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Un anno in un secondo: terminato l’anno da Presidente del Gran Consiglio

La cosa che mi mancherà di più è quando, finita la seduta, la sala si svuota, la tensione cala e io firmavo le decisioni prese quel giorno. È stato un onore presiedere il Gran Consiglio! Grazie a tutte e tutti per il sostegno e per esserci sempre stati 🙏🏼 e soprattutto buon lavoro a Gina La Mantia 🍀 Viva la Repubblica e Cantone Ticino

*        *        *        *      *      *

Presidente del Consiglio di Stato, Consiglieri di Stato,

Colleghe Vicepresidenti, Colleghe e Colleghi Deputati,

Autorità della Valle Blenio, Signore e Signori,

sembra ieri che ho ricevuto la campanella da Daniele Caverzasio ed è già tempo di passarla, simbolicamente, nelle mani di chi mi succederà nel ricoprire questa importante carica istituzionale. Un anno che è volato in tutta la sua intensità.

  • Intensità di sedute parlamentari: 12 sedute per un totale di 230 trattande (e come dimenticare la maratona di oltre 11 ore filate per il Preventivo 2022, con mascherine, plexiglas e buvette chiusa);
  • intensità di riflessioni e novità procedurali, dalla nuova prassi sulle mozioni a quella sulle interpellanze, entrambe volute da questo parlamento, che forse in un futuro non troppo lontano dovrà chinarsi nuovamente – e criticamente – sulla Legge sul Gran Consiglio;
  • intensità di elezioni e dichiarazioni di fedeltà alla costituzione e alle leggi, dai magistrati eletti da questo Gran Consiglio a quello di un ticinese, Ignazio Cassis, alla Presidenza della Confederazione dopo decenni di assenza di un rappresentante della Svizzera italiana.
  • Intensità di incontri con i parlamenti di altri Cantoni. Abbiamo ospitato Appenzello Interno e la deputazione del Grigioni italiano al Gran Consiglio retico, mentre siamo stati nel Canton Friborgo, dove abbiamo incontrato anche Università e studenti ticinesi, e proprio in questi giorni, pare per la prima volta, quali ospiti del Gran Consiglio del Canton Glarona per la Landsgemainde. Permettetemi di dire, ancora sulle ali delle emozioni di ieri, un interessante esempio non solo di coinvolgimento democratico, con la presenza di molti giovani e bambini, ma anche di un sano e rispettoso dibattito civile.
  • Ma soprattutto intensità di incontri, discussioni, dialogo e ascolto sul territorio, con le cittadine e i cittadini del nostro Cantone. Aspetto, questo, purtroppo ridimensionato rispetto al passato a causa dell’emergenza legata alla diffusione del coronavirus, ma al quale mi sono comunque dedicato con apertura e passione.

Non sono poi mancate le sorprese. Di certo, se qualcuno di voi, un anno fa, mi avesse detto che in quest’anno di Presidenza avrei dovuto aprire una seduta di Gran Consiglio condannando una guerra in Europa, qui vicino a noi, non gli avrei creduto. Eppure è successo, e ancora succede, purtroppo. Così, dopo anni di stabilità, che avevamo  forse scambiato per normalità, ci stiamo nuovamente rendendo conto – dopo la sberla della pandemia – che pace, democrazia, coesione, libertà e benessere sono eccezioni, per di più preziose e fragili. D’altronde lo sapevamo già. Le Istituzioni e le democrazie possono logorarsi, se non crollare, se la politica non si preoccupa di rinnovare costantemente le loro fondamenta. Se non si rinnovano, se non si aprono, se non dialogano, se non coinvolgono si indeboliscono, e le società si sfaldano.

Proprio per questo, vi ricorderete, all’inizio della Presidenza mi ero ripromesso, e vi avevo promesso, di cercare di avvicinare i giovani alle Istitutioni, ma anche quest’ultime tra di loro (legislativo ed esecutivo, ma anche Cantone e Comuni).

  • Per avvicinare i giovani alle Istituzioni
    • ho per quanto possibile incontrato le scuole (a tutti i livelli: elementari, medie, professionali, università);
    • ho partecipato a quel bellissimo progetto che è la Gioventù Dibatte e seguito i lavori del Consiglio cantonale dei giovani;
    • ho scritto ai giovani atleti ticinesi che si apprestavano a partecipare alle Olimpiadi (e ha portato bene se pensiamo ai risultati);
    • abbiamo implementato – da oggi e dopo decisione di questo Gran Consiglio – la messa a disposizione delle riprese video dei lavori parlamentari, che sono sicuro potrà essere uno strumento didattico per le scuole, oltre che di trasparenza civica.
  • Per avvicinare le Istituzioni, ho in primis cercato di creare un punto di incontro e scambio tra legislativi, scivendo ai Presidenti di assemblee e Consigli Comunali, incontrandoli e favorendo la loro messa in rete, dalla quale è emersa la necessità di una rinnovata centralità politica dei legislativi, con la volontà di essere maggiormente coinvolti nelle decisioni strategiche, di veder maggiormente seguito e valorizzato il proprio lavoro, di poter instaurare un dialogo costruttivo, anche informale, con l’esecutivo, e laddove possibile anche con la cittadinanza.

In quest’anno di Presidenza – nelle interviste, nei discorsi ufficiali, nelle tavole rotonde, nelle conversazioni di tutti i giorni – ho inoltre cercato di veicolare un messaggio, che ritengo una priorità, se non una necessità di oggi. Quello del dialogo, dell’ascolto, del rispetto e dell’empatia. Del mettersi nei panni dell’altro,

  • del camminare per qualche metro con le scarpe degli altri,
  • di guardare (e vedere) chi ci sta di fronte, ma anche il territorio, con nuovi occhi.
  • Dell’andare oltre i pregiudizi, 
  • oltre gli algoritmi dei social che ti fanno leggere solo notizie che confortano la tua tesi,
  • oltre il fatto che chi ci sta davanti ha fatto una scelta diversa dalla nostra, o ha un’opinione diversa dalla mia, 
  • oltre il nostro orticello, oltre il nostro interesse puntuale o personale. 
  • Del considerare insomma le pluralità, le diversità che ci fanno crescere e che compongono – e arricchiscono – la nostra società. Solo così avremo infatti una società coesa, un Ticino unito, e non solo per l’apertura del tunnel di base del Ceneri. In altre parole, l’applicazione non solo politica ma anche quotidiana di quel Uno per tutti, tutti per uno con il quale ho iniziato l’anno presidenziale.

Un motto che ha forse trovato la sua migliore e più emozionante concretizzazione in quest’aula al momento del voto per l’inserimento nella Costituzione cantonale dell’articolo sull’inclusione delle persone con disabilità e sul riconoscimento della lingua dei segni italiana, quando ho visto – sì, ho visto – applaudire sulle tribune e anche tra i banchi del Gran Consiglio, le braccia vibranti al cielo. “Ho la pelle d’oca” ha detto la responsabile della Federazione Svizzera dei sordi, e confesso, l’ho avuta anche io.

Mi avvio alla conclusione.

  • GRAZIE, Colleghe e Colleghi, per avermi seguito e rispettato.
  • GRAZIE per avermi perdonato qualche errore. Ho sempre cercato di preparare al meglio le sedute e soprattutto di servire questa importante carica istituzionale con rigore, giustizia, equità e imparzialità, ma non certo infallibilità, e di questo mi scuso.
  • GRAZIE al Consiglio di Stato per la considerazione sempre garantita.
  • GRAZIE all’Ufficio Presidenziale e in particolare alle Vicepresidenti, che ho sempre percepito accanto a me e che non mi hanno lasciato solo.
  • GRAZIE alla squadra del Segretariato e a tutto il personale dei servizi del Gran Consiglio, che merita la nostra gratitudine per il grande lavoro che svolge. Non potendo ringraziare tutti personalmente, permettetemi di limitarmi a uno di loro, Sergio Thoma, il nostro usciere. Grazie Sergio per il tuo forte senso delle Istituzioni, che è contagioso, e chi ha avuto l’onore di essere accompagnato da te in veste ufficiale sa di cosa parlo, e sa quale sia la luce riflessa negli sguardi di chi ti guarda, in particolare i bambini.
  • Grazie infine alla mia famiglia, che ho sempre sentito accanto a me – o davanti a me – in questo intenso anno presidenziale. Grazie in particolare ad Angela, che è molto di più di una compagna di vita, è una continua ispirazione e una bussola etica; grazie a Furio, che è stato spontanea parte attiva in questa avventura istituzionale; e grazie a Clino, che con il suo attendere di nascere ha tenuto sulle spine anche la Vicepresidente La Mantia, pronta a sostituirmi durante la seduta di settembre.

Entriamo dunque ufficialmente nell’ultimo anno di legislatura, un anno elettorale. Colleghe e Colleghi, Consiglieri di Stato, nei prossimi mesi non cadiamo nelle battaglie partitiche, non cediamo alla tentazione di acquisire visibilità e profilo, non subordiniamo il lavoro politico alla ricerca della medaglia al petto, o a vincere le prossime elezioni non sarà nessuno di noi, non sarà nessun partito, se non quello della lista senza intestazione oppure – ed è senza dubbio lo scenario peggiore – quello dell’astensione, dell’indifferenza. Le persone ci guardano e sta a noi, e a noi soltando, decidere se dare loro motivo o meno di credere nella politica, nelle Istituzioni, nella democrazia stessa. Una democrazia come detto sempre necessaria ma mai scontata, e della cui credibilità e affidabilità siamo tutti responsabili, nessuno escluso.

Buon lavoro e, per l’ultima volta, “Uno per tutti, tutti per uno”.

Guarda e ascolta il discorso

Articolo LaRegione

Articolo Corriere del Ticino

SIC_4066_20x30Foto Elizabeth Le Rosa, Cancelleria dello Stato

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La gioventù dibatte

Sono felice che il mio primo intervento da Presidente del Gran Consiglio sia a “La gioventù dibatte”, perché discussione e confronto sono alla base di ogni passo avanti.
Questo bel progetto insegna a mettersi nei panni degli altri, a chinarsi su temi attuali, ad articolare un pensiero e ad allenare ascolto e confronto con opinioni opposte alla nostra. E noi? Siamo ancora capaci di dibattere? La gioventù lo fa e ci guarda mentre si prepara al futuro. Non dimentichiamolo.

Guarda e ascolta il discorso

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Eletto Presidente del Gran Consiglio

Presidente del Consiglio di Stato, Consiglieri di Stato,

Autorità della Città di Locarno, famigliari, amiche e amici,

Care Vicepresidenti – per la prima volta nella storia entrambe donne, e ne sono felice.

Colleghe e Colleghi Deputati,

vi ringrazio per la fiducia e l’onore di affidarmi per il prossimo anno la più alta carica dello Stato, quella di Presidente del Gran Consiglio della Repubblica e Cantone Ticino. Carica per la quale nutro un profondo e sincero rispetto; e che cercherò di svolgere al meglio delle mie possibilità, con impegno, responsabilità, indipendenza, rigore etico e apertura verso tutte le realtà e sensibilità del nostro Cantone, nessuna esclusa.

Grazie al mio gruppo parlamentare che mi ha proposto per questo ruolo. Grazie a chi mi ha preceduto alla Presidenza, in particolare Claudio Franscella e Daniele Caverzasio per l’apprendistato degli ultimi anni. Grazie a tutti coloro che mi hanno permesso – e ancora mi permettono – di essere qui oggi. Alcuni sono in aula e sulle tribune; altri non sono qui o, purtroppo, non ci sono più, ma porto qui con me i loro insegnamenti, i valori condivisi, il senso dello Stato e delle Istituzioni, la carica ideale e il coraggio delle idee che mi hanno trasmesso con il loro esempio. Grazie infine a chi mi ricorda sempre – come una bussola nel deserto – il vero senso della politica: lasciare a chi verrà dopo di noi una società equa e giusta, un territorio curato, delle infrastrutture solide, una scuola di qualità e l’opportunità di costruire il proprio futuro. Un Paese, insomma, in cui è bello vivere e facile lavorare. Caro Furio, cari bimbi, care e cari giovani, continuate a ricordarmi e ricordarci che il nostro dovere di politici è prima di tutto essere buoni antenati.

Contrariamente a quanto solitamente avveniva, oggi nessuna cerimonia seguirà i lavori del Gran Consiglio; lavori che proseguiranno in modo ordinario, affrontando temi importanti come quello delle misure di sostegno economico, i cosiddetti casi di rigore. Una scelta, quella di rinunciare ai tradizionali festeggiamenti, di responsabilità. Come di responsabilità – individuale e collettiva – sono state molte scelte, anche difficili, compiute negli ultimi lunghi e faticosi 14 mesi, e che ancora sono da compiere per superare questa emergenza certo sanitaria, ma anche economica e sociale. L’esempio di responsabilità non può che venire in primis da noi, in tutti gli ambiti: non solo nel riunirci con mascherine, disinfettanti e plexiglas, ma soprattutto nel nostro agire, quotidiano oltre che politico. “Farò ciò che fai, non ciò che dici”, pensa il cittadino. Anche – se non soprattutto – ora che i nostri spiriti sono messi alla prova e che, pur non sapendo ancora con precisione quanto sia distante il traguardo del ritorno alla normalità, lo vediamo in lontananza, anche grazie alla campagna di vaccinazione che ha finalmente preso velocità. Colgo qui l’occasione per ringraziare tutti coloro che la stanno rendendo possibile, e anche la popolazione che sta dimostrando grande adesione, dando prova di resilienza e responsabilità, perché non si tratta solo di proteggere se stessi ma anche gli altri. Uno per tutti, tutti per uno.

Uno per tutti, tutti per uno. Per molti è il nobile motto dei protagonisti dei Tre moschettieri, romanzo storico di Alexandre Dumas, quando d’Artagnan propone il giuramento ad Athos, Aramis e Porthos – ed è proprio tratto da una scena di un film su di loro il brano appena suonato dal Duo Nostranello, che ringrazio. Uno per tutti, tutti per uno è però qualcosa di più, per noi, cittadine e cittaidini svizzeri e ticinesi. Non a caso lo ritroviamo non solo fra i motti della Confederazione, ma anche nell’affresco sopra le nostre teste, quasi a ricordarci – ogni volta che alziamo lo sguardo – chi siamo e cosa facciamo qui. Quasi a schiarirci le idee in caso di dubbio; a darci energia nei momenti di stanchezza, a farci forza nei momenti di difficoltà; a darci coraggio nel prendere decisioni difficili ma giuste; quasi a spronarci a lavorare insieme, tra parlamentari, nonostante esperienze, sensibilità, idee e visioni diverse; a ricordarci di confrontarci con il Consiglio di Stato certo in modo schietto e con spirito critico, ma sempre con rispetto – anche dei ruoli; e soprattutto ad ammonirci di mai anteporre questioni personali o di partito all’interesse generale. Perché non siamo qui per noi, siamo qui per tutti.

Un atteggiamento che si rende ancora più necessario in momenti come quello che stiamo vivendo, quando la società tende a disgregarsi, a dividersi, a individualizzarsi. E questo non solo perché libertà e risorse diminuscono, ma soprattuto perché – forse per la prima volta nella storia – uomini e donne sono privati del potersi incontrare, darsi la mano, parlarsi, stare insieme, affrontare insieme le sfide del nostro tempo. Ed è qui che la politica può e deve fare la differenza, dando risposte efficaci e tempestive, anche imparando da ciò che è successo: Colleghe e Colleghi, non sprechiamo l’occasione per svolgere al meglio il nostro compito, il nostro servizio, gestendo l’immediato, il presente, e poi favorendo il rilancio, la ripartenza. È un’occasione anche per dimostrare il potenziale della politica, in particolare a chi purtroppo non ci crede più o ne è indifferente.

L’avvicinare sempre più Istituzioni e cittadini è peraltro fra i compiti principali del mio intendere la Presidenza del Gran Consiglio. Per questo nei prossimi mesi cercherò di spiegare e valorizzare il lavoro che svolgiamo, qui in aula, nelle Commissioni, nella stesura di rapporti, nella ricerca dei compromessi e nell’elaborazione di atti parlamentari, anche cercando di coinvolgere i giovani nel nostro lavoro, cercando di infondere anche a loro quel senso delle Istituzioni, quella passione per la cosa pubblica che anima tutte e tutti noi.

Mi avvio alla conclusione. La seconda canzone che sentiremo oggi è invece quella “dell’aviator”, anche conosciuta come “Voglio volare”. Composta nel 1939 dal ticinese Waldes Keller, ricorda “le ali infrante” di quei 7 aviatori ticinesi che, sotto il comando del capitano Decio Bacilieri, morirono nel drammatico incidente della “squadriglia ticinese” il 27 agosto del 1938. Cantone che, ancora oggi, alla base aerea di Locarno è tradizione intonare in occasione del “primo volo solo” dei giovani candidati piloti delle Forze aree, con i giovani militi di tutta la Svizzera che devono impararla, e cantarla, in italiano. Ascoltandola, non solo rendiamo omaggio a questi 7 ticinesi morti per la patria, non solo rendiamo omaggio ai quasi 1000 concittadini da cui ci siamo congedati in questa pandemia, ma soprattutto pensiamo a tutti coloro che a causa di questa situazione soffrono, e ai quali dobbiamo dare ascolto, risposte ma soprattutto coraggio e prospettive. È tempo di ripartire. È tempo di ricostruire. In questo senso il “voglio volar laggiù” della canzone sia non solo un generico auspicio, ma piuttosto un progetto politico: un vento di speranza e ottimismo, la voglia di volare insieme oltre la pandemia, oltre la paura, oltre l’incertezza, oltre le divisioni, oltre il presente per costruire un futuro migliore, “dove mi guida il cuor”, in un Ticino che non è solo come dice la canzone “sole e prati fioriti”, ma è qualcosa di più, molto di più: è la nostra terra, la nostra casa.

Uno per tutti, tutti per uno, Colleghe e Colleghi DeputatiUno per tutti, tutto per uno, Consiglieri di Stato.  Lavoriamo insieme nel rispetto, nella correttezza, nel confronto anche duro ma sempre costruttivo, e soprattutto nel solo e unico interesse generale. Grazie per l’attenzione e buon lavoro a tutti noi.

Servizio al Quotidiano

Intervista al Quotidiano

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Baco

Addio Baco

Caro Baco,

solo qualche giorno fa ci stavi dicendo ciao, per l’ultima volta, nella tua cucina. Da uomo libero quale eri non hai mai raccontato frottole per far star meglio qualcuno, e con la tua schiettezza quasi brutale anche questa volta sei stato coerente, avvisandoci che stava arrivando la fine, quella vera. In cuor nostro non ci volevamo credere, sapendoti un lottatore, un uomo forte e coraggioso, aggrappato alla vita, agli amici e alla famiglia. Ma tu ci stavi dicendo ciao per davvero, debole e affaticato come purtroppo ti vedevamo da tempo.

Eppure, all’improvviso, è bastata una frase, “E le due donne appena elette in Consiglio federale?”: ti sei illuminato a parlare del presente e del futuro, chiedendoci e chiedendoti quale sarebbe stata l’evoluzione di una democrazia che vedevi particolarmente in difficoltà, ma a cui tenevi troppo per abbandonarti al pessimismo. Non avevi risposte; non le avevamo e non le abbiamo ancora; ma come sempre offrivi una lettura lucida e profonda della realtà e soprattutto ponevi le domande giuste, come facevi da giornalista, un giornalista al servizio (pubblico) di quella democrazia (nel senso più alto e nobile del termine) a cui hai dedicato la tua vita: in primis appunto da giornalista impegnato non solo a riferire, ma soprattutto a capire, approfondire, spiegare, contestualizzare, commentare, stimolare; ma anche da giurista nell’Amministrazione federale; nelle Associazioni che animavi con il tuo modo di essere, l’Associazione Svizzera-Cuba, la CORSI, il Soccorso Operaio; da collaboratore di Laura Sadis ai vertici delle Istituzioni cantonali: un lavoro che hai svolto con passione, rigore, grande umanità e irremovibile senso etico. “Stiamo lavorando per la gente”, mi dicevi spesso quando avevamo qualche dubbio o eravamo stanchi. Baco, è stato un onore, per me e per noi, lavorare al tuo fianco.

Vedendoti così acceso, in quella cucina, rivedere quel guizzo nei tuoi occhi e sapere che fino alla fine hai conservato quello spirito critico e battagliero, nonostante il dolore e la consapevolezza dell’avanzare della malattia, hanno dimostrato una volta di più che grande uomo fossi. Eri sempre tu, fino alla fine, con coerenza; quello che ha chiuso un servizio al telegiornale – mi sembra sulle proteste per lo scandalo delle schedature – con un perentorio “oggi ha vinto il fascismo”; quello che condannava l’autoreferenzialità ticinese e predicava la necessità dell’apertura; quello che ribadiva – fino al litigio – che esser colto è l’unico modo per essere libero, che a Cuba sanno leggere tutti e che i medici cubani sono in tutto il mondo. Quello che ricordava sempre la parte della costituzione in cui si dice che la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri. Quello che al mattino leggeva tutti i giornali per fare la rassegna stampa e chiudeva la giornata di lavoro con una Christal allo Zoccolino. Sempre che non giocasse l’Ambri, perché allora ti fiondavi alla Valascia, rigorosamente senza giacca (e non ho mai capito il perché).

Avevamo circa quarant’anni di differenza, eppure eri uno dei miei migliori amici. Lo eri diventato in tutte le sfaccettature della vita: nella serietà del lavoro, nella passione della politica, nel ridere del Carnevale, perfino nello scoprire di Cuba. Mai la differenza di età si è fatta sentire, complici la curiosità e il vero progressismo che ti animavano. Non hai mai scelto di appoggiarti all’anagrafe o alla tua notorietà per guadagnare in autorevolezza. Difficilmente ti lanciavi in aneddoti autoreferenziali, ai quali ricorrevi solo se finalizzati al discorso che stavi sviluppando. Mai hai lasciato presagire, con me e con altri, il benché minimo segno di superiorità o supponenza. Eri così, semplicemente, Baco, capace di dialogare con tutti, dando dignità a ogni sguardo, in modo ordinario. Anche se di fatto tu eri straordinarioper intelligenza, capacità di analisi e di sintesi; straordinario per la coerenza con la quale applicavi ogni giorno i tuoi principi, come quelli di libertà, equità e giustizia; principi ai quali mai derogavi, neanche nei momenti di stress, né di fronte all’autorità, men che meno quando era comodo farlo.

Tra i tuoi valori cardine vi era sicuramente quello della solidarietà, che al di là dei discorsi declinavi in una generosità quotidiana, materiale quanto intellettuale. La porta di casa tua era sempre aperta per un amico. Mai hai negato un consiglio, mai hai tenuto per te una conoscenza o un pensiero. Mai hai lesinato una pacca sulla spalla, ma anche una critica o un rimprovero (e tutti noi sappiamo quanto potessi essere duro, durissimo, anche se mai distruttivo, mai cattivo, mai banale). Forse per questo per me e per tanti di noi, Baco, sei stato un punto di riferimento; e punto di riferimento continuerai ad essere per ciò che ci hai lasciato grazie a questa tua generosità.

Non me lo hai mai detto direttamente, ma fra le righe del tuo dire e del tuo agire lo leggevo spesso: per te il valore di una persona non si misura con i soldi che guadagna o con gli applausi che riceve, ma per ciò che riesce a fare per gli altri: e tu, caro Baco, hai toccato tante vite lasciandoci tantissimo. Per questo ti saremo per sempre grati; e sempre ti ricorderemo.

Addio Baco, ti voglio bene, sei una delle persone migliori che ho avuto modo di conoscere. Hasta siempre Comandante. Anche se già ti immagino dire “te se po stai un po’ banal, Pini”.

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Gran Consiglio Intervento

Intervento odierno in Gran Consiglio – Collegamento veloce per il Locarnese

Signor Presidente,

Onorevole Consigliere di Stato,

Colleghe e Colleghi Deputati,

 è per me un piacere e un onore potervi riferire di un rapporto che ha raccolto il sostegno unanime della Commissione della gestione e delle finanze. Una condivisione significativa che riafferma una volta di più

  • sia la necessità e l’urgenza del collegamento veloce Locarno-Bellinzona,
  • sia la generale volontà politica di realizzarlo, che speriamo permetterà di portare a termine – nella piena soddisfazione di tutti – un lungo iter procedurale e democratico, che a onor del vero è ancora tortuoso, complesso e irto di ostacoli, ma lungo il quale dobbiamo procedere uniti e determinati.

La Commissione della Gestione e delle Finanze condivide quindi la scelta del Consiglio di Stato di dare seguito alla richiesta, formulata da più parti, di intraprendere uno sforzo di progettazione con l’intento di aumentare le possibilità e le premesse per la realizzazione del collegamento stradale a2-a13.

  • Penso alla lettera della Commissione intercomunale dei trasporti del Locarnese e dell’Ente regionale di sviluppo del Locarnese;
  • penso all’adesione di tutti i Comuni della Regione Locarnese e Valli a tale richiesta;
  • penso al sostegno della Commissione dei Trasporti del Bellinzonese, perché è della mobilità del Sopraceneri – e non solo quella del Locarnese – di cui si parla;
  • penso infine alla mozione di Marco Passalia e cofirmatari « Il Consiglio di Stato anticipi i lavori di progettazione del collegamento autostradale sul Piano di Magadino» del 23 marzo 2015. Mozione stranamente non citata nel Messaggio governativo.

Vista non solo la delicatezza e importanza del dossier, che ormai si protrae da anni, ma soprattutto l’ingente somma che, in un periodo non certo facile per le finanze cantonali, andiamo oggi a investire, la Commissione ha ritenuto opportuno svolgere alcuni approfondimenti. E ci mancherebbe altro. Con i soldi dei contribuenti non si scherza; anche per le misure che migliorano sostanzialmente la viabilità del nostro territorio; anche per le infrastrutture di cui più necessitiamo; anche per le politiche e i progetti che più ci stanno a cuore.

Un primo elemento di approfondimento per la Commissione è stato quello del coinvolgimento effettivo nell’elaborazione del progetto dell’Ufficio federale delle strade (USTRA) e degli enti locali interessati, le cui partecipazioni costituiscono delle importanti garanzie a sostegno della realizzazione del progetto.

Un secondo elemento di approfondimento è invece legato alle reali possibilità di ottenere il finanziamento dell’opera da parte della Confederazione: in primis l’integrazione del collegamento A2-A13 e altri 400 km circa nella rete strade nazionali; inserimento attualmente in discussione al Consiglio degli Stati.

Una condizione sempre più vicina – è di venerdì la proposta della Commissione dei trasporti della Camera Alta di finanziare il decreto sulla rete stradale per mezzo di un aumento dal 50 al 55% (poi 60%) della quota a destinazione vincolata dell’imposta sugli oli minerali – ma per nulla scontata, tra votazioni parlamentari e popolari. Un’incertezza di cui bisogna tener conto, come occorre tener conto del fatto che sostenere a livello cantonale un tale investimento sarebbe impossibile e, di conseguenza, vista anche l’urgenza, è necessario farsi trovare pronti e in prima fila con un progetto definitivo se e quando sarà decretata la competenza nazionale della tratta.

Un terzo elemento di approfondimento per la Commissione è stato quello della scelta della variante da parte di Dipartimento del Territorio e USTRA; scelta caduta sulla variante 6a, la più costosa, preventivata 1.3 miliardi, ma il cui costo effettivo potrebbe rivelarsi più ingente. Un elemento, questo, che potrebbe costituire un ulteriore ostacolo al momento della scelta dei progetti da parte della Confederazione. Proprio per questo alcuni Commissari hanno manifestato alcune perplessità rispetto alla scelta della variante concordata tra autorità dipartimentali e federali.

Ciò detto la Commissione, appurati

  • da un lato il continuo acuirsi dei disagi della mobilità verso il Locarnese, con un Piano sempre più vicino al collasso nonostante l’attuazione di misure transitorie;
  • e dall’altro la comprovata necessità e volontà politica di realizzare un collegamento veloce A2-A13;

ritiene comunque in questo momento inevitabile proseguire nella direzione tracciata dal messaggio governativo, in modo da non perdere la speranza di vedere finalmente realizzato il tanto atteso, necessario e urgente collegamento.

Per riassumere. Se il primo approfondimento – quello relativo al coinvolgimento di USTRA ed enti locali – ha subito confortato i colleghi Commissari, gli altri due approfondimenti hanno portato la Commissione a elaborare alcune richieste aggiuntive, inserite nel rapporto. Nello specifico:

  1. un margine di manovra per l’elaborazione di un piano B, che vada ad inserirsi immediatamente qualora la variante 6a scelta da Dipartimento del Territorio e USTRA non dovesse passare politicamente nella Capitale;
  1. e soprattutto un messaggio rafforzativo da inviare a Berna, tramite l’iniziativa cantonale “Per una rete di strade nazionali capillare e completa”, che vada ad aumentare le frecce all’arco del Canton Ticino sia per l’inserimento della tratta fra le strade nazionali, sia per la messa in priorità della realizzazione del collegamento Locarno-Bellinzona, di cui tutti ribadiamo l’importanza, la necessità e l’urgenza.

Cedo ora volentieri la parola al correlatore Fiorenzo Dadò, che ringrazio per l’ottima collaborazione.

Grazie per l’attenzione

Leggi il rapporto commissione Nicola Pini – Fiorenzo Dadò

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Candidato al Consiglio Nazionale!

Le ragioni di una scelta

(discorso pronunciato davanti al Comitato cantonale del PLRT il 9.6.2011)

Caro Presidente,
Caro Presidente della Commissione cerca,
Care Amiche, Cari Amici liberali radicali;

la prima ragione alla base della mia decisione di dare la disponibilità a figurare sulla lista del PLR alle prossime elezioni federali risiede nel sincero interesse e nella profonda passione che nutro per la politica federale: una passione nata negli anni universitari – gli anni degli appassionati e appassionanti dibattiti sui grandi ideali – e coltivata nei 3 anni trascorsi in seno al comitato direttivo dei Giovani liberali radicali svizzeri (GLRS) e alle Assemblee dei delegati del Partito Svizzero; una passione legata però a anche alla consapevolezza che solo un’attiva e attenta partecipazione alla vita politica federale permetterà al Ticino di difendere i propri interessi.

Una seconda motivazione scaturisce invece da una constatazione amara: il crescente scollamento fra i giovani e la politica; una politica spesso ritenuta distante, complessa e, quel che è peggio, anche inutile. Beh, io la penso diversamente, ho un’altra concezione della politica e in questa campagna voglio ribadirlo con forza. Con la mia candidatura sogno – e il movimento giovanile del PLR, già al lavoro indipendentemente dalle ipotesi di candidature, sogna – un riavvicinamento del PLR ai ventenni e ai trentenni.
➢ Insieme sogniamo di convincere queste persone della bontà dei principi, delle idee e delle proposte di liberali radicali;
➢ insieme sogniamo di convincere queste persone della bontà di una politica in equilibrio fra idealismo e pragmatismo, una politica “pragmaticamente utopica”.
➢ Ma insieme sogniamo soprattutto di convincere queste persone del piacere di partecipare alla vita politica, del piacere di fare politica, della bellezza di manifestare la propria opinione, indipendentemente da età, formazione o professione.

Terza motivazione – la più importante ma forse la più trascurata – perché – proprio come tutti voi – credo nei valori fondamentali di libertà, responsabilità e solidarietà. Grazie per l’attenzione.

Guarda il servizio del Quotidiano

Leggi l’intervista su www.ticinolibero.ch


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Intervento al Congresso Cantonale del PLRT (16.1.2010)

Il PLR che vogliamo…

(discorso pronunciato – a nome dei Giovani liberali radicali ticinesi – davanti al Congresso del PLRT il 16.1.2010)

In un momento di sostanziale rinnovamento del Partito, il movimento giovanile si è chiesto – con l’ottimismo e forse l’ingenuità che gli sono strutturalmente propri – quale debba essere il PLR di domani. Una riflessione incentrata non tanto sui valori, perché quelli sono chiari, sono definiti: la libertà, la giustizia, la solidarietà e la responsabilità sono infatti le ragioni che ci uniscono e riuniscono quest’oggi a Lugano. Una riflessione, dunque, incentrata piuttosto sull’immagine che il nostro Partito deve veicolare alle cittadine e ai cittadini. Noi non vogliamo limitarci ad essere il Partito della famiglia o della Curia, il Partito delle Tasse, il Partito dell’Ambiente, il Partito di Giuliano Bignasca, Il Partito di questo o di quello; vogliamo invece essere il Partito che persegue con equilibrio il bene del cittadino e al contempo il benessere del Cantone: vogliamo essere un partito responsabile, un partito dinamico, un partito aperto al confronto, un partito di cui essere orgogliosi, un partito locomotiva per la conduzione del Paese. Questo è il Partito liberale radicale che siamo stati e che vogliamo continuare ad essere, oggi e domani.

Guarda l’intervento

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