicamente non esistono nemmeno: tutto questo, purtroppo, non nel 1952, anno in cui Ellison scrisse il suo romanzo, ma ancora oggi. Persone che, evidentemente, non possiamo far finta di non vedere: ben venga quindi l’iniziativa delle Nazioni Unite che, questo giovedì, lanceranno una campagna internazionale volta alla risoluzione di quella che sembra una formalità, ma in realtà non lo è affatto.

Un problema, quello dei sans-papiers, che non risparmia nemmeno la Svizzera: certo, non arriverei come propone qualcuno a sostenere la concessione collettiva e unica di un permesso di soggiorno per tutti, in quanto non si risolverebbe il problema (fra 10 anni un’altra concessione?) e soprattutto non si valuterebbero sufficientemente i singoli casi, ma occorre perlomeno dare la possibilità ai giovani che vivono in Svizzera senza nessuno statuto legale – si stima una cifra fra i 10’000 e i 20’000 – di poter frequentare un apprendistato professionale, in modo da favorire la loro integrazione e non la loro emarginazione. Persone che potrebbero così dare il proprio contributo all’economia nazionale, permettendo al contempo ingenti risparmi in altri settori quali la socialità o la giustizia.

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Festival del Film di Locarno

Open Doors, Open mind!

Mi è salita la pelle d’oca quando, dal palco del FEVI – e purtroppo non da quello di Piazza Grande, comunque non vuota, nonostante i fastidiosi capricci di Giove Pluvio – Kabir Bedi, tagliando la pioggia con le parole e non con la scimitarra di Sandokan, ha lodato il Festival del film di Locarno per il suo ruolo motore nella promozione dell’innovazione – il nostro Pardo, in effetti, gode di una straordinaria reputazione come festival delle scoperte di giovani talenti e nuove tendenze nel mondo del cinema – e soprattutto nella valorizzazione di giovani produttori e registi indipendenti dei paesi emergenti, in particolare tramite la sezione Open Doors, nata alcuni anni fa grazie all’impulso della Confederazione e più nello specifico della Direzione dello sviluppo e della cooperazione, che ne rimane il principale sostenitore.

Un’iniziativa molto interessante che permette non solo di aprire al pubblico festivaliero una finestra sul mondo, offrendogli una selezione particolarmente rappresentativa dell’universo cinematografico e culturale della regione scelta, ma anche di trasformare la rassegna cinematografica locarnese in un laboratorio di coproduzione che propone la messa in rete di professionisti di quella regione – in questo caso l’India – e potenziali partner per la produzione e distribuzione di nuovi progetti cinematografici. Il tutto allo scopo non solo di sviluppare e consolidare l’industria cinematografica e l’economia locale dei paesi del Sud del mondo – anche perché, vale la pena ricordarlo di tanto in tanto, la Svizzera è ancora lontana dalla soglia dello 0,7% del PNL, stabilita dall’ONU, da dedicare ai fondi per l’aiuto allo sviluppo – ma anche di fornire un sostegno fattivo a questi giovani professionisti che l’altra sera hanno potuto beneficiare, oltre che delle opportunità offerte dalla piazza d’incontro festivaliera, anche dell’abbraccio del popolo festivaliero, che ne ha apprezzato il coraggio, l’intraprendenza e soprattutto la libertà, fondamento della produzione indipendente e probabilmente anche essenza stessa del Pardo nostrano.

Un’essenza ben descritta, nei suoi recenti discorsi locarnesi, dal Consigliere federale Didier Burkhalter, il quale – parlando dello “spirito di Locarno” – ne ha esaltato l’ “apertura”, la “curiosità”, la “pluralità” e, appunto, la “libertà”, giustamente definita “la forza motrice di un film e spesso anche il suo messaggio”. Proprio per questo, ha continuato il ministro della cultura, “il compito dello Stato è quello di garantire e difendere in modo assoluto questa libertà dell’arte”, peraltro garantita – unitamente alla libertà d’espressione – dalla nostra Costituzione, quale diritto fondamentale e inviolabile. Anche se questa libertà, come nel caso di Vol special, documentario ambientato in un centro di detenzione per sans papiers in attesa di essere espulsi, scuote le coscienze mostrando la spinosa e imbarazzante realtà di una Svizzera sempre meno “terra d’asilo”.

Lo ammetto, non sono un esperto in materia, dunque il mio occhio e giudizio non sarà né più né meno autorevole di quello della maggior parte degli appassionati che visitano e vivono i consueti dieci giorni, nelle sale, in Piazza e in Rotonda, il mio è soltanto un desiderio: che il nostro Festival continui su questa strada di apertura, inventiva, fiducia nei giovani, amore per la libertà e spirito critico. Per il resto…ci si abboni a bluewin-tv.

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Scontri a Londra – siamo al riparo?

La bufera sembra momentaneamente essersi placata in Gran Bretegna, ma non v’è da cantar vittoria. Nella metropoli londinese, al di là di alcuni fomentatori e di criminali che si dilettano con la violenza gratuita, c’è uno spicchio della società che fa capo alle manifestazioni violente non per effettuare una protesta politica (sia essa volta all’ampliamento dei diritti democratici o di reazione ai provvedimenti di austerity per il settore pubblico), ma per esprimere la propria emarginazione dalla società, il proprio disagio sociale, la propria frustrazione identitaria. Questi episodi, che vanno sempre e comunque condannati con fermo vigore, devono però far riflettere, in quanto trovano terreno fertile soprattutto nel momento in cui una società non è più in grado di garantire quel collante sociale, la coesione, necessario per mantenere la pace sociale. In Svizzera, per fortuna, questo senso di appartenenza alla società, alle istituzioni e al territorio – unitamente a un relativo livellamento della ricchezza e a un alto livello di mobilità sociale – ci mette al riparo da questo tipo di esasperazione della violenza, ma occorre garantire a tutti le pari opportunità di partenza e soprattutto occorre vigilare affinché anche alle nostre latitudini non si formi una società di serie A e una di serie B, perché ogni uomo dimenticato è potenzialmente un uomo pericoloso.

Drammatica la foto che ritrae una donna che si lancia da un edificio in fiamme (fonte: Amy Weston, agenzia Wenn, ripresa dai principali quotidiani inglesi).

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Accordo fiscale tra Svizzera e Germania

Si sono finalmente concluse le trattative tra Svizzera e Germania: i due paesi hanno infatti parafato una convenzione fiscale che, per le persone residenti in Germania, prevede il pagamento a posteriori di un’imposta sulle loro attuali relazioni bancarie in Svizzera. I futuri redditi e utili dei capitali di clienti bancari tedeschi in Svizzera saranno soggetti a un’imposta liberatoria, il cui provento sarà trasferito dalla Svizzera alle autorità tedesche. Certo, obietterà qualcuno, le nuove regole esigono sforzi non indifferenti alla piazza finanziaria svizzera, ma al contempo definiscono un quadro chiaro nella gestione dei patrimoni stranieri non dichiarati – scaricando le banche di un difficile e imbarazzante peso – e soprattutto pongono le basi per una piazza finanziaria svizzera sana e performante. Una notizia che ha sollevato solo reazioni tendenzialmente positive in Svizzera (anche se il PS avrebbe voluto di più e l’UDC teme invece per il segreto bancario), mentre la Germania ha conosciuto qualche protesta, come lo mostra la foto (fonte: www.internazionale.it) scattata a una manifestazione a Berlino.

 

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Festa Nazionale del Primo d’agosto

1° agosto 2011

Festa Nazionale

Un’immagine, mille parole. Questa foto, che ritrae il ricevimento a Palazzo Federale di una delegazione della Nazionale U17 che ha vinto i campionati del mondo di calcio di categoria in Nigeria nel 2009, delinea i tratti principali della “mia” Svizzera:

  • una Svizzera forte e coraggiosa, che grazie alla preparazione, all’impegno, al sudore, alla creatività, all’ambizione e all’amalgama delle capacità individuali sa ritagliarsi il suo spazio a livello internazionale;
  • una Svizzera capace di integrare le varie sfumature culturali presenti sul territorio per formare una collettività compatta, coesa e solidale;
  • una Svizzera che vede nei giovani un capitale inestimabile sul quale puntare;
  • una Svizzera, infine, nella quale il Ticino gioca un ruolo importante grazie al talento dei suoi rappresentanti.

Buon Primo d’agosto!

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Paolo Borsellino, il giorno della memoria

A esattamente diciannove anni dalla morte del giudice Paolo Borsellino, assassinato il 19 luglio 1992, desidero riproporre alcune sue parole, pronunciate ad una commemorazione della morte del suo collega e amico Giovanni Falcone: parole di coraggio, giustizia e libertà. Onore a loro.

“Sono morti per noi, e abbiamo un grosso debito verso di loro. Questo debito dobbiamo pagarlo, gelosamente, continuando la loro opera, rifiutando dal sistema mafioso gli ampi benefici che possiamo trarne, anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro. Facendo il nostro dovere, la lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità. Ricordo la felicità di Falcone, quando in un breve periodo di entusiasmo, egli mi disse: “la gente fa il tifo per noi”. E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l’appoggio morale della popolazione da al lavoro del giudice, significava qualcosa di più, significava che il frutto nostro lavoro stava anche smuovendo le coscienze”.

Ascolta il discorso originale

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Le pacche sulle spalle non bastano – 1 year after!

13 luglio 2010 – 13 luglio 2011

Se da un lato le firme raccolte con la petizione per le borse di studio hanno portato alla ratifica dell’Accordo intercantonale per l’armonizzazione dei criteri per la concessione delle borse di studio da parte del Governo cantonale, dall’altro le 12’102 firme – consegnate esattamente un anno fa! – dell’iniziativa richiedente la realizzazione di una struttura multifunzionale per giovani problematici o che delinquono mancano di risposta: l’iniziativa popolare giace sui banchi del Gran Consiglio e il progetto del Centro di contenimento sul tavolo del Consiglio di Stato. Superato il periodo elettorale è forse il tempo di rispolverare questo importante dossier: non possiamo infatti permetterci di abbandonare a sé stessi giovani che necessitano di aiuto e a cui spetta un’altra chance!

Leggi l’articolo su ticinonews.ch

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Easyvote.ch

Easy-vote: 45’000 giovani in più alle urne per le Federali!

È stato lanciato a Berna il progetto easy-vote, promosso dalla Federazione svizzera dei Parlamenti dei Giovani, il cui scopo è l’aumento dell’affluenza giovanile alle urne: per le elezioni federali previste a ottobre l’obiettivo è di aumentare dal 35% al 40% la percentuale di giovani votanti nella fascia d’età fra i 18 e i 30 anni, vale a dire 45’000 giovani elettori in più in tutta la Svizzera, dei quali 1’500 in Ticino. Un risultato ambizioso che si vuol raggiungere non solamente tramite l’organizzazione di dibattiti fra (giovani) candidati, conferenze sulla civica e sulle modalità di voto, collaborazioni con scuole e associazioni, ma soprattutto tramite la raccolta – effettuata sia in azioni sul territorio, sia utilizzando i più moderni mezzi di comunicazione – di promesse di voto che, se non forniranno evidentemente nessuna garanzia di voto effettivo, garantiscono sicuramente un richiamo, via e-mail o sms, a 20 e a 5 giorni dall’apertura dei seggi, in modo da ricordare la promessa effettuata in precedenza.

Leggi il mio articolo sul Corriere del Ticino di oggi

Visita il sito www.easyvote.ch

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