Depenalizzazione Canapa

L’erba di Grace o la “coca” di Giuliano?

Nicola Pini, vicepresidente GLRT e membro comitato direttivo GLRS ; Stefano Steiger, presidente GLR Locarnese e Vallemaggia

(pubblicato in Corriere del Ticino, Opinione Liberale, 21.11.2008)

“L’erba di Grace” è una piacevole commedia ambientata nelle lontane terre della Cornovaglia. Le peripezie della protagonista del film, un’anziana signora, prendono inizio alla morte del marito: senza il becco di un quattrino e sommersa dai debiti, la donna deve trovare una via d’uscita per salvare baracca e burattini. È il suo giardiniere a suggerirle – più o meno velatamente – la soluzione, chiedendole di occuparsi di alcune piantine, quelle piantine, nascoste nei pressi della Chiesa del villaggio: nasce così una vera e propria coltivazione di marijuana che porterà i protagonisti ad imbattersi in strane ed esilaranti avventure che si risolveranno nel più inatteso degli happy end.

Non appaiono però tanto lontane le terre della Cornovaglia se, con un pizzico di memoria, si paragona la situazione in cui incappa la simpatica vecchina a quella cantonal ticinese precedente l’avvio delle inchieste indoor nel 2003. Difatti – e non sono certo due baldi giovani a dirlo, ma la nostra massima istanza giudiziaria, solitamente posata e prudente – allora regnava in Ticino un certo disorientamento nella società sulla questione della canapa, tanto da aver facilitato l’incunearsi durevole e diffuso di condotte illecite che una coerente politica della droga avrebbe invece dovuto bloccare sul nascere (DTF 6S.56/2006). Ovvero, detto in soldoni, il completo lassismo dell’autorità sulla questione canapa aveva prodotto il proliferare incontrollato di canapai, presenti ovunque – per rimanere in ambito botanico – come il prezzemolo.

Ma dagli errori del passato non sempre si vuole imparare: purtroppo da un’incoerente politica della canapa non si è passati ad una politica ragionevole, ma alla più classica ed inutile repressione, paragonabile per intransigenza e inefficacia al proibizionismo stelle e strisce di inizio secolo. Come rettamente sottolineato dal criminologo Michel Venturelli, sono molti gli effetti negativi delle inchieste indoor: nel “dopo Perugini”, infatti, la canapa è finita sul mercato nero, mescolandosi ad altre sostanze, facendosi più rara e più cara, mentre la cocaina, sempre più democratica, si è fissata ai minimi storici di CHF 20.– per dose, vale a dire il 10% di quello che era il prezzo ordinario (CHF 200.–). In altre parole, la caccia alle streghe attuata nei confronti della canapa ha incentivato l’uso della cocaina fra i più giovani, sostanza dagli effetti devastanti. Insomma, “piantiamola” di sparare sui passeri con l’artiglieria e affrontiamo la canapa per quello che è, una sostanza non certo più pericolosa di alcol o tabacco.

Ecco perché, dunque, sosteniamo Ignazio Cassis, consigliere nazionale PLR e già medico cantonale, nel suo impegno a favore della depenalizzazione della canapa. Bisogna infatti avere il coraggio per cambiare paradigma, regolamentando il mercato – producendo così più ordine e sicurezza – e accentuando maggiormente la prevenzione e la consulenza anziché la repressione, così come sostenuto dalla Commissione federale per le questioni relative alla droga. Il mondo reale impone una scelta: noi preferiamo l’erba di Grace alla “coca” di Giuliano!

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