Riflessione sulla tecnologia

Luci e ombre della tecnologia

Tavola rotonda targata Giovani liberali radicali con Cassis, Ducry e Zambelloni

 (pubblicato in Opinione liberale, 25.9.2009)

Una tavola rotonda, di nome e di fatto: in una sala del Ristorante Bernasconi, storico ritrovo liberale radicale di Novazzano, i partecipanti – siano essi relatori o spettatori – si sono disposti in cerchio e hanno esternato le loro riflessioni in merito ai vari  e complessi rapporti tra l’individuo, la società, l’informazione e la tecnologia. Nei panni di Re Artù, quale moderatrice, la giornalista di rossoblu.ch Fabiana Testori, alla sua corte il Consigliere nazionale Ignazio Cassis, il deputato al Gran Consiglio Jacques Ducry e il filosofo Franco Zambelloni. Niente armi, niente corazze, solo i cavalli bianchi delle parole e delle idee.  

Ignazio Cassis, parlamentare federale e uomo di scienza, ha iniziato con il contestualizzare lo sviluppo della ICT (Information and communication technology, in italiano Tecnologia dell’informazione e della comunicazione), per poi passare all’esposizione della sua visione utilitaristica della tecnologia, della quale ha evidenziato gli effetti positivi per l’uomo e per il cittadino: miglioramento della vita, aumento delle comodità, possibilità di comunicare ovunque in tempo reale, ampliamento dell’accesso all’informazione e alla vita pubblica. Della tecnologia – volenti o nolenti – non si può e non si deve fare a meno: sta unicamente all’individuo servirsene con intelligenza, sfruttandone le potenzialità a proprio favore.

Dal canto suo Jacques Ducry, fedele alla sua visione romantica, a tratti nostalgica, della società, ha espresso il suo scetticismo sull’importanza della tecnologia rispetto alla centralità dell’uomo tipica del pensiero liberale: non bastano forse un foglio, un calamaio e una candela per vivere ed esprimere un’emozione? Il deputato, forte della sua esperienza di procuratore pubblico e di giudice istruttore federale, ha inoltre reso attenti alle perversioni e ai pericoli che costituiscono un inevitabile corollario allo sviluppo tecnologico: dalla criminalità finanziaria alla violazione della privacy, passando dalla manipolazione e dalla deformazione mediatica, con i blog che permettono a Monsieur tout le monde di insultare – arbitrariamente, anonimamente e impunemente – chiunque gli capiti a tiro.

Secondo Franco Zambelloni, infine, la tecnologia è innanzitutto uno strumento di libertà; uno strumento che, però, genera dipendenza: ogni innovazione tecnologica, infatti, nasconde un rapporto dialettico fra gli aspetti positivi e quelli negativi, tra la perdita e il guadagno, tra la luce e l’ombra. Riportando un saggio di Freud, il filosofo sottolinea la pericolosità di questa dipendenza, soprattutto se finalizzata all’evasione, necessaria all’uomo, ma che deve essere ricercata a piccole dosi se non si vuole che il ritorno alla realtà sia problematico. 

Il bilancio della serata è senz’altro positivo: è stato un momento che ha permesso una profonda riflessione e che, ne sono certo, è stato occasione di crescita e di progresso intellettuale per i Giovani liberali radicali presenti. Se, come ha ricordato Zambelloni, il concetto di progresso può risultare a volte ambiguo, se non addirittura vuoto – progredire, avanzare verso cosa? – il termine è qui calzante, in quanto l’obiettivo del movimento giovanile rispetto al suo aderente è chiaro: contribuire alla formazione di cittadini attenti, responsabili, muniti di spirito critico, interessati alla società che li circonda, aperti al dialogo e al confronto delle idee che caratterizza il liberalismo. Un passo in questa direzione è stato certamente fatto: onore, quindi, ai relatori e all’organizzatore Luca Mombelli.  

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Lettura estiva: un consiglio

Politica “delle cose” o “dell’apparire”? 

I dibattiti tra Nixon e Kennedy: uno spunto estivo sul rapporto fra politica e televisione

Nicola Pini

(pubblicato su ACCENT, Ausgabe 03/09)

Se idealmente l’estate, soprattutto nella sua cristallizzazione vacanziera, meriterebbe di essere consacrata a letture che esulino, almeno in parte, dai ritriti ambiti occupati durante il resto dell’anno, nella pratica mi rendo invece conto di come il leggero rallentamento della vita lavorativa caratteristico del periodo permetta di approfondire alcuni temi cari. Ecco perché, dovendo consigliare una lettura estiva ai miei colleghi di Gioventù liberale radicale, il mio pensiero corre verso un agile saggio consacrato alla vittoria elettorale di John Fritzgerald Kennedy e, più in particolare, verso il capitolo dedicato alla serie di dibattiti televisivi tra JFK, futuro presidente, e il suo avversario Richard Nixon.

Il capitolo segnalato racconta una vera e propria rivoluzione nella politica americana dovuta, principalmente ma non esclusivamente, allo sviluppo tecnologico e, più in particolare, della televisione, che negli anni Sessanta raggiungeva il salotto di nove famiglie su dieci. Per la prima volta, in effetti, nelle presidenziali statunitensi fa capolino il dibattito televisivo che, volente o nolente, ha subito un notevole impatto: indipendentemente dalla condivisione o meno dell’altisonante tesi di White – secondo il quale i confronti televisivi fra i due candidati ribaltarono le sorti della campagna elettorale portando Kennedy alla Casa Bianca – l’importanza politica dei quattro dibattiti diffusi dalla televisione americana è provata dal fatto che sono stati seguiti, in media, da 65/70 milioni di spettatori.

Ad ogni modo, lo scontro fra i due candidati alla presidenza segnala il ruolo chiave che la televisione può assumere nell’ambito di un confronto dialettico: se i sondaggi formulati a partire da persone che hanno ascoltato il dibattito alla radio concludono sostanzialmente un pareggio, quelli effettuati a partire da coloro che hanno visto lo stesso dibattito alla televisione non lasciano il minimo dubbio sulla vittoria di JFK. Theodore H. White spiega e argomenta questa sopraffazione televisiva, frutto di molti fattori, quali l’abilità retorica e comunicativa, la preparazione fisica ed estetica al dibattito, l’atteggiamento assunto durante lo stesso… Un’enumerazione volutamente succinta allo scopo di invogliare il lettore a percorrere il capitolo, non solo per capire alcune ragioni alla base della vittoria di Kennedy, ma anche – on ne sait jamais! – per trovarci un qualche utile consiglio in vista di una futura partecipazione a Arena, Infrarouge o Democrazia direttaDopo la sua attenta analisi dei quattro dibattiti tra Kennedy e Nixon, White conclude che l’introduzione del dibattito televisivo ha in quell’occasione sminuito – e non favorito – l’approfondimento tematico davanti alla popolazione, essendo la discussione ridotta ad un mero incontro di tennis intellettuale dove la riflessione e il ragionamento non trovano spazio. Di conseguenza, al centro della scelta dell’elettore non sono stati i temi, ma l’immagine veicolata dai due candidati: in breve, il popolo americano ha scelto il proprio presidente tra due portrait, tra due modi di condotta durante uno sforzo, basandosi quindi soprattutto sulla componente emozionale, istintiva, tribale, riducendo così l’elezione del presidente degli Stati Uniti alla scelta personale e sentimentale di un capo.

Pur riconoscendo qualche merito all’introduzione del dibattito televisivo, capace ad esempio di favorire la democratizzazione della discussione politica, la conclusione di White, seppur datata 1961, risulta essere a mio avviso di un’attualità disarmante: Blocher, sfruttando l’emotività sugli schermi di Arena ha conquistato il Consiglio Federale, mentre in Ticino la RSI, per garantire un dibattito televisivo accettabile, deve varare una carta dei dibattiti…altro che Nostradamus!

Referenza: Theodore H. White, La victoire de Kennedy – Comment on fait un président, Parigi, 1961; in particolare il capitolo 11, “Deuxième round: les débats télévisés”, pp. 354-373

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Finanziamento temporaneo dell’AI

Contro l’egoismo intergenerazionale

Solo un SI al finanziamento temporaneo dell’AI tramite l’IVA garantirà alle future generazioni il diritto alle assicurazioni sociali distribuendone equamente i costi

Nicola Pini, vicepresidente GLRT e membro del comitato direttivo di GLRS

(pubblicato in Opinione Liberale, 19.6.2009, p. 1)

La votazione del prossimo 27 settembre inerente al finanziamento aggiuntivo dell’Assicurazione Invalidità (AI) tramite un aumento temporaneo – dal gennaio 2011 al dicembre 2017 – dell’Imposta sul valore aggiunto (IVA) solleva due questioni fondamentali per quanto riguarda i giovani e il loro futuro: in gioco, infatti, sono la responsabilità dell’equilibrio intergenerazionale e la salvaguardia a lungo termine della struttura del nostro sistema sociale.

Perché, ad essere in pericolo, non è solo l’AI, il cui debito complessivo di 13 miliardi di franchi aumenta di 4 milioni al giorno, vale a dire 2’800 CHF al minuto, ma piuttosto tutto il primo pilastro, in quanto attualmente è il Fondo di compensazione dell’AVS che copre finanziariamente il buco creato dall’AI, garantendogli così la necessaria liquidità per poter provvedere ai pagamenti delle rendite. Di questo passo, dunque, i giovani d’oggi si vedranno in futuro precludere non solo il diritto all’AI, ma pure quello relativo all’AVS: le riserve di liquidità del fondo di compensazione si riducono sistematicamente, di anno in anno, per coprire i debiti dell’AI e, se non si contrasta questa tendenza, un giorno le pensioni del primo pilastro saranno seriamente compromesse. In breve, continuando a coprire i debiti dell’AI, il fondo dell’AVS sarà prosciugato in una decina d’anni, mettendo così a repentaglio, oltre alla stessa Assicurazione Invalidità, anche il diritto all’Assicurazione Vecchiaia e Superstiti. 

Quale giovane ritengo un dovere della società del giorno d’oggi non solo migliorare, ma anche salvaguardare e garantire un importante sistema sociale che copre dei rischi ai quali tutti noi – e tocchiamo ferro! – siamo e saremo esposti: è infatti un diritto del giovane poter beneficiare, anche a lungo termine, di una protezione sociale efficace. Un dovere che non spetta solo ai lavoratori attivi, ma che deve essere allargato a tutti i componenti della società: ecco perché un giovane non può che trovarsi d’accordo con il fatto che sia tutta la popolazione ad adoperarsi per la salvaguardia dell’AI e, indirettamente, dell’AVS, tramite un aumento temporaneo dell’IVA.

Un sacrificio socialmente sostenibile, in quanto si stima che per un’economia domestica con un reddito mensile sino a 4’600 CHF la privazione equivalga ad un pacchetto di sigarette al mese, ma soprattutto un sacrificio necessario: dopo aver ripetutamente operato sulle misure di risparmio e aver inasprito l’accesso alla rendita nell’ambito delle recenti revisione dell’AI, risulta infatti difficile riproporre ulteriori tagli sulle prestazioni, che rischierebbero di compromettere l’efficacia e la credibilità dell’AI. Non siamo certamente il partito delle tasse, anzi, ma…a mali estremi, estremi rimedi! Parlamento e il Consiglio Federale, infatti, sostengono che qualsiasi altra soluzione condurrebbe a tagli insostenibili alle prestazioni, come ad esempio la riduzione del 40% delle rendite.

Occorre quindi sposare la responsabilità e la lungimiranza caratteristiche della politica liberale radicale per trovare una soluzione e, non meno importante, evitare il fantasma dell’egoismo intergenerazionale: l’aumento temporaneo dell’IVA è una soluzione a corto termine e non risolverà di certo il problema, ma permetterà quantomeno di congelare l’indebitamento, di sgravare l’AVS dalla copertura dei debiti e soprattutto di sviluppare, nell’ambito di una sesta revisione dell’AI, una strategia per un risanamento strutturale, equilibrato e a lungo termine. Posticipare la soluzione ad un problema non fa altro che acuirlo: è il momento di agire! 

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Sguardo al futuro

Visita al Consiglio Cantonale dei Giovani: oltre al disagio tra ideali e speranza 

Michele Bertini e Nicola Pini

(pubblicato in Opinione Liberale, 22.05.2009)

Venerdì 15 maggio, nella sala del Gran Consiglio di Bellinzona, una cinquantina di giovani si sono riuniti per l’Assemblea Plenaria del Consiglio Cantonale dei Giovani, allo scopo di discutere, dibattere e, infine, approvare una risoluzione all’indirizzo del Consiglio di Stato. Quest’ultima esprime le richieste, i timori e gli auspici dei giovani partecipanti, accolti ad inizio seduta dalle incoraggianti e stimolanti parole del Cancelliere Giampiero Gianella e del nostro neo primo cittadino – auguri! – Riccardo Calastri, il quale ha ricordato come i giovani debbano essere protagonisti del loro tempo futuro e delle scelte che lo condizioneranno. Il filo conduttore della giornata è ben esplicitato dal titolo “Giovani e politica: linea disturbata?”: la discussione ha dunque toccato diverse tematiche quali l’informazione e la comunicazione diretta ai giovani, sia da parte dei media sia da parte delle istituzioni, come pure la partecipazione alle decisioni politiche e, più in generale, alla vita politico-associativa.

Nove anni dopo la sua creazione, l’Assemblea Plenaria ha conosciuto un’importante novità, in quanto per la prima volta sono stati invitati i movimenti giovanili dei partiti presenti sulla scena politica ticinese: una scelta secondo noi giusta visto che, è innegabile, nel nostro sistema politico, per poter partecipare attivamente alla vita politica, è necessario avvicinarsi a un partito.

Non è un caso che all’origine di tale innovazione ci siano proprio i Giovani Liberali Radicali, i quali avevano richiesto formalmente, tramite una lettera, l’autorizzazione a parteciparvi: crediamo infatti sia molto importante ascoltare il dibattito, a volte appassionato, fra i giovanissimi partecipanti al Consiglio Cantonale dei Giovani, tutti di età compresa tra i 15 ed i 20 anni. Non è forse giusto che un movimento giovanile quale GLRT si impegni ad ascoltare e magari condividere e sostenere alcune valide opinioni e proposte formulate da questi giovani? Secondo noi SI: ecco perché – a differenza di altri movimenti giovanili… – eravamo presenti. Presenti perché crediamo nel futuro, nei giovani non solo come espressione di disagio ma anche di ideali, di speranza, d’intraprendenza e di freschezza.

Troppe volte ci sediamo sugli allori, ripetendo ad oltranza che “Siamo il partito che ha scritto la storia del Canton Ticino”: è sicuramente  bello – e probabilmente anche giusto e meritato! – vantarsi di tale prestigiosa eredità, noi però vogliamo essere il partito che oltre ad averla scritta, la Storia del Cantone, continuerà a scriverla, traghettando con equilibrio e lungimiranza il nostro Paese nelle impegnative sfide future che ci attendono.

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Giù le mani dai minori!

« Allarme rapimento » : muoviamoci! 

Nicola Pini, vicepresidente GLRT e membro del comitato direttivo GLRS

Un altro abominevole fatto di sangue, l’omicidio della giovane Lucie Trezzini, suggerisce una rapida e decisa reazione politica: l’istituzione a brevissimo termine di un sistema di “allarme rapimento” che, rigorosamente accertata la scomparsa di un minore e previo consenso dei genitori, diffonda la segnalazione il più celermente e ampiamente possibile, sfruttando tutti i canali a disposizione, dalla radiotelevisione agli sms (o mms). In breve, occorre una modifica  della Legge sulla radio-televisione e della Legge sulle telecomunicazioni che imponga la diffusione immediata di un annuncio agli operatori che detengono una concessione avente mandato di “servizio pubblico”.

Fortunatamente, una reazione politica c’è stata: il Consiglio agli Stati ha infatti approvato una mozione del liberale radicale Burkhalter in cui si chiede al Consiglio Federale l’introduzione in Svizzera, entro la fine 2009, di un sistema di “allarme rapimento” che preveda un partenariato tra cantoni, società di trasporto, operatori telefonici, media e associazioni a sostegno delle vittime. Come liberale radicale non posso che condividere una tale proposta, che permette non solo di migliorare la sicurezza delle cittadine e dei cittadini, ma che valorizza uno dei principi cardine del nostro pensiero, vale a dire la responsabilità personale: ognuno può infatti contribuire a contrastare un rapimento. Una condivisione che mantengo pure come ticinese, in quanto la presunta violazione delle competenze cantonali denunciata dal Consiglio Federale non mi sembra costituire un ostacolo: sono ben altri gli ambiti in cui il federalismo deve essere difeso! “Giù le mani dai minori”, dunque!

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Bilaterali – Libera circolazione delle persone

Una colomba bianca per contrastare i corvi dell’UDC…ma la Lega?

 Nicola Pini, vicepresidente GLRT e membro del comitato direttivo GLRS

(commento alla votazione federale dell’08.02.2009, pubblicato in Opinione Liberale, 13.02.2009)

I Giovani liberali radicali sono scesi in campo con entusiasmo, assumendo un ruolo trainante nel comitato interpartitico giovanile dabei-bleiben, libero-accesso nella sua traduzione italiana. A livello svizzero, con le loro iniziative dinamiche e innovative – in discoteca a Ginevra o sulle piste da sci vallesane e grigionesi – i giovani hanno coinvolto i loro coetanei e hanno contribuito a sconfiggere, attraverso lucide argomentazioni razionali, le ragioni spesso pretestuose dei contrari: il gesto simbolico di liberare nel cielo di Zurigo una colomba bianca per contrastare i corvi neri dell’UDC si è dunque concretizzato in un risultato complessivo netto e appagante. Discorso diverso, invece, per quanto riguarda il Ticino: nulla ha potuto l’attivismo giovanile – l’organizzazione di un torneo di calcio interpartitico – contro la paura fomentata ad arte da alcuni politici ticinesi che, con il loro istrionico atteggiamento, sono riusciti a instaurare un’atmosfera di disinformazione e di non-dibattito che fa tremare chiunque si definisca una persona liberale. 

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Bilaterali – Libera circolazione delle persone

OUI à la libre circulation des personnes

Nicola Pini, membre comité directeur JLRS et redacteur en chef ACCENT

(editorial, publié dans ACCENT, Ausgabe 01/09)

Lors d’une conférence à l’Université de Lausanne, l’historien suisse Jean-François Bergier – le président de la commission éponyme créée dans la deuxième moitié des années 1990 pour éclaircir le rôle de la Suisse pendant la Seconde Guerre mondiale – a affirmé l’importance pour les historiens de voyager non seulement dans le temps, mais aussi dans l’espace : un conseil qui est évidemment généralisable à toute catégorie socioprofessionnelle.

Assis à côte de lui – j’ai en effet eu l’honneur d’introduire son exposé par un discours – j’ai tout de suite pensé à la votation sur l’extension de la libre circulation des personnes: seule une décision positive permettra à toute personne – et notamment aux jeunes – de pouvoir compléter, perfectionner et améliorer leur formation académique ou professionnelle par une expérience dans les 27 pays membres de l’Union européenne. L’expérience à l’étranger représente en effet à la fois un enrichissement culturel nécessaire d’un point de vue personnel et une véritable valeur ajoutée dans le monde du travail : un OUI le 8 février prochain constitue donc un passage obligatoire et incontournable pour l’avenir des jeunes.

C’est pourquoi, étant donné l’importance capitale de cette votation, le Comité directeur des Jeunes Libéraux Radicaux Suisses a décidé de consacrer un numéro de son magazine ACCENT à ce sujet, en réunissant – c’est désormais l’habitude – des textes écrits par des personnalités politiques suisses ainsi que par de jeunes politiciens.

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Depenalizzazione Canapa

L’erba di Grace o la “coca” di Giuliano?

Nicola Pini, vicepresidente GLRT e membro comitato direttivo GLRS ; Stefano Steiger, presidente GLR Locarnese e Vallemaggia

(pubblicato in Corriere del Ticino, Opinione Liberale, 21.11.2008)

“L’erba di Grace” è una piacevole commedia ambientata nelle lontane terre della Cornovaglia. Le peripezie della protagonista del film, un’anziana signora, prendono inizio alla morte del marito: senza il becco di un quattrino e sommersa dai debiti, la donna deve trovare una via d’uscita per salvare baracca e burattini. È il suo giardiniere a suggerirle – più o meno velatamente – la soluzione, chiedendole di occuparsi di alcune piantine, quelle piantine, nascoste nei pressi della Chiesa del villaggio: nasce così una vera e propria coltivazione di marijuana che porterà i protagonisti ad imbattersi in strane ed esilaranti avventure che si risolveranno nel più inatteso degli happy end.

Non appaiono però tanto lontane le terre della Cornovaglia se, con un pizzico di memoria, si paragona la situazione in cui incappa la simpatica vecchina a quella cantonal ticinese precedente l’avvio delle inchieste indoor nel 2003. Difatti – e non sono certo due baldi giovani a dirlo, ma la nostra massima istanza giudiziaria, solitamente posata e prudente – allora regnava in Ticino un certo disorientamento nella società sulla questione della canapa, tanto da aver facilitato l’incunearsi durevole e diffuso di condotte illecite che una coerente politica della droga avrebbe invece dovuto bloccare sul nascere (DTF 6S.56/2006). Ovvero, detto in soldoni, il completo lassismo dell’autorità sulla questione canapa aveva prodotto il proliferare incontrollato di canapai, presenti ovunque – per rimanere in ambito botanico – come il prezzemolo.

Ma dagli errori del passato non sempre si vuole imparare: purtroppo da un’incoerente politica della canapa non si è passati ad una politica ragionevole, ma alla più classica ed inutile repressione, paragonabile per intransigenza e inefficacia al proibizionismo stelle e strisce di inizio secolo. Come rettamente sottolineato dal criminologo Michel Venturelli, sono molti gli effetti negativi delle inchieste indoor: nel “dopo Perugini”, infatti, la canapa è finita sul mercato nero, mescolandosi ad altre sostanze, facendosi più rara e più cara, mentre la cocaina, sempre più democratica, si è fissata ai minimi storici di CHF 20.– per dose, vale a dire il 10% di quello che era il prezzo ordinario (CHF 200.–). In altre parole, la caccia alle streghe attuata nei confronti della canapa ha incentivato l’uso della cocaina fra i più giovani, sostanza dagli effetti devastanti. Insomma, “piantiamola” di sparare sui passeri con l’artiglieria e affrontiamo la canapa per quello che è, una sostanza non certo più pericolosa di alcol o tabacco.

Ecco perché, dunque, sosteniamo Ignazio Cassis, consigliere nazionale PLR e già medico cantonale, nel suo impegno a favore della depenalizzazione della canapa. Bisogna infatti avere il coraggio per cambiare paradigma, regolamentando il mercato – producendo così più ordine e sicurezza – e accentuando maggiormente la prevenzione e la consulenza anziché la repressione, così come sostenuto dalla Commissione federale per le questioni relative alla droga. Il mondo reale impone una scelta: noi preferiamo l’erba di Grace alla “coca” di Giuliano!

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Finanziamento studi

Assegni o prestiti di studio: cuore o testa?

Nicola Pini, membro comitato direttivo Giovani liberali radicali svizzeri (GLRS) e presidente STOICA (Studenti Ticinesi Organizzati In Clima Amichevole)

(pubblicato in Popolo e Libertà, 24.10.2008, p. 13)

Assegni o prestiti di studio? La domanda è impegnativa perché oppone due parti di me: da una parte il cuore, il sentimento, che mi farebbe non solo dire, ma addirittura urlare, che le borse di studio costituiscono una delle conquiste – liberali! – più importanti per la democratizzazione degli studi e che dunque non devono in alcun modo essere messe in discussione; dall’altra la testa, la ragione, che mi farebbe propendere per un più razionale e paradossalmente più sociale “meglio dei prestiti per tutti che un assegno per pochi”. Soprattutto nel caso in cui il sistema dei prestiti di studio si avvicinasse al modello proposto da GLRS: un sistema basato su un risarcimento progressivo applicato al salario futuro – e non a quello di partenza – dello studente. In breve, si restituirebbe allo Stato una percentuale proporzionale al salario che si guadagnerà dopo gli studi: se con 160’000 franchi annui si rimborsa il 100% della somma ricevuta, sotto la soglia dei 70’000 non occorre risarcire nulla. Il dibattito è aperto, non solo dentro di me.

La situazione ticinese, con il suo obbiettivo di risanare le finanze, spezza l’equilibrio e fa pendere l’ago della bilancia dalla parte del Consiglio di Stato: sostengo quindi la decisione dell’esecutivo cantonale di trasformare una parte degli assegni in prestiti di studio; una decisione certo sofferta, ma necessaria, come più volte ribadito dall’onorevole Gabriele Gendotti. Si tratta, qui, di coerenza: non possiamo predicare costantemente la simmetria dei sacrifici per poi contestare ogni misura che ci colpisce, secondo quella che in politologia si chiama sindrome del NIMBY: not in my backyard. Credo fermamente nell’importanza della formazione, dell’istruzione, della cultura e della conoscenza anche fine a sé stessa – la mia laurea in Storia lo dimostra – ma al tempo stesso sono convinto della necessità di sacrificarsi, a volte, per il bene comune: perché solo uno Stato con delle finanze sane potrà garantire con costanza e a lungo termine una scuola di qualità per tutti!

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AVS: età di pensionamento flessibile

Ottobre 2008: Buon Compleanno all’AVS

Nicola Pini, membro comitato GLRS e caporedattore ACCENT

(editoriale, publicato in ACCENT, Ausgabe 04/08)

1948-2008 : sono ormai trascorsi 60 anni dall’introduzione dell’AVS in Svizzera. Se da un lato questo prestigioso traguardo va festeggiato, dall’altro tale ricorrenza deve rendere attenti ai problemi che, innegabilmente, stanno minando l’esistenza stessa dell’assicurazione vecchiaia: la tendenza all’invecchiamento della popolazione – diretta conseguenza di quel fenomeno che in demografia si chiama double ageing, ovvero la combine tra l’aumento della speranza di vita e della diminuzione della natalità – costituisce in effetti un serio pericolo per la sua stabilità finanziaria, in quanto il rapporto tra contribuenti e beneficiari è sempre più sfavorevole.

È proprio da questa situazione dicotomica tra voglia di festeggiare e preoccupazione per l’avvenire che deriva il presente numero di Accent: certo commemorazione, ma anche, se non soprattutto, riflessione. In effetti, l’AVS necessita di un regalo di compleanno: un fermo e convinto NO all’iniziativa popolare per un pensionamento flessibile. Un’iniziativa che, a differenza di quanto enunciato erroneamente – o furbescamente? – nel titolo, non mira a flessibilizzare il diritto alla pensione, ma auspica invece un abbassamento generale dell’età di pensionamento a 62 anni: sarebbe dunque la quasi totalità dei lavoratori a poter beneficiare della rendita anticipata senza decurtazione (la soglia fissata a un reddito di 120’000 franchi include l’85% dei lavoratori). Una proposta irresponsabile, un veleno altamente tossico per l’AVS, che non solo mina i fondamenti stessi della sostenibilità finanziaria di questa assicurazione sociale, ma che, a lungo termine, rischierà di comprometterne l’esistenza stessa, privando così noi giovani del diritto alla pensione. Perciò i Giovani liberali radicali svizzeri hanno iniziato, lo scorso primo ottobre, una campagna contro l’iniziativa distribuendo nelle vie di Berna dei cioccolatini e dei palloncini: che non si mangi la cioccolata dei bambini, altrimenti le loro pensioni prendono il volo!

Al contrario di quanto proposto dall’iniziativa, infatti, la soluzione è da ricercare in una revisione radicale dei modelli di previdenza della vecchiaia, una revisione necessariamente improntata su una vera – e non solo proclamata! – flessibilità dell’età di pensionamento, verso l’alto come verso il basso. Da una parte bisogna incentivare la permanenza e migliorare l’integrazione nel mondo del lavoro delle persone anziane, mentre dall’altra occorre garantire un pensionamento anticipato a quelle professioni che, strutturalmente, implicano un logorio fisico maggiore. In breve, il pensionamento anticipato non deve toccare tutti – ad annaffiatoio – ma deve essere attribuito secondo criteri ben precisi. A questo titolo suscita molto interesse il concetto di Coefficient d’effort professionnel et familial descritto in uno studio dell’Istituto di alti studi in amministrazione pubblica (Idheap) di Losanna: uno studio accademico che dimostra come la strategia improntata alla flessibilità sia vincente a livello europeo. Affaire à suivre!

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